Epilogo:

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Stavano ancora correndo. Elaine odiava correre, soprattutto se non era nel pieno delle forze. Non poteva succedere un altro giorno? Anche solo quello successivo sarebbe andato abbastanza bene. Per scacciare il senso di colpa e le sue responsabilità si costrinse a pensare che fosse colpa del suo corpo e non sua.

Le mani le stavano pulsando, le fasciature erano di nuovo diventate rosse per il sangue. Avrebbe dovuto cambiarle appena possibile. Il ventre le faceva male, le fitte che sentiva sembravano delle coltellate, quelle più forti la piegavano in due. Non era un buon segno.

Perché non sei rimasta sveglia? Le diceva il senso di colpa. Se solo non ti fossi addormentata. Ti sei sentita al sicuro e ti sei fidata delle sue parole. Che stupida. Poteva cercare di negarlo, ma quella era la verità. E se ora gli fosse successo qualcosa, se non lo avessero raggiunto in tempo, lo avrebbe avuto sulla coscienza per sempre.

Avrebbe voluto gridare e piangere. A che mi servirebbe? Sua madre la rimproverava sempre quando piangeva per la frustrazione. «Non cambierai le cose standotene chiusa nella tua stanza a piangere» le diceva.

Era quella più indietro tra tutti, Jungkook a guidarli nella notte che presto avrebbe lasciato lo spazio al giorno. Non era quello che Elaine intendeva con "gita notturna per vedere l'alba".

Ad ogni passo, sentiva il corpo pregarla di fermarsi. Ma mancava poco, forse qualche metro. Ormai lo vedevano, fermo in centro al fiume.

«Taehyung!» stavano gridando gli altri. «Fermati. Non farlo.» Avrebbe voluto aggiungersi al coro, ma le mancava la voce e la gola era secca.

Il suo sguardo cadde sul ponte crollato. Era reale o anche quello una mera illusione? Vedeva le pietre riempire il letto del fiume e alzarne la capienza, ma più passavano i giorni a Heathersgate Hall più capiva che la realtà e le illusioni non erano tanto difficili da distinguere.

Gli occhi puntati altrove e non sulla terra che stava calpestando, non si accorse di un sassolino. Bastò solo quella piccola pietra a farle perdere l'equilibrio. Cadde a terra, le mani insanguinate messe davanti per cercare di attutire l'atterraggio. Se queste non fossero state ferite, probabilmente non si sarebbe fatta tanto male. Quel giorno, però, tutto sembrava esserle a sfavore. Appena toccò terra una scossa di dolore l'attraversò il corpo, riempiendole gli occhi di lacrime, ma non urlò.

«Elaine!» Hoseok fu il primo a raggiungerla per vedere se stesse bene. Gli altri si fermarono o si girarono verso di lei. Se la situazione fosse stata diversa, se alcuni di loro non fossero stati ancora arrabbiati con lei, forse l'avrebbero subito circondata con volti preoccupati.

«Sto bene!» cercò di gridare convincente. «Andate avanti.»

«Jungkook andiamo!» urlò Jimin, spingendo l'amico che si era fermato pronto a correre da Elaine. «Avanti» insistette, costringendolo a camminare.

Elaine incontrò lo sguardo spaventato di Jungkook. «Va'» gli mimò con le labbra. Lo vide deglutire, per poi girarsi e correre verso il fiume.

«Namjoon.» Lo sguardo di Elaine finì sul volto pietrificato dalla paura del fratellastro. Seokjin lo aveva preso per mano, cercando di convincerlo a non fermarsi. Elaine incontrò gli occhi scuri di Namjoon e si sforzò di sorridergli.

Hoseok, accanto a lei, stava respirando pesantemente e, con gli occhi pieni di preoccupazione mista a paura, la stava analizzando. «Riesci ad alzarti?» le chiese, guardandole le mani ferite.

«No, ma fa niente» gli rispose, cercando di respingere le lacrime. «Raggiungili, non ti preoccupare.»

Era ferita anche alle ginocchia, dove i pantaloni neri si erano strappati. Sentiva il sangue uscire da tutto il corpo, non solo dai tagli.

Hoseok la guardò serio. «Non ho intenzione di lasciarti da sola, quindi non cercare nemmeno di convincermi. Risparmia le forze.» Si accovacciò a terra davanti a lei, dandole la schiena. «Forza, sali. Ti porto in spalla.»

Anche se era stata lei stessa a dirgli di andarsene, sapere che lui non l'aveva voluta abbandonare la riempì di felicità. Tirò su con il naso e cercò di aggrapparsi a lui, che l'aiutò a trovare una posizione comoda per entrambi. «Grazie» sussurrò con voce tremula, mentre Hoseok si rialzava e prendeva a correre. «Ti voglio bene.»

Le sorrise contento e imbarazzato. «Ma che dici...»

Elaine si strinse ancora più forte contro di lui. «Lo sai che non sono brava a fare complimenti, ma ti voglio davvero bene. Sono felice di averti conosciuto.»

«Elaine...» la chiamò con voce esitante. «Smettila.»

«Voglio solo che tu sappia che, se non dovessi farcela, sono grata di tutto il tempo che abbiamo passato insieme.»

«Smettila, ti prego... Andrà tutto bene. Abbiamo fatto una promessa! Nessuno resta indietro.»

Elaine tirò di nuovo su con il naso. Ormai non era più tanto sicura che sarebbe riuscita ad andare avanti, soprattutto nei momenti in cui si convinceva di essere solo un peso. Senza di lei di sicuro avrebbero avuto meno problemi.

Raggiunsero gli altri sulla riva del fiume. Namjoon si fermò accanto a loro, mettendo una mano, di un calore rassicurante, sulla schiena di Elaine. Taehyung li stava guardando, ormai l'acqua gli arrivava fino alla pancia. Elaine incontrò i suoi occhi neri. Erano vuoti, nessun segno della persona che una volta li abitava. Non era davvero Taehyung. Il cuore le batteva sempre più veloce per la paura.

Se solo fosse potuta tornare indietro nel tempo e cambiare tutto.    


Dead Leaves || BTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora