Capitolo 12 - pt 1

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Inizio prima parte.

Mi sbucciai una mela con un coltello molto affilato e me la gustai pian piano.
Mentre la tagliavo avevo ricordato di come Kevin stesso avesse usato questo affare su Joshua.

Non so il perché o forse lo so perfettamente, ma quei due dicono che le sue urla e i suoi lamenti sono le più belle che abbiano mai sentito. Se ne fregano che rischiano di mettere fine alla sua vita. Finché geme e ansima, loro godono.

Avevo paura che potessero stuprarlo, abusare nuovamente del suo corpo, torturarlo o peggio ancora, ucciderlo.
Magari, però, per lui e per Manuel potrei sforzarmi più che potevo per proteggerli e farli fuggire. Magari sarei riuscito a combattere contro la mia paura e reagire per una buona volta. Magari sarei riuscito a fare la differenza per qualcuno.

A fermare i miei pensieri furono dei rumori dallo scantinato. Probabilmente si era svegliato.
Erano giorni che era rimasto incosciente e mi stavo preoccupando parecchio.
Avevo fermato Kevin e Michael dall'andare da lui e fargli una qualsiasi atrocità, parecchie volte nell'arco di tutto questo tempo.
Avevo bisogno che si riprendesse al meglio, perché doveva scappare e portarsi via Manuel.

Non mi interessava se poi accadeva qualcosa a me. Non mi interessa per niente.

Finì la mela con calma, non avevo fretta dal momento che i due mostri stavano dormendo.
Mi alzai e riempì un vassoio con qualsiasi cosa avessi in frigo e nella dispensa. Immagino che avesse fame e sete.

Non penso che abbia ancora dolore fisico. Ero andato tre volte al giorno a curare ogni sua ferita e ormai si erano quasi cicatrizzate.

Lo sentì gemere e ansimare, ma potrei giurare di aver sentito anche un singhiozzo.

Stava piangendo?

Mi girai verso la porta dello scantinato e buttai il torsolo della mela che avevo mangiato e lasciato sul tavolo. Pulì anche il coltello che avrei portato con me, anche perché gli avevo messo parecchia frutta.
Con tranquillità andai verso la porta che mi avrebbe portato da Joshua, ma sentì un fremito quando vidi Kevin avvicinarsi con rabbia.

«Cosa stai facendo?» domandai vedendolo aprire la porta, facendo così aumentare il suono del pianto di JJ «Non lo vedi? Sto andando a dargli un motivo per piangere» mi guardò con ira «Ci sto già andando io» dissi freddo «A fargli da cameriera. Io voglio che smetta o che urli. In ogni caso è soddisfacente» non mi diede il tempo di ribattere che scese subito le poche scale che c'erano e aprì la seconda porta.

Provai a seguirlo velocemente, senza cadere o far cadere il vassoio.
Entrai anch'io nella stanza e mi trattenni dal picchiare quel mostro.

Si era buttato su di lui, molestandolo senza neanche dargli il tempo di realizzare cosa stesse accadendo.

Non riuscì a guardarli.
Sentivo le preghiere di Joshua, ma non riuscivo a fare nulla. Volevo agire, ma più lo guardavo e più mi ricordavo di me stesso, perché le stesse cose le avevano fatte a me.

Era come rivivere tutto, anche se sulla pella di qualcun'altro.

Posai il vassoio sul tavolino lì vicino e mi feci forza per girarmi verso di loro.
JJ tremava e supplicava. Mi fissava come se fossi la sua unica speranza per far cessare i tocchi abusivi di Kevin sul suo corpo. 

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