Ventiduesimo Capitolo

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" Il tempo lascia domande,
mostra risposte, chiarisce
i dubbi, ma soprattutto ci
porta la verità"

In auto la tensione tra me e mio cugino era tagliente e no per qualcosa tra di noi, ma per il confronto tra Sole e Ferit.
Percorsi un paio di kilometri, stufa ruppi quel dannato silenzio

"Kerem, potresti dirmi cosa ti passa
per la testa?"
"Mel, non voglio parlarne"
"Smettila e comportarti da adulto"
"Non avrei dovuto lasciarla sola"
"Sola? C'è Ferit insieme a lei"
"Io dovevo rimanere al suo fianco,
venire a conoscenza del suo passato
non sarà facile per lei"
"Capisco cosa vuoi dire, ma e con suo
fratello, ti sfugge questo piccolo
particolare"
"Sto impazzendo, avrei dovuto fare
e dovrei fare di più"
"Torturarti non serve a nulla,
avevano bisogno di parlare e
chiarirsi"
"Mel, per ben due anni abbiamo
continuato a guardare Sole e mentire
ma che razza di persone siamo?"
"Abbiamo sbagliato, e me ne
vergogno, ma non spettava a noi
farlo"
"Basta, non mi riconosco più"
"Se devo essere sincera anche io non
ti riconosco ma perché e ovvio che sei
pazzo di lei"
"Si, completamente e vorrei che tutti
sapessero che è mia, ma so anche che
non sarà così facile "
"Kerem, non correre impara a darle
tempo e nel frattempo rimani al suo
fianco"
"Farò l'impossibile se è necessario"

Il resto del tragitto nessuno aprí più bocca, arrivati ad Istambul Kerem per non pensare preferì buttarsi a capofitto sul lavoro, io tornare a casa e aspettare che Ferit si facesse vivo.

Il tempo continuava a scorrere e con esso la mia ansia crescere, continuavo a fissare il telefono con la speranza che sul display lampeggiasse
il nome di Ferit, ma la pazieza era risaputo che non era il mio forte, infatti senza esitare oltre lo chiamai,
primo squillo, secondo, poi finalmente la sua voce

Il tempo continuava a scorrere e con esso la mia ansia crescere, continuavo a fissare il telefono con la speranza che sul display lampeggiasseil nome di Ferit, ma la pazieza era risaputo che non era il mio forte, infatti senza esitare oltre lo chi...

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"Apri"

Bene i punti erano due o quest'uomo riusciva a leggere i miei pensieri o in qualche modo le nostri menti erano collegate, corro ad aprire la porta per ritrovarlo sulla soglia ed incrociare il suo sguardo e non avere il tempo di dire nulla e ritrovarmi tra le sue braccia, posto in cui perdermi era un attimo, ma dovevamo parlare

"Ferit che ne dici di entrare e parlare"
"Sii, aspetta ho bisogno del tuo
profumo"
"Ferit!!"

Sorrise e l'attimo dopo mi aveva caricato sulle sue spalle, un gesto davvero romantico, entrati dentro con un calcio chiuse la porta e mi portò dritto in camera, dove mi scaraventò sul letto nel vero senso della parola, rimanendo sospeso mi guardava come se al mondo non ci fosse niente di più bello mettendomi parecchio a disagio.

"Ferit parliamo per favore"
"Sei così bella"
"Stai bene?"
"Mai stato meglio, ammiro
semplicemente ciò che e mio"
"Ciò che è tuo?"
"Si, e non potrai mai essere di
nessun'altro"
"Sei un tantino presuntuoso"
"Non è presunzione, ma certezza"

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