2. Diavoletto rosso.

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In una giornata come quella di oggi, dove le nuvole grigie sono le protagoniste, vorrei solo tirare ancora più in su la trapunta e dormire fino al pomeriggio. Ma c'è una soluzione a tutto questo; Un Caramel Frappuccino da Starbucks.

Tiro un sospiro quando sento la sveglia di Chloe fuori dalla porta bianca della mia stanza. «Alzati» prova ad urlare la mia cara amica che, ogni mattina come un orologio svizzero, appoggia la sua sveglia sulla porta con l'intenzione di farmi alzare ma, quasi sempre, fallisce.

«Grace Wilson! Vorrà dire che andrò da sola a prendermi il caffè da starbucks, sai, lì dove c'è quel cameriere così carino...»

Afferro un cuscino rosa cipria e lo lancio contro la porta. «Arrivo!»

Io lo capisco, davvero, la sua buona azione l'apprezzo, ma quando sono due anni che sopporti la stessa routine, ti sale il sangue al cervello e ti avvolge una nuvola nera pronta a scagliarsi anche sugli altri.

Sono una persona per lo più mattutina, mi piace guardare le luci del mattino da sotto le coperte e godermi gli attimi di pace che solo New York sa darmi.

Quando mi sono trasferita qui, avevo paura di non riuscire ad abituarmi. E no, non alla maestosa vista, ma alla vita di indipendente. Mia madre ha sempre preferito tenermi con sé nel suo attico e per anni ci è riuscita, l'accontentavo pur di non sentirla parlare e lamentarsi perché "mia figlia, la mia unica figlia, vuole lasciare i suoi cari genitori da soli" , era una frase che sentivo troppe volte al giorno e, per la mia salute mentale, era poco terapeutico. Avevo bisogno dei miei spazi e, quando si è presentata l'occasione di prendere le mie cose e traslocare, l'ho fatto. Ma non da sola. Mi sono presentata a casa di Chloe con un mazzo di chiavi appena fatte e un portachiavi a forma di quadrifoglio. All'inizio non capiva, era impossibile farlo, ma quando le ho consegnato le chiavi ho fatto il modo che l'incisione fatta dietro il portachiavi, fosse proprio sotto i suoi occhi.

"Vuoi convivere con me?"

Non prendetemi per sdolcinata, succede davvero di rado, ma lei si meritava di condividere con me questo angolo del paradiso, anche perché non avrei accettato un no. Non a caso l'attico possiede due stanze da letto, un soggiorno ampio e luminoso dove abbiamo posizionato un tavolo da pranzo, una cucina in stile moderno con elettrodomestici di ultima generazione, tre bagni di cui due personali, uno stanzino dove tengo i miei schizzi e le cose da cucito e per finire una stanza svago. Quest'ultima è nata per caso, la stanza in origine era una terza stanza da letto che abbiamo deciso di rifare completamente per poter avere un posto tranquillo in cui andare a rilassarci.

La prima volta che siamo entrate qui dentro era completamente vuota, era spoglia di sentimenti, era anonima, ma noi, con l'aiuto di un Interior Design, siamo riuscite a renderla viva, allegra e soprattutto, nostra. Forse c'è anche lo zampino di mia mamma...

Sbadiglio per l'ennesima volta ma decido di alzarmi e vestirmi. L'atelier non si aprirà mica da sola.

Con solo una maglietta di cotone nera lunga fino alle ginocchia, mi trascino fino al lavandino dove apro l'acqua fredda che subito dopo mi butto in faccia. È un'azione che compio ogni mattina con il solo scopo di svegliarmi e di farmi sembrare meno stravolta, anche se, dopo l'acqua, mi do al trucco che copre ogni mio peccato, per modo di dire, non amo il trucco eccessivo giusto il correttore per le occhiaie e il mascara volumizzante ma waterproof. Quello non può mancare mai.

«Muoviti tartaruga, dobbiamo andare!»

«Esattamente da quando sono in ritardo io? Perché mi metti così tanta fretta saetta?»

Mentre questa volta vado verso la cabina armadio, creata apposta in entrambe stanze e arredata da noi stesse, la maniglia della porta si abbassa mostrando la chioma ordinata e perfetta della mia migliore amica.

Amore ProibitoWhere stories live. Discover now