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Il programma che Hongjoong aveva previsto per Chan era serrato quanto quelli in auge ai campi d'addestramento a valle.

Il mattino seguente, alle quattro e quarantacinque spaccate, il rosso si presentò di fronte alla porta della celletta dell'allievo e bussò piano, in modo da non svegliare anche i cadetti delle camere accanto. Insistette finché Chan, stufo di ignorare il fastidiosissimo tamburellio, non si trascinò giù dal materasso e spalancò il legno massiccio dell'entrata.

"Oddio, sei davvero qui così presto..."

"Prendi un paio di mantelli, stamattina l'aria è più fresca del solito. A stare fermo prenderai freddo" suggerì la ninfa senza prestare attenzione alla lamentela.

"Ma non sono ancora le cinque..."

"Infatti, dobbiamo avere il tempo di risalire la montagna prima che siano le cinque, o partiremo in ritardo con la tabella di marcia" Hongjoong allungò una mano e pattò la sua spalla un paio di volte "Vestiti pesante, mi raccomando, non voglio dover spiegare che cosa ci fa con me un ghiacciolo di Bang Chan."

Chan brontolò ancora per un paio di minuti, ma si arrese a seguire le indicazioni del maestro e indossò ciò che di più pensante possedeva.

E per fortuna, dato che fuori imperversava una dannatissima bufera e Hongjoong aveva intenzione di lasciarlo fuori al freddo finché la neve non lo avrebbe completamente ricoperto.

Salirono fin sopra ad un basso cucuzzolo, non molto lontano dalla bocca della grotta in cui si trovava il dormitorio di Chan, e, senza esitare, Hongjoong si sedette con grazia in mezzo alla neve, affondando di una ventina di centimetri.

"Dai, Chan, siediti qui con me!" gridò il rosso.

Chan, troppo infreddolito per protestare, si accucciò accanto a lui tremando, le ginocchia strette al petto e le mani nascoste nei pesanti risvolti del ruvido mantello, già completamente fradicio di neve.

"Come... come fai a non congelarti? Oggi non hai nemmeno la pelliccia addosso..." mormorò il cadetto.

"Noi ninfe possiamo regolare la nostra temperatura corporea in modo da adattarci perfettamente ad ogni clima. È uno dei nostri poteri, non lo sapevi? Da bambino ci metti poco a svilupparlo, tu invece dovrai sforzarti per abituarti il prima possibile."

Chan sentiva già le punte dei piedi congelare, non aveva nemmeno la forza di rimbeccarlo.

"Potrà capitare di dover tendere imboscate ai nemici che tenteranno di valicare le montagne, e devi essere pronto a farlo anche con un clima del genere. Ogni giorno aumenteremo il tempo per migliorare la tua resistenza."

Chan chiuse gli occhi mentre batteva i denti sempre più forte.

"Sei stato sfigato che oggi ci fosse la tempesta comunque, eh. Domani andrà meglio. Resisti un quarto d'ora e poi torniamo dentro."

Se Hongjoong cercava un modo per placare i suoi bollenti spiriti, beh, lo aveva trovato. Ciò che Chan pensava fosse ironico era il fatto che avesse anche il coraggio di chiamare quella tortura con l'innocente definizione di 'meditazione'. Che cosa si aspettava? Che all'improvviso comprendesse come entrare in comunione con il vento e con la neve e smettesse di gelare? Erano stupidaggini da Filosofo quelle, lui invece si allenava per essere una guardia reale scelta.

Furono i quindici minuti più sofferti della sua intera vita. Nemmeno si rese conto di quando terminarono, gli si stava congelando anche il cervello ormai, tanto che fu la ninfa a tirarlo in piedi, per poi prenderselo in braccio senza sforzo e trascinarlo di peso di nuovo all'interno del dormitorio. Al centro dei vari corridoi venivano allestiti piccoli bracieri in modo da riscaldare l'ambiente e permettere ai soldati di riposare in pace, Hongjoong appoggiò Chan accanto ad uno di essi per farlo riprendere.

butterflies • bang chanWhere stories live. Discover now