Lorenzo

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"Non ti licenzierà, sta' tranquillo. Gli hai solo fatto capire ciò che davvero prova per me. Dovrebbe esserti grato." disse Jenny, al settimo cielo, con occhi sognanti.
"Tu dici? Sai... non mi sembrava così... insomma... interessato a te."
"Non lo sembrava perché era deluso. Sono sicuro che presto mi chiederà di parlargli e si dichiarerà."
"Convinta tu."
"Non è una convinzione, Jack. Ne sono più che certa."
"Torno alla mia postazione, tanto credo tu mi abbia già usato abbastanza per oggi, no?" dissi, facendo per andarmene, ma lei mi trattenne per il braccio.
"Cosa c'è? Credevo fossimo d'accordo..."
"Credo solo tu ti stia illudendo un po' troppo. Non credo tu gli possa interessare davvero."
"Allora perché si è incazzato?"
"Di certo non perché fosse geloso di te! Cristo, non ti ha guardato neanche in faccia!" le dissi allora, con tutta la sincerità di questo mondo.
"E di chi doveva essere geloso, forse di te?" mi chiese lei, ridendo.
"Sai che non intendo questo..." risposi, abbassando lo sguardo.
"Senti, se hai intenzione di rendermi di pessimo umore è meglio che ti levi di torno."
"Bene." dissi, e questa volta me ne andai sul serio.

Che grandissima stronza!

Non si era neanche degnata di ringraziarmi per quello che avevo fatto per lei. Perché, a tutti gli effetti, stavo mettendo a rischio il mio lavoro solo per un suo capriccio.

Tornato da Chris, gli raccontai velocemente tutto e, ovviamente, dovetti sorbirmi i suoi "te l'avevo detto."

"Posso dirti che sei un coglione?" disse, con tono neanche così tanto ironico.
"A mia discolpa... non credevo che Evans si sarebbe davvero scomposto. E comunque sono certo che non l'abbia fatto per gelosia."
"Ti sei messo in un mare di guai."
"Non mi licenzierà. Sa che il mio lavoro serve a quest'azienda..."
"Credi di essere l'unico fotografo bravo in tutta Milano per caso?"
"No. Ma sono uno dei migliori."
Proprio in quel momento il mio telefono squillò. Era Ivy.

"Hey, Ivy." dissi con il mio solito tono pimpante, cercando di nascondere il mio pessimo umore. Non mi andava di raccontarle tutto, o almeno non subito.
"Jack, Hey, tutto bene?" mi chiese.
"Tutto bene. Come mai mi chiami? È successo qualcosa?" dissi, dal momento che non era solita telefonarmi mentre lavorava. Di solito parlavamo sempre durante il viaggio in metro verso casa.
"Volevo chiederti a che ora arriva Lorenzo."

O cazzo. Lorenzo.
Cazzo cazzo cazzo.

Avevo completamente dimenticato che quella sera mio fratello sarebbe arrivato a Milano.

Ivy notò subito la mia esitazione.
"Non dirmi che l'avevi dimenticato..."
"Io? Dimenticarlo? Pff... certo che no! Ma come ti viene in mente? Ahahahah."
"Si certo, capito..." disse, di certo consapevole di quanto stessi mentendo. "Volevo solo sapere se avevo tempo per mettere a posto prima che arrivasse, o se devo prendermi un permesso... con tutto il lavoro di questa settimana non ho avuto tempo neanche per pensare dove sistemarlo."
"Non andrai a stare da Mark?" le chiesi.
Credevo fosse chiaro non potessimo dividere quel buco di casa in quattro.

"Mark andrà a stare a casa sua, ma io voglio rimanere da me. Ho tutto il mio materiale e i miei progetti a casa e poi... insomma non voglio che qualcuno mi veda entrare e uscire da casa sua. Non voglio altri pettegolezzi o cose del genere."
"Credevo la vostra fosse una relazione ufficiale."
"Beh... lo è, più o meno. Insomma... lascia perdere. L'unica cosa che devi sapere è che rimarrò in casa mia, che ti piaccia o no."
"Bene... allora noi due dormiremo in camera tua e tu sul divano?"
"Oh no, non se ne parla proprio."
"Oh andiamo..." dissi, sbuffando. "Hai intenzione di dividere il letto con me, per caso?" le chiesi poi, con tono ironico.
Lei stette in silenzio, e giuro che riuscii immaginare la sua faccia terrorizzata dietro la cornetta del telefono del suo ufficio.
"Ok, capito. Forse è meglio non scherzare su quest'argomento. Allora dimmi tu, come facciamo?"
"Semplicemente dividerete il divano."
"Stai scherzando, spero!"
"Perché?"
"Quel divano basta a malapena solo per me, figurati per due persone!"
"Se non ti va bene puoi sempre trovargli un albergo."

Che stronza!

"Va bene, va bene! Da quando sei così acida?" le chiesi, seccato.
"Vuoi davvero una risposta o posso mandarti a quel paese direttamente?"
"Buon lavoro." dissi, accennando una piccola risata. Chiusi la chiamata, per poi telefonare immediatamente a Lorenzo.

"Hey." dissi.
"Oh, hey. Ciao, tutto bene lì?"
"Alla grande. Tutto è già pronto per il tuo arrivo." mentii spudoratamente. "Mi dispiace però informarti che saremo costretti a dividerci un divano."
"Un divano letto?"
"Seee un divano letto! Dove pensi di stare, in una reggia? Stai qui gratis, ti arrangi con quello che c'è. Ovvero uno scomodo divano minuscolo. Sai, a guardarlo non sembra neanche malvagio, ma quando ho fatto notare ad Ivy quanto fosse scomodo, mi ha risposto dicendo che una cosa non può essere sia bella che comoda."
"Tipico di Ivy." disse ridendo.

"Allora... a che ora parti?" chiesi poi, tentando di cambiare argomento.
"Subito dopo pranzo. Credo che sarò lì per le sette, massimo le sette e mezza."
"D'accordo. Allora ti mando l'indirizzo di casa."
"Va bene. Ma sei sicuro che non disturbi? Sai, non vorrei che Ivy avesse accettato solo per non far scontento il suo amico."
"Fidati che in questo modo mi rende più che scontento. Sarò costretto a diverse notti insonni per la puzza di piedi che avrò in faccia."
"Hey! Smettila!" rise ancora lui. "Anche io avrò i tuoi piedi puzzolenti in faccia."
"I miei piedi profumano di lavanda, mio caro."
"Non farlo sapere ai feticisti, mi raccomando."

Just be with meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora