@ElsaGiannini - Quello che siamo diventati (Romantico)

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Avvertenza: ciò che segue è il mio personalissimo parere (la mia sensazione, ciò che mi è rimasto dentro della storia) senza alcuna pretesa di giudizio.


QUELLO CHE SIAMO DIVENTATI di  ElsaGiannini Genere: romantico

Genere tecnico autrice: romcom, slowburn, second chance

Parole chiave autrice: romantica, sentimentale, rosa


Come mia abitudine, parto dalla copertina: una fotografia immortala un uomo e una donna in un passo di ballo; il tempo è fermo, facendo presupporre un prima, un durante e un dopo. Inserito nella storia, mi è parso come un giro di boa, l'attimo dopo il quale tutto può cambiare.

Abbinata al titolo mi ha indotto a pormi domande riguardo a "cosa siamo stati", "come siamo arrivati qui", "dove potremmo andare".

Insieme alla descrizione/sinossi, breve e essenziale, è un bel mix per indurre curiosità nel lettore ed è ciò che mi ha portato ad accostarmi a questa storia.


Nella premessa si fa riferimento all'opera di Jane Austin "Orgoglio e pregiudizio", che non ho letto; non credo che ciò mi abbia fatto apprezzare meno la storia, sicuramente è un'informazione utile per chi, invece lo conosce, per inquadrare, meglio, forse, personaggi e stile.


Trama: Il sipario si apre su uno scenario quasi tragico in cui la protagonista, Marina, racconta come, in un sol giorno, ha visto crollare i suoi due punti di riferimento per il futuro: la carriera e il sogno d'amore; ma il racconto è talmente fluido, in alcuni tratti quasi comico, da non essere mai pesante, pur consentendo di empatizzare con lei, costretta a fare i bagagli e lasciare Parigi per tornare a Roma, con una vita professionale da ricostruire. Per farlo, si trova, suo malgrado, a partire proprio dal luogo in cui non vorrebbe lavorare, a stretto contatto con la persona con cui non vorrebbe avere a che fare. Nei sette anni trascorsi, molte situazioni sono cambiate. E Marina, Alberto? Cosa sono diventati? Le esperienze passate, le scelte compiute e le relative conseguenze, saranno buone consigliere? Oppure si ritroveranno incastrati in vecchi schemi? Per capirlo bisognerà arrivare alle battute finali, dando nulla per scontato.


Lessico/sintassi: ho notato una precisione non sempre riscontrata su questa piattaforma; la scrittura è scorrevole e le parti si legano bene tra di loro, senza ripetizioni o ridondanze o inspiegabili salti temporali.

Anche i periodi più lunghi non risultano mai confusi, sono ben articolati, con un ritmo regolare, brioso, intervallati da brevi incisi che fungono da pausa e su cui si pone l'accento. La seconda volta che ho letto questa storia, è stato un po' come scandire una canzone.

Le descrizioni sono precise e non avare di dettagli; mi hanno trasportato in altri luoghi, in altre atmosfere; mi è piaciuto sedermi al tavolino di un bar con Marina e Gigì, osservarle e ascoltarle, senza che mi sentissi un'intrusa, come se fossi una loro amica.

La scelta della narrazione in prima persona mi ha consentito di entrare più a fondo nei pensieri e nei sentimenti di Marina, vedere gli ambienti e le situazioni con i suoi occhi. Allo stesso modo, la scelta di usare il tempo presente mi ha fatto immaginare una storia tutta in divenire di cui neanche la protagonista conosce le prossime scene e il lettore può scoprire gli avvenimenti che si susseguono man mano che si palesano a lei.

Tra il rosa dell'amicizia, il rosso delle passioni, la trama si colora un po' anche di giallo, grazie a misteri, segreti, intrighi e scorrettezze.


I personaggi che si muovono nelle varie scene sono tanti, con i loro legami parentali e storie parallele; bisogna stare ben concentrati per non sovrapporli, ma una volta messi a fuoco, appaiono ben delineati nel carattere, nell'atteggiamento e nell'aspetto fisico e compongono il contesto in cui i protagonisti si muovono non senza difficoltà.

Anche loro, con i loro vissuti passati e presenti, le loro particolarità, tormenti e desideri, li conosciamo attraverso Marina, tra un tè e una cioccolata, un concerto e una sfilata di moda, una colazione in casa o una discussione in ufficio. Non sappiamo cosa avviene quando sono fuori dalla sua messa a fuoco. Possiamo fare congetture e attendere, insieme a lei, di avere conferma. Un po' come avviene nella vita di tutti noi.


I dialoghi sono spesso dei botta e risposta che mostrano una Marina dalla lingua tagliente, che non le manda a dire e anche un tantino orgogliosa. Appare determinata, ambiziosa, a volte pungente. Ma anche fragile, nei suoi sentimenti, e si capisce che qualcosa la trattiene dal sentirsi veramente libera.

Il battibeccare tra Marina e Alberto è fantastico, una specie di duello verbale che si porterà avanti fino alla vittoria, ma non vi dico di chi, o di cosa.


In quanto ai sentimenti suscitati: un po' di malinconia leggendo il brano in cui Marina racconta i motivi per cui è tornata a Roma e che si sente ormai "fuori dai giochi" rispetto alla carriera accademica; sembra un tornare indietro, ma compierà invece, dei passi in avanti, nella consapevolezza dei suoi desideri... lavorativi e non solo. Tanta commozione per il piccolo Attilio, che nei giochi sporchi dei grandi non c'entra nulla; un po' di pena per Alvaro, di cui mi piacerebbe sapere di più; e un misto di sentimenti belli e brutti per Alberto, a cui darei, alternandoli, baci e schiaffoni.


Tra le righe troviamo molti spunti di riflessione, come la sensibilità per le problematiche ambientali, il rapporto genitori-figli, il desiderio di maternità, e alcuni quesiti esistenziali riguardanti l'accettazione di compromessi pur di avere successo, la necessità o meno di compiere scelte radicali, la possibilità di tornare sui propri passi, ma con passi nuovi.

Da un capitolo all'altro, tante domande si accumulano senza risposta, accompagnandoci lungo una strada costellata di piccoli indizi, verso un finale per nulla scontato.

In amore, così come nella vita professionale, si può, ci si può, concedere una seconda possibilità? Marina e Alberto sapranno trarre lume dalle conseguenze delle decisioni passate? Ciò che sono diventati, insieme al percorso per arrivare al punto in cui sono, avrà insegnato loro qualcosa?


La storia si conclude un po' come (o dove) è iniziata, con nuove consapevolezza e una maggiore determinazione; la sensazione che mi ha lasciato è di benessere, quello che deriva dalla riappacificazione con se stessi.

Alcune questioni restano aperte, allora possiamo sognare che le storie collaterali a quella tra Marina e Alberto si sviluppino come piace a noi, oppure aspettare che Gigì, o Elisa, oppure Alvaro (si è capito che ho un debole per lui?) ce le raccontino in prima persona. Io propendo per la seconda possibilità!


Parole chiave lettrice: orgoglio, passione, amicizia

andate a scoprire perché :-)

(Nel primo commento troverete il link alla storia)

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