Capitolo 37: Che si chiede il conto?

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Royal

«Che fai?!» esclamo, dopo essermi accorto che Aideen stava mettendo qualcosa di scuro sulla mia pizza mentre non guardavo.
«Aggiungo un po' di sapore» sorride, alzando un sopracciglio.

Mi rilasso quando capisco che si tratta soltanto di qualche goccia di sangue.

Siamo arrivati a Firenze ieri, ma Aideen era stanca dal viaggio, e ha dormito fino a tardi. Le sono entrato nei sogni... ma non ho fatto niente di affrettato. Le ho fatto sognare qualcosa di tranquillo, e sono stato con lei. Non volevo spaventarla o farle pensare che stavo cercando di distrarla... cosa che in realtà sto facendo.

Volevo tornare a Firenze con Aideen da molto tempo, ma anche se è stata lei a proporre il viaggio, avrei  dovuto trovare lo stesso un modo per farla distrarre... Arrow e l'angelo sono partiti da poco, e non smetto di guardare il mio telefono nell'attesa di un messaggio, qualcosa... Spero solo che stiano bene. Arrow... mi dà ancora fastidio il fatto che non sia io lì con lui.

«Allora?» mi guarda curiosa.

Mi sfugge una risata. La pizza è sempre buona, ma è vero che non mi riempie come dovrebbe. Aideen invece ci si è buttata sopra non appena è arrivata, e non mi ha nemmeno lasciato il tempo di dirle buon appetito che era già alla metà.

Per questa sera ha indossato un top nero - che le fascia il seno in un modo incredibile - e i suoi capelli dello stesso colore sono liberi e le scivolano sulle spalle lasciate scoperte. Si è truccata gli occhi di nero, come al solito, e non riesco a smettere di guardarla.

«Deliziosa» ridacchio mentre mi porto un pezzo in bocca.

Stella annuisce piano, poi torna a concentrarsi sulla sua pizza. Poco dopo l'ha finita e ne sta ordinando un altra.

Guardo il pizzaiolo dietro di lei, che sta preparando altre pizze, poi il mio sguardo si sposta sui quadri appesi ai muri. Questo ristorante lo conoscerò a memoria: con Aideen ci veniamo sempre quando andiamo a Firenze, da quando ha aperto, anni fa.

Non è cambiato tanto in questi anni: è sempre lo stesso ristorante accogliente, con i colori verso il marrone e alcuni tavoli fuori che si affacciano sulla via de' macci. Noi siamo seduti all'interno, proprio di fronte al pizzaiolo che fa le pizze. Fisso la foto in bianco e nero che mostra un ragazzino che mangia la pasta con le mani, poi torno a guardare Aideen.

Spalanco gli occhi quando mi accorgo che ha già finito l'altra pizza che aveva ordinato.

«Che si chiede il conto?» ridacchio, mentre lei si pulisce la bocca con il tovagliolo.

Dopo una decina di minuti Aideen mi stringe il braccio mentre camminiamo verso Piazza Santa Croce. Credo che se ne sia accorta, però non dice niente. Mi piace passare da lì, anche perché lei è davvero divertente quando si mette a fulminare la statua di Dante. E infatti, poco dopo...

«Stella, lo vuoi lasciare in pace?» ridacchio, mentre la osservo guardare la statua del sommo poeta con un uno sguardo infuocato.
«Non l'ho perdonato» borbotta, girando la testa dall'altra parte.
«Sarebbe il momento, non credi?» alzo un sopracciglio, avvicinandomi a lei.

Aideen scuote la testa, ma non si allontana. Un leggero sorriso mi si dipinge sul volto mentre la guardo sedersi sugli scalini. Poggia il mento sul palmo della mano, e alza gli occhi neri su di me.

«Sai che l'ho visto in purgatorio?»
«Che cosa?!» esclamo, spalancando gli occhi, «Sei andata in purgatorio? Non sapevo si potesse...»

Mi avvicino un poco a lei, e non so a che cosa aspettarmi. Aideen non mi aveva parlato di quelle cose da molto tempo. Non so nemmeno come abbia fatto a tornare, e ad essere sinceri non ci ho pensato molto, con tutto quello che è successo dopo il suo ritorno. Vorrei saperlo, ma non mi azzardo a chiederglielo.

Occhi DiversiWhere stories live. Discover now