nove

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era già sera quando si decise ad aprire la porta

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era già sera quando si decise ad aprire la porta. il suo viso era pallido e stanco, sembrava non avesse mangiato nulla per tutto il giorno.

non mi fece entrare in stanza, piuttosto la richiuse con la chiave e fece per andare via, ma quella era l'ultima occasione che avevo per parlargli.

«guardami.» gli dissi ma le mie parole non sembravano neanche colpirlo. «per favore, guardami.»

alla fine lo fece e gli sorrisi, felice nel vedere che avesse finalmente notato la mia presenza.

i suoi occhi non erano più cupi, sembravano anzi illuminati da una strana luce mai vista.

«mi sembra che non ci sia niente da dire, no? quel bacio parlava chiaro.»

scossi il capo, non volevo che pensasse che stessi giocando con lui. è vero, non avevo ancora ben chiari i miei sentimenti per lui ma mi faceva stare bene.

e non soltanto a letto.

amavo chiamarlo in piena notte soltanto per sentire i suoi continui lamenti assonnati. amavo lasciare segni sul suo corpo perché sapevo si sarebbe arrabbiato e avesse fatto qualsiasi cosa pur di coprirli il giorno dopo.

amavo soprattutto i suoi occhi, mi bastava guardarlo per capire cosa volesse dirmi. non c'erano parole tra di noi, soltanto corpo contro corpo e labbra contro labbra.

e mai mi ero sentirò così bene, neanche jihyo era riuscita a farmi sorridere per tutto il tempo.

«no, lasciami spiegare.» fece una risata amara e mi sentì male nel vederlo in quello stato a causa mia.

stava cercando di fare il duro, di dimostrarmi che in realtà non provasse nulla per me e che non stesse affatto male. ma i suoi occhi gonfi e arrossati dicevano il contrario.

mi feci avanti per accarezzargli una guancia ma mi schiaffeggiò via la mano. «non toccarmi.»

«non voglio più vederti.» disse dopo minuti interminabili di silenzio.

«voglio spiegarti prima.» provai a dire.

«non hai nulla da aggiungere.» mi corresse ma scossi il capo ancora più di prima.

«non provo niente per te.»

alzai di scatto la testa per guardarlo, sembrava serio più che mai. «sto bene adesso, non ho più bisogno di nascondermi. ma non voglio più sentire la tua voce.»

provai a parlare ma me lo impedì. «ho smesso di fidarmi.»

non aggiunse nient'altro, andò via lasciandomi con il petto che faceva un gran male.

[ ... ]

rimasi chiuso in camera per tutto il resto della giornata, la testa scoppiava e la bocca puzzava d'alcol.

indossavo ancora l'uniforme del giorno prima e i capelli erano un casino, per non parlare della faccia. se avessi visto la mia immagine riflessa probabilmente avrei vomitato tutto il vino ingerito.

border | taekook ✓Where stories live. Discover now