Capitolo 31 - Funerale

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A volte anche il Sole può essere
Sovrastato da delle nubi

Il funerale di Jun durò tre giorni. In Corea era da tradizione farli durare così a lungo.
Al primo giorno la salma veniva prima posta in posizione diritta e, in seguito, coperta da un lenzuolo. Il momento in cui vi era una partecipazione del visitatore iniziava quando il corpo di Jun venne posto dietro un divisorio e, dall'altra parte, allestito un tavolo dove si trovava la foto di Jun insieme all'incenso. Il passo successivo era l'annuncio ufficiale della morte della persona, indicato anche da un segno appeso sulla porta della casa di lui.
Il secondo giorno il corpo veniva pulito, vestito e posto in una bara, sempre collocato dietro il divisorio e sulla foto, venne posto un nastro nero.
Il terzo giorno era quello nel quale la bara doveva raggiungere la sua sepoltura, svolgendo prima una cerimonia.

Saros nemmeno per un secondo lasciò sola Yana. Mai, nemmeno per una volta. Alla fine del terzo giorno, incontrarono Kevin. Era venuto per farle le condoglianze e per scusarsi della sua assenza. Purtroppo era rimasto a scuola per concludere dei corsi importanti a cui era iscritto. Inoltre lo aveva scoperto solo il giorno prima tutto quello che era successo, perciò si sentiva tremendamente in colpa per non esserle stato accanto.

«Se hai bisogno di sfogarti con qualcuno, io ci sono» disse infine rassicurandola. Saros emise uno sbuffo udendo quelle parole. Voleva potergli rispondere in mal modo dicendogli «Ci sono già io per lei», ma rimase zitto fulminandolo con lo sguardo.
Yana nemmeno ci fece caso a ciò e abbracciò Kevin amichevolmente ringraziandolo per il suo sostegno.



Era sera e Yana stava tornando a casa da sola. Saros cercò di convincerla a farsi accompagnare ma aveva negato. Voleva stare un po' di tempo da sola e riflettere su tutto ciò che era successo negli ultimi giorni.

D'improvviso decise di cambiare rotta, voleva andare al lago. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che ci era andata. Si sedette sul prato e osservò l'acqua. Vide la sua immagine riflettersi sulla superficie di essa. Si toccò il viso non riconoscendosi più. Aveva il sorriso spento, due occhiaie profonde e gli occhi vuoti. Trattenne il respiro, notò gli zigomi pronunciati più del solito. Stava dimagrendo. Sospirò, se non era per Saros che la sforzava a mangiare qualcosina almeno durante il pranzo e la cena, sarebbe rimasta a digiuno tutti i giorni.

«Sapevo di trovarti qui», una voce risvegliò Yana dai suoi pensieri. Mosse freneticamente la mano nell'acqua come a voler eliminare la sua immagine, come a non volersi mostrare da nessuno in quello stato. Ma non bastava disperdere il suo riflesso nell'acqua per poter ritornare alla Yana di prima, ci voleva ben altro.

«Oh, ciao...» sussurrò sorridendo amaramente. Quel sorriso però non era rivolto a Cassie ma piuttosto verso se stessa. Era passata ormai una settimana da quello che le disse in fioreria e non sapeva ancora come comportarsi con lei. Dovrebbe considerarla o trattarla come una sorella?

«So che forse non è un buon momento per dirtelo ma... i miei genitori vorrebbero fare una videochiamata per vederti»
«Ok»
«Si capisco che forse avrei dovuto chiedertelo in un momento migliore ma-» si bloccò e la guardò scioccata. «Hai accettato di fare la videochiamata?» chiese. Yana annuì cercando di sfoggiare un bel sorriso raggiante ma quello che uscì fu una misera risata, con gli angoli della bocca visibilmente tirati.

Cassie annuì poco convinta.
Prese il telefono dalla tasca e andò al contatto di sua madre. «Sicura?» chiese prima di schiacciare.
Yana asserì mostrandosi più decisa e Cassie fece partire la videochiamata. Non passò nemmeno il primo squillo che subito la madre accettò la chiamata e si inquadrò insieme al padre.

Per un attimo Yana smise di respirare e provò un forte nodo alla gola. Non si era mai sentita così, era letteralmente paralizzata. La sua mente ripensava in loop sempre la stessa domanda, "sono i miei veri genitori questi...?". Pensava che mai li avrebbe rivisti, che mai avrebbe fatto una videochiamata con loro insieme alla sua presunta sorella maggiore. Se avesse raccontato ciò alla Yana di qualche tempo fa, le avrebbe riso in faccia. E invece stava accadendo realmente ed era tutto vero.

«Tesoro! Come stai?», la sua voce. La voce della madre, all'improvviso le sembrò così famigliare.
«Ciao Yanara!» continuò posando gli occhi su di lei che, nel frattempo, non aveva spiccato parola.
Yanara... Yanara... Yanara...

«Ciao piccola! Cassie ci ha detto che si è svolto il funerale di un tuo caro amico...» sussurra il padre col tono dispiaciuto.
«Vero, siamo così tristi. Ti diamo le nostre più sincere e dovute condoglianze» continua la madre.
«Grazie...» riuscì solamente a dire Yana.
«Sappiamo che non è il momento migliore per chiamarti ma siamo così dispiaciuti per te e la tua perdita. Sappiamo che per te era quasi... un secondo padre» continua la madre.
«Dispiaciuti...» rise lievemente Yana «Da quando provate sentimenti per me? Da quando vi interessate?» continuò sentendo invaderle una rabbia improvvisa.

«Tesoro scusaci se ti abbiamo ferita. Proprio per questo vogliamo rimediare». Yana si trattenne dal non riderle avanti allo schermo.
«Rimediare... Come?! Come potete rimediare al vuoto che mi avete provocato dopo tutti questi anni? Purtroppo non potete farmi riavere l'infanzia, dovevate pensarci prima invece di provvedere a una misera videochiamata»
«Yanara, volevamo chiamarti per prendere accordi e incontrarci di persona. Ti dobbiamo delle scuse ma soprattutto delle spiegazioni. Io e mio marito lavoriamo per tutto questo mese di Giugno e gran parte del mese successivo, perciò che ne dici di venire a fine Luglio?».

Yana sospirò calmandosi. Avrebbe conservato la rabbia per poterla riusare al loro incontro.
«Va bene, però posso parlarne prima con i miei genitori adottivi?» chiese.
I signori White annuirono comprensivi. Dopodiché chiuderò la chiamata e abbracciò Cassie salutandola.

Successivamente Yana corse verso casa. Infilò la chiave nella porta ma vide che era già aperta. Alzò un sopracciglio confusa e l'ansia prese il sopravvento. "C'è qualcuno in casa?" si chiese entrando lentamente.

«Mamma, papà ...» sussurrò vedendo in salotto i suoi genitori adottivi. Non perse nemmeno un attimo, subito corse verso di loro abbracciandoli. «Pensavo che tornavate la settimana prossima dal lavoro» continuò con la voce ovattata chiusa nell'abbraccio.
«Abbiamo chiesto di tornare prima a casa. Purtroppo, però, non siamo riusciti ad assistere al funerale di Jun. Ci spiace molto Yana, sappiamo a quanto ci tenevi»
«Sì e scusaci se non siamo riusciti a tornare prima. Per te sono stati molto duri questi ultimi giorni, dovevamo stare al tuo fianco» continuò il padre per poi sciogliere l'abbraccio.

«Tranquilli, l'importante è che adesso siete qui» rispose Yana asciugandosi una lacrima solcata sulla guancia.
«Amore...» sussurrò la madre provando compassione per lei.
«Vi devo dire una cosa importante però adesso sono troppo stanca per parlarne. Possiamo discuterne domani?» chiese Yana accennando a un piccolo sorriso.

Entrambi i genitori annuirono.
L'indomani avrebbero scoperto tutto.

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