Capitolo 4

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Una volta scesa dalla metro, percorro il viale alberato che mi si pone davanti. Lo studio del signor Bell è molto lontano rispetto al mio appartamento e conosco pochissimo la zona. Noto subito che si tratti di un luogo frequentato da gente di un certo spessore, mi basta osservare i passanti: ben vestiti, pieni di sacchetti con su inciso il logo di grandi marche e come sempre, frenetici.

Una delle cose che preferisco di New York è proprio questa, la velocità con la quale si conduce la vita qui. Dopo aver superato il viale, sulla destra trovo  l'enorme edificio in cui vi è l'ufficio di Nathan Bell.

Si tratta di un palazzo celeste con delle ampie vetrate che danno sull'esterno. Posso notare da subito quanto sia alto, suppongo che ci siano più di una decina di piani. Utilizzo la porta principale per accedervi e mi sorprendo quando, una volta varata la soglia, mi viene gentilmente chiesto di poter prendere il mio cappotto.

Una volta dentro, mi dirigo verso la reception. L'ambiente è molto luminoso a causa del gioco di colori che hanno voluto usare: i toni dell'azzurro, riprendendo dunque la facciata del palazzo e del bianco. Le luci sono dei neon bianchi posti sul soffitto, le quali rendono l'atmosfera molto seria.  Nel complesso è molto semplice ma risulta ugualmente elegante. Dietro il bancone, una donna con i capelli ricci mi sorride. Tolgo i miei occhiali da sole per non risultare scortese e mi avvicino.

«Signorina Harris» dice, continuando a sorridere. La guardo un po' stranita, non è abituale che qualcuno mi conosca senza che io mi presenti. Mi piacerebbe avere successo e fama ma purtroppo, al momento, non ho nessuno dei due.

«Buongiorno, vorrei sapere dove si trova l'ufficio del signor..» comincio, prima di essere interrotta da lei che conclude la mia frase.

«Bell. Quinto piano, stanza dodici. Dovrà aspettare però, non è ancora arrivato» dice controllando l'orologio posto in alto alla sua destra. Il mio volto assume velocemente un'espressione corrucciata, sono una persona molto puntuale e detesto chi è in ritardo. Non mi piace aspettare, soprattutto quando ho delle scadenze in termini lavorativi.

La ringrazio e mi faccio spiegare dove siano gli ascensori. Una volta entrata, sale con me un uomo che non conosco. A giudicare i suoi lineamenti marcati e l'accenno di rughe sul volto, direi che sia più grande di me. Il suo look è decisamente elegante e profuma di qualcosa che conosco ma non riesco a ricordare.

«Signorina Harris» mi saluta. Lo guardo inarcando un sopracciglio. Nathan Bell ha comunicato all'intero palazzo il mio arrivo, tutti mi conoscono e in tutto ciò lui ancora non c'è? Non ho parole.

«Perché tutti mi chiamate per cognome?» sbotto. La situazione mi sta infastidendo e il fatto che Nathan Bell non si sia ancora presentato mi rende ancora più nervosa. Inizio a temere che la sua scenata di qualche sera fa sia stata solo una farsa e una presa in giro nei miei confronti. 

«Nathan ci ha avvisati del suo arrivo» sorride lui guardandomi, probabilmente fingendo di non aver visto la mia espressione. Sospiro rumorosamente e l'ascensore si ferma al quinto piano, l'uomo esce con me da esso.

«John Morris» dice lui porgendomi la sua mano destra, «piacere» continua poi. Allungo la mia mano e la stringe con forza. Mi accorgo adesso che ha due grandi occhi color ghiaccio che fissano intensamente i miei, tanto da incutermi timore. Lascio la sua morsa e mi guardo attorno cercando l'ufficio del signor Bell, sentendomi decisamente a disagio.

«Se vuole l'accompagno» si pronuncia lui, come se potesse leggere i miei pensieri. Mi volto nuovamente verso l'uomo ma quando sto per declinare la sua proposta, vengo fermata da una ragazza.

«Buongiorno, il signor Bell sarà qui a momenti» dice senza nemmeno presentarsi, «mi segua» continua poi guardandomi. La seguo velovemente lasciando John Morris dietro di noi. Sono sicura che ci stia seguendo con lo sguardo, quell'uomo non mi ha dato per niente una buona impressione.

«Sono Sarah Fell» si presenta con un caldo sorriso. Dal modo in cui il suo atteggiamento sia cambiato suppongo che anche lei si senta a disagio con quell'uomo e che lo conosca molto bene, considerando che lavorano per la stessa persona. Anche Sarah è molto elegante nel suo tailleur color pesca che mette in risalto il suo incarnato scuro. Ipotizzo che l'aspetto conti molto all'interno del team del signor Bell.

«Meghan Harris» mi presento, «anche se credo che come tutti, tu sappia chi sono» continuo abbozzando un sorriso che lei ricambia velocemente. La tensione che si era formata durante il breve ma intenso viaggio in ascensore sembra essere sparita e tento di rilassarmi. Sarah apre una porta nera e mi invita ad entrare. Deduco che questo sia lo studio nel quale potrò finalmente svolgere il mio lavoro. La scrivania e il resto degli mobili d'arredo è di colore nero lucido. A causa della colorazione l'ambiente risulta serio ed in contrasto con le foto di famiglia appese alle pareti color tortora.

«Diciamo che il signor Bell ci ha fornito delle informazioni su di lei» mi comunica Sara spezzando il silenzio all'interno dello studio. Mi volto per chiederle cosa abbia raccontato di me un uomo che non ha completamente idea di chi io sia ma Nathan appare sulla soglia della porta.

«Buongiorno signore» saluta con voce rauca. Tiene tra le mani due bicchieri di caffè fumante che appoggia sulla scrivania. Sfila i guanti dalle sue mani, appende il cappotto e si siede osservandoci.

«Buongiorno» diciamo all'unisono io e la sua dipendente. Nathan osserva me e poi uno dei due caffè sul tavolo, ponendolo davanti a me.

«Questo è per te. Caffé macchiato con due zollette di zucchero» sorride beffardo mentre io evito di fargli capire che mi abbia sopreso il fatto che sappia come bevo il caffé, «il tuo è sulla tua scrivania» dice a Sara che lo ringrazia e chiude la porta, senza che lui le abbia detto di lasciarci soli.

«Grazie» dico semplicemente, afferrando il caffè e cominciando a sorseggiarlo.

Inizio a pensare che stia facendo il mio stesso gioco, ossia raccogliere informazioni sul mio conto per poterle usare contro di me. Forse questa cosa forse dovrebbe preoccuparmi mentre in realtà mi eccita da morire.

Vi presento il signor BellWhere stories live. Discover now