Capitolo 1

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L'Upper East Side non è esattamente il luogo adatto per scrivere l'articolo che potrebbe cambiarti la vita. Sicuramente, dopo il master in giornalismo a Boston, non mi sarei mai immaginata di essere chiamata da una delle testate giornalistiche più conosciute al mondo.

Straccio la pagina che stavo scrivendo e la lancio in un mucchietto di altre cartacce che si è creato durante queste settimane. Dovrei comprare un nuovo block notes e devo necessariamente gettare quelle carte. Di certo, non credevo che il mio primo articolo sarebbe stato solo un danno per l'ambiente, considerando che le uniche parole che io abbia scritto fino a ora sono: NATHAN BELL, l'uomo che ha fatto impazzire la grande mela.

Reputo che sia un titolo veramente orribile. Oltre a essere scontato e banale, mi chiedo per quale motivo io debba scrivere qualcosa su un uomo che è diventato miliardario. Scorro con l'indice il touchpad del computer, leggendo altro su di lui. Chiunque scriva di quest'uomo resta folgorato: bello, ricco, intelligente che ha reso la sua passione il suo lavoro. Io, invece, devo scrivere tutto il contrario.

Nathan Bell nasce a New York il 17 Dicembre 1996 da una famiglia di condizioni economiche disagiate. È brillante negli studi e si iscrive all'Università di Berkeley, dove si laurea in ingegneria informatica grazie ad una borsa di studio ottenuta per i suoi risultati eccellenti. Dalla sua passione e da un suo desiderio nato durante la sua infanzia - dice lui stesso - nasce Pixit. Un videogioco che ha spopolato le classifiche nel 2018. Da quel momento, non ha più smesso di lavorare fino a programmare app di utilizzo mondiale.

Penso che potrei recitare la sua vita a memoria. Ogni articolo scritto su di lui, ogni intervista e diamine, anche il libro che ha scritto personalmente, raccontano ciò. Strofino gli occhi probabilmente arrossati e secchi a causa delle lenti a contatto che porto da questa mattina e controllo l'ora: le quattro e ventidue del mattino. Chiudo il computer sbuffando. Domani, James Thompson mi contatterà per sapere del mio articolo e dovrò dirgli di avere solo un mucchio di carta straccia e un titolo di merda.

Non riesco a smettere di pensare: l'opportunità della mia vita e della mia carriera è quello di scrivere un articolo - diverso dagli altri millenovecentonovantanove secondo internet - che possa riscuotere successo. Mi stendo sul letto, affranta. Dovrò rinunciare al lavoro perché non ho ottenuto nulla. Controllo i messaggi del mio cellulare che ho lasciato ore fa sul comodino, rispondendo a Cara con una serie di emoji tristi. Alzo gli occhi al cielo quando vedo un messaggio in segreteria da parte di Thomas.

Mi chiedo perché non si limiti a dei messaggi su whatsapp o dei vocali, al massimo. Pensandoci bene, non dovrebbe scrivermi affatto. Ho chiuso con lui un mese fa. Pigio il pulsante per sentire cos'ha da dire e la sua voce riecheggia nel silenzio del mio appartamento.

"Meg. Meghan. Ti prego, ho bisogno di te. So da da Sasha che sei a New York per un lavoro importante ma ti prego, bambolina, ho bisogno di te".

Non mi ha chiamato veramente bambolina. No. No. Riascolto il messaggio e per inciso, sì, mi ha davvero chiamata così. Non risponderò. Thomas ed io siamo andati a letto qualche volta. Okay, più di qualche volta, diciamo per sei mesi. Mi mordo il labbro inferiore, non avrei dovuto farlo. Dovevo capire che volesse di più da me. Con tutti quei fiori, quei cioccolatini.. anche se io ero stata
chiara fin dal principio. Niente relazioni, solo divertimento. Non posso permettermi distrazioni, lavoro troppo. E pure male, considerando la mia pila del fallimento, ovvero la carta straccia che mi è rimasta.

Avviso la mia migliore amica Cara dei messaggi di Thomas, lamentandomi con lei. Sono consapevole del fatto che avrà da ridire. Lei non vede l'ora che Jake le merda un anello al dito e credo che abbia anche ragione, stanno insieme da prima del college. Sperava che io e Thomas ci fidanzassimo, ma io non sono affatto così: niente relazioni fisse, solo rapporti occasionali. Non per più di un mese, a giudicare la mia ultima esperienza. E non più con Thomas, anche se putroppo credo di avergli spezzato il cuore. Fanculo. Stupido articolo, stupido Thomas e stupido Nathan Bell. E poi, che razza di cognome è Bell?

*

La luce del mattino entra dalle mie persiane facendomi svegliare. Cerco con la mano il mio cellulare e dopo qualche minuto, finalmente lo trovo. Ovviamente è sul pavimento. È quasi mezzogiorno. Salto in piedi dal letto, ho fatto tardi. Troppo tardi. James mi ha già inviato un messaggio

"Questa sera cena alle 21. Al Five, passo a prenderti io"".

Perfetto, una cena nella quale parlerò del nulla cosmico. Controllo Instagram, accorgendomi che Nathan Bell ha postato una foto e si trova qui, a New York.

Mi affretto a fare una doccia, devo trovarlo. Ho bisogno di materiale entro stasera. Devo riuscire a chiedergli un'intervista, anche se non ha risposto alle cento e-mail che gli ho scritto. Dopo essermi lavata indosso un tailleur nero. Mi osservo allo specchio e noto di essere veramente devastata. Le mie occhiaie sono troppo pronunciate, così applico del correttore.

Dopo essermi sistemata, mi dirigo verso la mia auto. Quindici minuti fa, il signor Bell ha postato stato una foto taggando un hotel. A quanto pare, oggi ha un convegno dunque devo obbligatoriamente raggiungerlo. Imposto il navigatore e parto. Quando arrivo, la fila di giornalisti fuori è immensa. Ovviamente c'era da aspettarselo.

Cerco di trovare una soluzione per raggirare la sicurezza, ho una sola opportunità e non posso sprecarla. Con scarso successo mi faccio largo tra la folla. Quando esco dalla calca, spero che questo edificio abbia una porta sul retro. Tutti gli altri giornalisti aspettano Nathan Bell dalla porta principale. Una volta arrivata nel retro, noto una porta grigia che è ovviamente inaccessibile da fuori.

«Cazzo» impreco. Non ho nessuna chance di poter chiedergli qualcosa. Mi siedo sui gradini, arrabbiata e sconfortata, fregandomene altamente di poter rovinare il completo che indosso.

«Senza un lavoro non me ne farò niente di questo tailleur» dico ad alta voce.

Continuo a imprecare mentre fumo una sigaretta, sperando che possa calmarmi fino a quando la porta si apre. Balzo in piedi e lo vedo. Nathan. Bell. Cerco di sistemare la gonna, nel frattempo esce accompagnato da una guardia del corpo e una donna molto più giovane di lui.

«Signor Bell» dico a voce alta. Si volta verso di me, abbassando gli occhiali da sole. Devo ammettere che è davvero un bell'uomo: alto, capelli neri con un ciuffo tirato in sù. Il fisico asciutto ma ben palestrato. Il suo volto è incorniciato da un lieve accenno di barba scura e ha gli occhi color ghiaccio.

La donna di fianco a lui mi osserva indispettita. È molto giovane, credo che abbia circa diciotto anni. È bassa, ha dei folti e lunghi capelli rossi e gli occhi marroni.

«Chi è lei?» domanda la sua guardia del corpo. Un uomo che solo con lo sguardo mette i brividi. È altissimo e veramente troppo muscoloso. Anche lui indossa gli occhiali da sole e ha un auricolare nell'orecchio destro.

«Sono Meghan Harris. Lavoro per la NY critical journalism. Volevo farle delle domande per il mio articolo, è il lavoro più importante della mia..» inizio a parlare, prima di essere interrotta dal signor Bell in persona.

«Mi ha riempito la casella della posta con le sue mille e-mail. Se non le ho risposto o non le hanno risposto i miei manager, vuol dire che non l'ho trovata abbastanza..» dice, fissandomi da capo a piede, «interessante» conclude con un'espressione mista tra lo scocciato e il disgusto. Che sbruffone!

«Della mia carriera» concludo la frase antecedentemente iniziata, «sono qui per lavoro, non per interessarle. E, per inciso, le ho inviato cento mail. Non mille» concludo spostando i miei lunghi capelli scuri da un lato. Una fragorosa risata esce dalle labbra del mio interlocutore insieme a lui ride anche la ragazza, la quale filmino immediatamente con lo sguardo.

«Signorina, per favore. Ho delle interviste da fare con delle giornaliste» continua a ridere voltandosi e dandomi le spalle, seguito dagli altri due.

La mia unica opportunità è andata sprecata e accendo un'altra sigaretta.

Vi presento il signor BellWhere stories live. Discover now