Capitolo 3

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«Ci vedremo lunedì» concludo il mio discorso con Cara. Dopo essere tornata dalla cena ed essere passati in un bar, ieri era troppo tardi per avvisarla degli eventi. Mi ero basata semplicemente nel dire "non dovrò gettare la mia laurea nel wc".

Okay, questo è un modo carino per dirlo, considerando che io abbia banalmente usato la parola cesso. Ma comunque, rende l'idea di quello che effettivamente è successo.  Un messaggio breve e d'impatto ma che l'ha allarmata. Così, la mia migliore amica, ha pensato bene di chiamarmi quindici volte a partire dalle otto del mattino. Dopo le prime dieci, ha deciso di fare FaceTime.

Dunque, di buon mattino, mi ritrovo a commentare con lei gli eventi che si sono susseguiti velocemente ieri sera, concludendo con il fatto che l'intervista sia programmata per lunedì.

«Ma oggi è venerdì. Tu non farai niente questo weekend» puntualizza guardandomi attraverso lo schermo. Le alzo in bella vista il mio dito medio.

«Cara, sinceramente volevo dormire questa mattina» dico, «poi vorrei anche uscire, divertirmi un po'. Ho anche una vita, sai» puntualizzo. Sbadiglio e mi alzo in cerca di qualcosa da mangiare.

«Ma non avevi una scadenza per il lavoro?» urla mentre trovo una merendina in cucina. Torno in camera e, soprattutto, torno sul mio letto.

«Si ma ha accettato l'intervista ieri al ristorante. O meglio, per James l'aveva accettata già da prima» ridacchio addentando un pezzo della mia colazione, «dunque è spostata. Se trovo qualcosa su cui lavorare, dovrò passare molto tempo con lui» continuo riferendomi a Nathan Bell.

«Che fortuna, è un uomo bellissimo» ride controllando se Harry, il suo compagno, sia nei paraggi.

«Harry! Cara pensa che la cavia per il mio articolo critico sia bellissimo» urlo sperando che mi senta. Dopo pochi minuti, Harry appare dietro Cara ridendo. Indossa ancora il pigiama e ha una tazza di caffè tra le mani.

«Lei ama solo me, quindi» sorride lasciandole un bacio tra i capelli, «e poi è veramente un bell'uomo» conclude ridendo. Mi saluta e torna nell'altra stanza.

Sorrido guardandoli, sono una bellissima coppia. Siamo amiche da così tanto tempo che mi considero parte di quella che sarà la loro famiglia. Inoltre, loro due, sono gli unici che mi fanno credere un minimo nell'amore. Insieme ai miei genitori.

Quando Cara e Harry si sono conosciuti al collage, erano convinti che la loro sarebbe stata una relazione con basi non troppo solide. Invece, dopo tre anni, hanno deciso di convivere a Boston.

Ricordo ancora il giorno in cui ho messo piede, per la prima volta, nella loro casa. Credo sia stato uno dei momenti più emozionanti per loro, ma anche per me, considerato il fatto che io sia sempre stata una loro fan.

«Riuscirai a renderlo critico o ti farai denunciare per diffamazione?» domanda Cara riguardo il mio articolo. Nel frattempo mi rendo conto del fatto che stia mangiando un biscotto.

La mia faccia assume un'espressione pensierosa. Sarà difficile rispettare tutti i parametri affinché questo non avvenga, considerando che già io mi sia fatta un'idea su di lui.

Quando James mi ha chiamato per offrirmi questo lavoro, avevo già delle sincere perplessità. È stata proprio Cara a convincermi, effettivamente è stata una proposta veramente ottima.

«Lo spero. Spero anche di trattenere un po' il mio caratteraccio» rispondo facendola ridere. Dopo poco, chiudiamo la telefonata e finalmente torno a dormire.

*

La sera, sorseggio il mio cocktail osservando il locale in cui mi ha portata Debby, una mia collega di lavoro. È un posto molto kitsch e sinceramente, non troppo nel mio stile.

Le pareti sono colorate di nero e piene di brillantini argentati che spiccano con i forti led che hanno montato. Il tavolo in cui siamo sedute, fortunatamente, è abbastanza lontano dalla massa e mi concede una visuale quasi perfetta del posto.

I lampadari scendono a cascata dal soffitto, con grossi pendenti placcati dello stesso colore dei brillantini sulle pareti. Il bancone invece, è decorato da stampe animalier, sulle quali avrei molto da ridire. Il pub è veramente enorme e la musica è così forte da non permettermi di sentire tutto il discorso che fa la mia collega.

«Ti piace?» urla nonostante sia seduta di fronte a me. Capisco dal suo sguardo che si riferisca al drink che abbiamo preso e annuisco, bevendo un altro sorso. Lei sorride soddisfatta.

«Dunque, com'è questo Nathan?» dice sempre con tono di voce alto. La musica continua a pompare nelle mie orecchie mentre osservo la gente in mezzo alla pista da ballo.

«Non l'ho ancora capito» commento, «considera che prima ha rifiutato la mia intervista, poi si è presentato al ristorante» continuo il mio discorso.

«Avrà avuto timore che lo dipingessi come un ciarlatano» ridacchia e io la seguo. Potrebbe avere senso, considerando che la testata giornalistica per la quale lavoriamo si occupa in genere di articoli molto critici.

Data la sua fama e il suo successo, potrebbe effettivamente averne parlato con qualcuno che gestisce le sue interviste e i suoi rapporti con il pubblico.

«Probabile» rispondo. Vicino al bancone, vedo due ragazzi venire verso di noi e osservò Debby ridendo. Le faccio segno con la testa di voltarsi e così fa.

Come me, anche lei riconosce chi sta venendo a sedersi nel nostro tavolo: Mark e Paul, due nostri colleghi di lavoro. Quando si siedono, non mi sembra affatto una coincidenza, così fulmino Debby con lo sguardo.

«Solo divertimento» mima con le labbra, capendo che la cosa mi abbia infastidita. Una delle cose che non tollero è l'avere rapporti troppo stretti con i colleghi uomini e per inciso, Debby va a letto con Paul, dunque mi è abbastanza chiaro il motivo per cui Mark sia qui questa sera. 

«Buonasera ragazze» dice quest'ultimo mentre si accomoda al mio fianco. Gli sorrido e poi punto gli occhi verso il mio bicchiere che, ahimè, ormai è quasi vuoto.

«Ciao Deb» dice Paul, lasciandole un bacio sulla guancia e concedendosi qualche secondo per osservare la sua scollatura. Tossisco per fargli capire che sia alquanto imbarazzante osservare questa scena.

«Ciao anche a te» dice guardandomi. Lo saluto e, poco dopo, faccio alzare Mark per andare verso il barista. Lui insiste nel volermi accompagnare ma alla fine capisce che sia meglio di no.

Quando arrivo al bancone, dopo aver atteso il mio turno, ordino un altro Long Island. Una decina di minuti dopo, il barista me lo porge. Notando uno sgabello mi siedo lì, consapevole del fatto i ragazzi al tavolo possano vedermi, così come ho fatto io con loro.

«Serataccia?» domanda lui, probabilmente notando la mia espressione. Nonostante la mia età e il mio tentare di avere autocontrollo, qualsiasi cosa io non dica, continua a dirla la mia faccia.

«Un po'» ridacchio bevendo. Lui si asciuga le mani in un canovaccio e si versa un alcolico scuro in un bicchierino.

I suoi capelli sono castani, così come i suoi occhi. La mia risata lo contagia e osservo così il suo bellissimo sorriso.

«Alle seratacce in compagnia» sorride nuovamente alzando il bicchiere verso di me, e io faccio lo stesso con lui.

Il nome scritto sulla targhetta dice Brandon. Una vocina nella mia testa mi suggerisce che la regola delle relazioni non-troppo-intime valga per i miei colleghi, non per i baristi. Così, quella notte, la passiamo a casa sua.

Vi presento il signor BellWhere stories live. Discover now