Capitolo 9

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Joshua

Quando Manuel uscì fuori da quella stanza, mi lasciò la luce accesa. Probabilmente per permettermi di vedere qualcosa.

In quel momento ero da solo, con il mio dolore, col desiderio di mangiare, di fuggire e molti dubbi che appesantivano la mia testa.
Sospirai non avendo le forze di fare quasi nulla e mi vestì, facendo attenzione a fare movimenti bruschi.
Il pantalone era stato abbastanza semplice da mettere, ma la maglia era stato uno strazio per la schiena. Strinsi i denti tutto il tempo e alla fine non riuscì a trattenere un gemito per il dolore.

Finalmente ero nuovamente vestito. 

Tirai su col naso, accorgendomi soltanto lì che i miei occhi si erano lasciati sfuggire delle lacrime. Probabilmente era per il mio corpo martoriato e sinceramente non provai nemmeno a trattenerle quando presi coscienza.

Mi misi a mangiare quello che mi era stato portato e tutto ciò mentre piangevo.
Gustai al meglio ogni singolo boccone e iniziai sentire caldo. La sensazione di pienezza, dopo aver mangiato tutto quello che c'era, era così bella che il dolore sembrava essere sparito.

Provai a stendermi, facendo sempre attenzione a non fare movimenti bruschi, ma dopo varie lotte, decisi di arrendermi e rannicchiarmi su un fianco, coprendomi successivamente con l'unica coperta che avevo a mia disposizione.
Fortunatamente, grazie ai vestiti potevo riscaldarmi molto più del solito e per la prima volta da quando ero lì dentro, la mia pelle era calda.

Chiusi gli occhi per provare ad addormentarmi e ci stavo anche riuscendo, ma proprio quando mi stavo abbandonando nelle braccia di Morfeo, un rumore dal piano di sopra mi fece intontire.
I rumori erano sempre più forti e frequenti.

Ma che diavolo stava succedendo?

Rimasi nella stessa posizione e sbuffando richiusi gli occhi. Qualsiasi cosa stava accadendo, a me non interessava e questo perché non stava accadendo a me.
Poi, però, riaprì gli occhi e iniziai a pensare a Manuel.
Non è che stava capitando qualcosa a lui? E se lo stessero picchiando? O qualcosa di peggiore?
Magari non sapevano che mi aveva portato del cibo e dei vestiti.

Cacciai subito quei pensieri fastidiosi, perché era ovvio che lo sapessero. Stesso Noah mi aveva detto che avrebbe mandato Manuel a portarmi questa roba, perciò era escluso il pensiero che lo stessero picchiando per quello, ma ero comunque preoccupato.

Quei rumori si fecero ancora più forti e terribilmente vicini. Successivamente la porta si aprì e precipitò dentro quella stanza Kevin. 
Il problema è che ci era finito a causa di un calcio di Michael.

La paura nel vedere gli occhi spalancati e psicopatici di quest'ultimo mentre si avventò sul suo complice, avanzò rapidamente.
Guardai l'uomo a terra. Era completamente martoriato e sputava sangue. Oltre questo, aveva un occhio nero, un livido sullo zigomo destro e il sangue che gli usciva anche dal naso.
Aveva piccoli tagli ovunque, ma non capivo da cosa erano causati.
Continuai a passare il mio sguardo da Michael a Kevin con una velocità assurda. 

Se Michael era capace di fare questo ad uno dei suoi scagnozzi, sicuramente avrebbe fatto di peggio a me se l'avessi fatto arrabbiare troppo.

«Brutto figlio di...» non finì nemmeno di parlare che era nuovamente addosso a Kevin. Continuò a colpirlo in viso senza nessuna pietà e lo colpì così forte che mi stupì della resistenza dell'altro.
In poco tempo, quello che fino a qualche secondo fa era in netto svantaggio, ribaltò la situazione e adesso era proprio Kevin ad essere addosso a Michael, ma nonostante lo colpì con forza, non gli fece nulla.
Questa cosa mi inquietava parecchio. Sembrava inscalfibile. Una roccia così dura che qualsiasi cosa si rompeva se ci finiva sopra.
«Tutto qui?!» urlò Michael, riuscendo senza fatica a toglierlo da sopra di sé.

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