Il fratello stravagante

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Informai Ivy di ciò che mio fratello mi aveva detto, poi il resto della giornata fu, al contrario di quanto avessi immaginato, stranamente tranquilla.
Evans non tornò mai da quella riunione. Quando chiesi spiegazioni a Jenny, mi disse che le aveva detto semplicemente che aveva avuto un impegno improvviso e che non sarebbe tornato. Ne fui grato, dal momento che non avevo alcuna intenzione di farmi licenziare. E il tempo avrebbe di sicuro placato le acque.

Così quella sera, intorno alle sei, io e Ivy ci avviammo verso casa.

"Non mi hai mai detto perché tuo fratello viene qui. È solo per un viaggio di piacere o c'è qualcosa in particolare?" mi chiese, durante il tragitto verso la metro.
"Beh... mi ha detto che aveva voglia di vedere Milano, e che voleva vedermi. Se ti preoccupi che il suo viaggio si allunghi quanto il mio, sta' tranquilla. Mio fratello deve occuparsi dell'azienda di famiglia, ricordi?"
"No, non lo dicevo per quello, ovviamente. Adoro tuo fratello, lo sai..."

Ricordai in quel preciso istante quando dopo anni dalla nostra rottura, da un giorno all'altro, improvvisamente iniziò a provare un interesse per Lorenzo. Lui non ne fu mai contrariato, in realtà. E neanche io. Insomma... d'altronde stavo con Sophie, Ivy era stata tanto per me, ma ora era solo una mia grande amica e avevo da tempo smesso di pensare a lei in quel senso. Certo, non nego che se si fossero messi insieme sarebbe stato... come dire... strano. Ma fortunatamente non andarono mai oltre a un innocente bacio sulle labbra, perché Ivy non aveva mai del tutto superato la sua storia con Mark. O almeno questo era ciò che mio fratello mi aveva fatto intendere quando gli avevo chiesto di loro due.

"Devo ricordarti che sei fidanzata?"
"Ma dai! Sai che non intendevo nulla del genere!" disse lei, tirandomi un leggero pugno sul braccio. "Gli voglio bene come fosse un fratello. Un po' come voglio bene a te."
"Cavolo, allora ho della concorrenza."
"Ma smettila! Sai che sei il mio migliore amico. Puoi tentare di stuprarmi tutte le volte che vuoi, ma questo non cambierà mai." disse in tono ironico, accennando una risata.
"Smettila di scherzare su queste cose." risposi, dal momento che, anche se sapevo scherzasse, ogni volta che nominava ciò che le avevo fatto, non potevo non sentire una fitta allo stomaco e dei tremendi sensi di colpa.
"Scusa, hai ragione." disse lei. "Sappi che io non nutro alcun rancore, in ogni caso. Stavi soffrendo per Sophie e hai fatto una stronzata. Lo capisco."
"Non sai quanto mi renda felice sentirti pronunciare queste parole."risposi, guardandola negli occhi e accennando un piccolo sorriso.

Arrivati a casa, subito Ivy mi dettò tutto ciò che dovevo fare.
"Allora... io pulisco la cucina e il bagno, tu invece metti a posto il salone e la camera da letto. Bisognerà passare l'aspirapolvere, pulire le credenze, lavare i vetri. E abbiamo solo poco più di un'ora. Sbrighiamoci."
"Non ti sembra di esagerare? Viene mio fratello, non mia madre."
"E se tua madre chiedesse a Lorenzo dove abita suo figlio? Dobbiamo rassicurarlo del fatto che non vivi in una sorta di... letamaio, che è come potremmo definire questa casa da quando ti sei trasferito."
"Ma se sono l'unico che pulisce di tanto in tanto! Tu e Mark amate solo poltrire su quel dannato letto! Anzi, non fate neanche quello."
"Basta con queste allusioni!" disse lei, ridendo sonoramente. "Forza, sbrigati." aggiunse poi, indicandomi l'aspirapolvere.

Sorprendentemente, quando sentimmo bussare il citofono la casa era in perfetto ordine.
"Dammi il cinque!" disse Ivy, mentre si avviava a rispondere. Le schiacciai la mano, poi lei aprì a Lorenzo.

Dopo qualche minuto, lo vedemmo uscire dall'ascensore.
"Lorenzo!" disse Ivy, andandogli incontro e abbracciandolo. Lui ricambiò subito l'abbraccio.
"Ivy, è passata un'eternità!" disse, stringendola tra le sue braccia.

Dopo qualche istante si liberò dalla sua presa e venne nella mia direzione.
"Fratello." disse, abbracciando anche me.
"Hey, hey, hey. Cos'è tutto questo affetto?" gli dissi, abbracciandolo anch'io.
"Mi sei mancato."
"Non ci siamo visti solo per un paio di settimane." gli feci notare.
"Appunto! Non siamo mai stati separati così a lungo."
Risi.
"D'accordo... vieni, entra." gli feci strada verso la porta del nostro appartamento.

"Come ti avevo anticipato, questo sarà il tuo letto a causa dell'arpia." dissi, mostrandogli il divano.
"Hey! Non chiamarmi in questo modo!"
"Mi lascerai davvero dividere questo minuscolo divano con mio fratello?" le chiese Lorenzo, facendo un'espressione da cucciolo bastonato.
"È l'unica alternativa." disse Ivy, facendo spallucce.
"Potrei dormire con te." le rispose.

Lorenzo, il solito tipico sfacciato.

Se io ero audace, non riuscivo davvero a trovare un termine adatto per definire lui. Era trenta volte peggio di me, nonostante fosse più piccolo.

Vidi Ivy arrossire leggermente.
"Non credo sia il caso." disse, sorridendo e tenendo lo sguardo fisso sul tappeto del soggiorno.
"Lorenzo, non lo sai che è fidanzata?"
"E come potrei? Non ti sei fatto sentire proprio in questi giorni."
"Pensa che si era persino dimenticato del tuo arrivo." disse Ivy, ridendo. Il suo colorito era tornato alla normalità.

"Sei sempre il solito." disse Lorenzo, guardandomi. "E allora ditemi un po'..." aggiunse poi, prendendo la mano di Ivy e facendole fare una giravolta.
Lei sorrise. Aveva sempre amato il suo atteggiamento stravagante.
"... chi è il fortunato?" le chiese.
"Oh, credo tu lo conosca molto bene." dissi, ridendo.
"Dio... non ditemi che voi due..." disse, squadrandoci.
"Certo che no, idiota!" dissi ridendo.

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