C'è chi un giorno invece ha sofferto
e allora ha detto: "Io parto.
Ma dove vado se parto?
Sempre ammesso che parto."(E. Jannacci, R. Pozzetto, E la vita, la vita, 1974)
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Gennaio 1984
Era l'inizio di gennaio, e a metà marzo Nicolò avrebbe compiuto diciannove anni.
Aveva ancora due mesi e mezzo per realizzare la promessa fatta a Ravaioli.
Diciannove anni e sarebbe stato fuori dal circuito junior. Non aveva neanche fatto il foglio rosa per la patente, occupato com'era ad allenarsi e barcamenarsi tra lavoretti impossibili.
Non aveva mai smesso col tennis. Aveva mantenuto la promessa fatta a Leo e a se stesso: quel meraviglioso sport sarebbe stato il suo futuro.
Ma siccome suo padre non voleva più pagargli le lezioni, Nico aveva praticamente abbandonato le superiori per potersi dedicare completamente a lavoro e allenamenti.
Durante i primi sei mesi dell'anno precedente, Nico aveva cercato di destreggiarsi tra lavori part-time e scuola. I suoi genitori erano stati inizialmente contrari, ma i guadagni personali lo avevano reso gradualmente più indipendente, proprio come aveva previsto la Fulvia.
A inizio febbraio, aveva ottenuto un posto da garzone presso i Turus. Al suo rientro dal primo giorno di lavoro, suo padre gli aveva confiscato la bicicletta per impedirgli di tornarci. «Tu non esci più di casa, schifoso! Lo so cosa vai a fare, con quello slavo di merda che è tornato a casa!»
Il giorno seguente, Nico aveva deciso di andare al lavoro a piedi: era solo mezz'ora di cammino. Poi, invece di chiedere la sua paga giornaliera, aveva chiesto al signor Turus una vecchia bicicletta che aveva notato abbandonata in un angolo del deposito degli attrezzi agricoli, e il vecchio si era rivelato sorprendentemente generoso: «Con quel trabiccolo non ci faccio niente, te lo regalo e vedi se riesci a metterlo a posto.» Nico aveva portato la bici a casa. Suo padre aveva protestato, ma Nico gli aveva fatto notare che l'aveva guadagnata con il suo lavoro, e questo era bastato per farlo tacere. Era amico dei Turus, doveva averli sentiti al telefono, per assicurarsi che il suo prezioso figlio stesse davvero lavorando da loro, e questo aveva probabilmente giocato a suo favore: non gli aveva più fatto storie, si limitava a lanciargli degli sguardi ostili ogni volta che usciva di casa.
Conciliare lavoro, scuola e allenamenti era stata un'impresa quasi titanica. Quattro pomeriggi alla settimana li aveva passati dai Turus. Aveva usato i soldi guadagnati per pagare i restanti tre pomeriggi di tennis, andando al club in autobus con l'abbonamento che usava anche per la scuola. Ma tre giorni a settimana di allenamento non erano sufficienti per diventare un professionista, quindi aveva cercato di allenarsi anche da solo, alla vecchia maniera, nel campo di fronte a casa, consapevole che poteva essere solo una soluzione temporanea. Il lavoro dai Turus era manuale e piuttosto stancante, e aveva dovuto anche studiare per evitare di farsi bocciare. La promozione l'aveva ottenuta per il rotto della cuffia con una risicata media del sei, e si era quindi reso conto che se voleva giocare qualche torneo con la speranza di vincerlo, doveva lasciare la scuola.
Ma c'era un ostacolo: a maggio aveva fatto la famigerata visita dei tre giorni, e se avesse lasciato la scuola sarebbe stato chiamato a prestare servizio militare. Fare obiezione di coscienza e dedicarsi al servizio civile non era un'opzione percorribile: in primo luogo, perché gli avrebbe comunque impedito di lavorare e muoversi liberamente; in secondo luogo, a causa dell'opposizione di suo padre: i rapporti con lui erano già tesi al limite della sopportabilità, era meglio non provocarlo ulteriormente, e Nico lo aveva sempre udito definire il servizio civile come: «una via di fuga per cagasotto e finocchi.» Per ottenere il rinvio, a settembre si era quindi iscritto in quinta superiore, ma aveva progressivamente aumentato le assenze fino a non frequentare più.
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REWIND - Amore è una parola proibita (BoyxBoy)
Romance1980. Nicolò ha quindici anni, e già sa di non voler essere un provinciale di merda. Gioca a tennis, lui, legge libri, sogna in grande. Non si mescola agli sfigati. Leonardo ha tutta la bruttezza, la povertà e l'ignoranza della campagna da cui è g...