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Il mattino successivo Hongjoong si svegliò per primo, allarmato dall'improvvisa consapevolezza di ciò che aveva fatto la sera precedente. Utilizzare le sembianze di sua sorella per ingannare Chan gli era sembrata un'idea geniale all'inizio, ora invece, con il viso schiacciato contro il caldo petto del cadetto, non poteva che rendersi conto di aver ingigantito enormemente il problema. Con ancora il cuore che accelerava i battiti ogni volta che un dettaglio della nottata gli tornava in mente, la ninfa comprese di ritrovarsi ormai di fronte ad un terribile bivio: avrebbe potuto fare finta di nulla e diventare Yoora per sempre, corrompere così la vera sorella per attuare un repentino scambio di identità e prometterle come compenso denaro ed eterna devozione, oppure avrebbe potuto essere davvero sincero con il biondo ed ammettere che la donna dei suoi sogni altro non era che il frutto della sete di vendetta di un infantile ninfetto. Hongjoong si disse che rivelare la verità dopo aver illuso la recluta non sarebbe stato così male, sarebbe equivalso a rifiutarlo il giorno prima, ma non ebbe cuore di continuare a mentire anche a se stesso.

Il respiro cadenzato del ragazzo lo cullava, lo faceva tornare indietro di qualche ora. Si crogiolò di nuovo tra le sue braccia, le stesse braccia che avrebbero potuto picchiarlo come facevano le sue madri ma che non avrebbero mai alzato un dito su Yoora, e chiuse gli occhi. Finché Chan dormiva, Hongjoong poteva immaginare che Chan provasse affetto per lui; finché la ninfa fingeva di dormire, Chan avrebbe creduto che la ragazza a cui si era dichiarato fosse reale.

Hongjoong avrebbe finto di destarsi dopo di lui, si sarebbe goduto il miglior risveglio della sua vita e poi avrebbe svelato il vero se stesso. Sia lui che Chan meritavano la verità prima che fosse troppo tardi, il rosso ne era convinto. I panni della sorella gli stavano stretti, le forme non erano mai al posto giusto, spesso gli veniva spontaneo appiattirsi il petto ed il girovita. Come poteva pensare di vivere in un guscio simile per sempre, sebbene accanto al ragazzo che gli piaceva? Si sentiva impacciato quanto un bruco a camminare su quelle gambe, ma non era sicuro che Chan fosse maturato abbastanza da comprendere – e amare – anche la farfalla in cui si sarebbe trasformato.

E, come previsto, la metamorfosi non fu semplice.

Chan, cadendo nel suo inganno, svegliò Yoora con un delicato bacio a fior di labbra. La ninfa lo ricambiò quasi subito, ma con la medesima repentinità, alla fine, si separò da lui. Lo guardò negli occhi per un secondo, appoggiò una mano sul suo viso per lasciargli un'ultima carezza, notò lo sguardo dell'altro riempirsi di preoccupazione. Non doveva avere una bella cera, sentiva già le lacrime premergli contro le fragili palpebre.

"Chan, devo dirti una cosa..."

E alla fine non disse nulla, lasciò semplicemente che la pelle della sorella gli si scucisse di dosso e la propria scivolasse a prenderne subito il posto agognato. I capelli si accorciarono, le labbra si fecero più fini, così come anche il taglio degli occhi e le linee degli zigomi. Le spalle ormai non ci stavano più accucciate contro il petto del soldato, così, facendo forza sulle ginocchia, già più spesse e scattanti, si mise finalmente seduto per mostrarsi all'altro.

Chan dovette pensare che la ninfa gli stesse giocando un brutto scherzo, perché per intere – infinite – decine di secondi non fu in grado di replicare nulla di fronte all'orribile spettacolo che gli era apparso di fronte.

"Yoora..." il cadetto si mise seduto a sua volta e si guardò intorno smarrito, quasi a voler cercare la vera Yoora in un angolo della piccola casa "Sei... tu? Yoora sei sempre stato tu?"

Hongjoong avvertì una fitta perforargli il petto nel sentire quanta delusione trapelava nella voce di Chan. Strinse i pugni e, con un coraggio che non sapeva di possedere, annuì e confermò di nuovo la triste realtà.

"Mi dispiace tanto, Chan..."

Si aspettava grida, qualche schiaffo, magari addirittura un paio di pugni, invece tutto ciò che ottenne fu un desolante silenzio. Chan continuava a squadrarlo allibito, con una vena d'odio puro che gli attraversava il viso. Aveva appena trascorso la notte migliore della sua vita e gli era strato crudelmente rivelato che era stata tutta un'illusione della persona che, lì alle Fucine, più di tutte avrebbe dovuto tutelarlo. Non comprendeva le motivazioni di Hongjoong, non che in quel momento gli interessassero comunque. Tutto ciò che voleva era scappare via.

"Beh... Che sorpresa speciale."

Ebbe solamente la forza di pronunciare queste parole prima di mettersi in piedi e di raggiungere l'uscita come un automa, annichilito dal dolore e dalla confusione. Per un po' non si sarebbe presentato a lezione.

Hongjoong guardò la sua penosa sfilata e vegliò da lontano su di lui per controllare che durante il ritorno non si facesse male. Avrebbe voluto rincorrerlo, chiedergli scusa, ma non ne aveva la forza, e, soprattutto, non se lo meritava.

Aveva ottenuto ciò che desiderava, ma non aveva tenuto in conto che, assieme al cuore di Chan, si sarebbe frantumato anche il proprio.

butterflies • bang chanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora