Che mondo sarebbe senza di noi?

Capitolo 49

*Attenzione: contenuti sensibili*

"Ti giuro che non capisco il suo comportamento, ma è scemo?" la voce di Alice mi teneva compagnia.

L'avevo videochiamata.

Lei sa sempre come calmarmi.

"A questo punto mi viene da rispondere in modo affermativo" sospirai.

"Comunque sei stata una spada nel rispondergli a tono" rise.

"So di averlo ferito...ma lui ci pensa mai a quanto sta ferendo me nelle ultime settimane?".

"Mesi, sono ormai quasi due mesi che sfugge alla verità".

"Quale verità?".

"Che ti ama, nonostante tutto" sorrise.

"...non lo so più".

Tirai fuori dall'armadio il completo comprato con Andrea.

Lo poggiai sul letto ancora sfatto.

Buttai un occhio all'orologio appeso alla parete.

Ero in ritardo.

Indossai svelta la gonna e la giacca.

"Cazzo Cami...sei uno schianto! Se non te lo porti a letto stasera direi che è lui ad avere qualcosa che non va nel cervello" commentò la bionda con il viso praticamente appiccicato al telefono.

"Punto soltanto a fare una bella figura, bere un drink e tornarmene in camera...questa trasferta si sta rivelando un fiasco".

"Non dire così, vedrai che troverai una soluzione".

"...una soluzione c'è" mormorai sistemandomi i capelli.

"Ovvero?".

"...lasciar perdere".

Faceva male dirlo ad alta voce.

Come un pugno nello stomaco.

Il peso sta tutto lì.

La pietra che schiaccia i miei organi.

Non posso spegnermi per un uomo.

I giorni passano e il dolore aumenta.

Se non è Guido sarà qualcun altro.

Prima o poi.

Magari poi.

Forse mai.

"Non arrenderti, Cami".

Accennai un sorriso.

Dopo qualche minuto chiusi la chiamata.

In bagno mi passai un filo di trucco.

Chiaro.

In tinta con l'outfit.

Uscii dalla camera.

Di Leonardo nemmeno l'ombra.

Per fortuna.

Raggiunsi la sala ristoro.

Per la cena.

Erano già tutti a tavola.

Sentii subito gli occhi di Contesi addosso.

Mi bruciavano la pelle.

E non per via del mio ritardo.

No.

Per le gambe nude.