Capitolo 5

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In questo momento, nella mia testa ronzano tantissime domande. La situazione in merito al mio lavoro è cambiata di punto in bianco e di questo, ne sono felicissima. Considerando che fino a pochi giorni prima stavo sprecando l'occasione della mia vita e adesso mi trovo nell'ufficio dell'uomo che devo intervistare, mi reputo veramente fortunata.

«Come mai ha cambiato idea in merito all'intervista?» chiedo sorseggiando il mio caffè fumante. Estraggo dalla borsa il mio nuovo taccuino e la mia penna gel nera.

«Non bisogna sprecare un'occasione» ammicca bevendo anche lui. Una risata esce dalle mie labbra. Ripenso alla conversazione avuta con Debby al bar poche sere prima.

«O aveva paura di un articolo diffamatorio» ribatto. Tamburello il foglio che ho davanti con la penna. Mi chiedo se sono stata troppo diretta, ma è anche per questo che faccio questo lavoro. Una persona timida e impacciata non potrebbe scrivere articoli critici e calunniosi.Mi chiedo se io sia in grado di farlo, considerando le difficoltà avute. Cerco di distrarmi da questi pensieri negativi, anche se sono praticamente una costante nella mia vita.

«Anche» sorride, «allora, vogliamo iniziare?» mi esorta. Ricambio il sorriso in modo molto infastidito.

«Dunque, signor Bell» inizio, accavallando le gambe per mettermi comoda. Il suo sguardo scivola lungo il mio corpo e non riesco a comprendere bene le sensazioni che mi da questo atteggiamento.

«Nathan» mi corregge con tono saccente. Continuo a forzare un sorriso. Si rivolge esattamente come me - questo è evidente - ma davvero, non credevo di essere così insopportabile. Mi domando come abbia fatto la mia famiglia e come abbiano fatto Cara ed Harry a sopportarmi. Mi chiedo anche come faccia Thomas a lasciarmi tutti quei messaggi, dopo il trattamento che gli ho riservato. Torno con la mente all'intervista.

«Com'è nata Pixit? Da quali fondi è iniziato il suo lavoro?» domando. Lo vedo bere da una borraccia che non avevo visto prima e si schiarisce la voce.

«Quella dei videogiochi, è una passione che ho da bambino. Vivevo con i miei genitori, quando erano ancora sposati, desideravo moltissimo una PlayStation. Ci hai mai giocato?» domanda guardandomi. Noto che non si rivolge a me dandomi del lei, al contrario di come faccio io. Mi chiedo se questo possa essere degno di nota.

Mi prendo un momento prima di rispondere. I suoi occhi azzurri hanno fulminato i miei occhi scuri. Si sistema i capelli, non distogliendo mai il suo sguardo dal mio. Abbozza un sorriso quasi malizioso e questo mi fa svegliare dallo stato di trance nel quale ero caduta.

«Sì» tossico, «ci giocava mio fratello» continuo osservandolo. Aspetto una sua risposta completa, considerando che ha cambiato argomento.

«Che gioco gli piaceva?» chiede. Schiocco la lingua tra i denti, infastidita dal suo atteggiamento. Sono pronta a controbattere, per rimproverarlo del fatto che l'intervistato sia lui e non io, quando però squilla il suo cellulare.

«Scusami un attimo» dice indicando il suo iPhone. Dopo i pochi minuti di conversazione, la sua faccia assume un'espressione corrucciata, abbandonando quella che aveva fino a pochi minuti prima. Lo vedo abbassare il volume dell'audio con le dita. Mi mima con le labbra un "esco un secondo" prima di lasciarmi da sola nel suo studio.

All'inizio lo sento parlare e dal tono di voce sembra gravemente preoccupato per qualcosa riguardante il lavoro. Mi domando di cosa possa trattarsi. Dopo una decina di minuti passati a guardarmi attorno e ad inviare messaggi a Cara, rientra. Sospira rumorosamente quando si accomoda nella sua poltrona in pelle nera.

«Dobbiamo rimandare il nostro incontro» dice schietto. Mi domando quale sia la causa del rinvio dell'intervista e, considerando il suo antecedente atteggiamento, mi comporto esattamente come lui.

«Perché?» chiedo. Il suo sguardo torvo mi fa provare una sensazione di bruciore sulla pelle, qualcosa che non potrei spiegare bene a parole. Mormora qualcosa tra sè e sè che non riesco bene a capire, dopo di ciò sostanzialmente mi congeda.

«La faccio accompagnare dal mio autista» dice, non dandomi nemmeno il tempo di declinare la sua offerta, «sta arrivando» continua, facendomi capire che io non abbia molta possibilità di scelta. Bussano alla porta e lui invita ad entrare. Resto sorpresa quando, sulla soglia, noto qualcuno che ho già visto prima. Qualcuno con cui ho passato la notte pochi giorni prima.

«Meghan?» domanda. Suppongo sia stupito quasi quanto me nel vederlo nello studio di Nathan Bell. Mi chiedo per quale motivo il barista di un locale in centro sia qui.

«Brandon» sussurro. Mi volto per guardare Nathan, anche lui stupefatto. Probabilmente la sua reazione è dovuta al fatto che non capisca come sia possibile che entrambi conosciamo il nome l'uno dell'altra.

«Meghan, conosci il mio autista?» chiede cambiando nuovamente espressione. Eccola lì, quell'espressione da so-tutto-io, è tornata come se la chiamata ricevuta pochi istanti prima non fosse mai successa.

«Ci siamo conosciuti per via di amici in comune» mente Brandon, tagliando corto la conversazione. Tiro un sospiro di sollievo per il fatto che non abbia raccontato come sia avvenuto realmente il nostro incontro.

«Perfetto, vi troverete bene allora» sorride Nathan. Mi alzo dalla poltrona sulla quale ero seduta e sistemo ciò che ho uscito dalla mia borsa nuovamente dentro essa.

«Sono arrivata con la metro, la prenderò nuovamente» dico porgendo la mia mano al signor Bell per salutarlo. Finge di non aver visto la mia mano tesa verso di lui alzandosi.

«Non è proprio una scelta, non so se tu l'abbia capito» dice con tono più duro. La sua espressione è cambiata nuovamente, è gelida. I lineamenti della sua mascella sono più accentuati a causa della contrazione di quest'ultima.

«Qualcosa di molto spiacevole è accaduto. La metro è fuori uso e le strade sono molto trafficate. Ti accompagnerà Brandon» sancisce. Mi domando per quale motivo abbia repentinamente cambiato atteggiamento e sento ardere in me la curiosità riguardo la chiamata ricevuta. Nonostante il mio caratteraccio, seguo Brandon senza fare domande. Nathan non mi risponderà di certo, dunque spetta a me scoprirlo.

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⏰ Last updated: Aug 22, 2023 ⏰

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Vi presento il signor BellWhere stories live. Discover now