Capitolo 38

209 15 2
                                    

"No che non mi calmo!" il signor Ettore si alzò di scatto dalla sedia battendo una mano sul tavolo.

"Papà, cosa ti prende?" chiese Guido infastidito.

"Cosa mi prende? Vuoi saperlo?".

"Ettore, ti prego, no, non è giusto" la moglie cercava di calmarlo.

"Per anni ti ho protetto dal sapere chi ha ucciso tuo zio, non volevo che andassi a cercare quella persona così sono stato zitto. Guido, sai perché tuo zio si è suicidato?".

"...sì, per la perdita del lavoro a cui teneva".

"Esatto. Il signor Stefano Ferri era il proprietario dell'azienda dove lavorava mio fratello ed è l'uomo che un bel giorno ha dichiarato bancarotta e si scoprì che era fraudolenta, nessun dipendente vide un centesimo".

Non potevo crederci.

Volevo essere inghiottita dalla terra sotto ai miei piedi.

La causa della morte della persona più cara per Guido era mio padre.

La mia famiglia.

Il mio cazzo di cognome.

Io.

Guido rimase fulminato dalla scoperta.

Tirò via la mano dalla mia coscia.

Non spostò lo sguardo su di me.

Andrea era come paralizzato.

La signora Iside si era portata le mani a coprirsi il volto.

La situazione era degenerata in fretta.

"Suo padre ha ucciso mio fratello!" urlò.

"...io..." provai ad aprire bocca ma venni bloccata.

"Fuori da casa mia, non accogliamo gli assassini qui! E tu, che mi hai sempre etichettato come colpevole, sii uomo e sbattila fuori da casa nostra!".

Guido si alzò dal suo posto come un robot.

"Devi andartene".

"...professore".

"Alzati".

Andrea non aveva reagito in nessun modo.

Guido non mi guardava negli occhi.

Eseguii l'ordine con le lacrime agli occhi.

Camminai davanti all'uomo.

Fino al portone.

Ma non potevo andarmene così.

Senza provare ad avere un contatto con lui.

Mi voltai.

"Lo sapevi?" la sua domanda sferzò l'aria.

"No, te lo giuro".

"Dimmi la verità".

Mi avvicinai a lui.

Presi il suo viso fra le mani.

Doveva incontrare i miei occhi.

Ero sincera.

Non sapevo nulla.

"Te lo giuro, Guido, non lo sapevo. Ti prego, non lasciarmi andare..." le lacrime scendevano copiose.

Le sue iridi nere erano due pozzi profondi.

Non c'era nessun segno di vita.

"...devi andartene, ora" la sua voce era fredda.

"Camilla!" ci raggiunse anche Andrea.

Non mi interessava di lui.

Volevo solo che Guido mi credesse.

Che mondo sarebbe senza di noi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora