Capitolo 10

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Quando riaprii gli occhi, eravamo in un bosco vicino a un falò. Il cielo era scuro, ma non troppo nuvoloso ; ero steso a terra, coperto da alcune delle mie felpe e dietro la mia testa, a mo' di cuscino, il mio zaino. Mi sollevai facendo forza sulle mie braccia, ma vidi subito il centauro avvicinarsi e ristendermi a terra.

-Devi stare giù, sei ancora troppo debole. Come ti senti?-

-Mi sento un po' stordito ... mi sta salendo anche un po' di nausea-

-Tra qualche ora passerà, è effetto della pozione che ti ho dato che, ovviamente, è più forte dell'altra-.

-Credo che mi addormenterò, così domani ripartiamo-

-Va bene, allora buonanotte-

Ricambiai la buonanotte e mi addormentai appena mi stesi sul fianco.

Il mattino seguente ripartimmo per raggiungere la Slovenia, a circa due giorni di distanza. Mentre camminavamo, l'angoscia continuava ad affollarmi i pensieri: ora più che mai doveva stare attento, anche se ci spostavamo sempre in zone isolate. Dopo quello che era successo con il Minotauro, sicuro mi stavano dando la caccia, ero un pericolo pubblico; per la folla avevo combattuto contro il nulla ed ero stato ferito da quest'ultimo e, nonostante le ferite riportate, ero sopravvissuto. Un mortale sarebbe morto solo con quella ferita alla gamba.

Quei bastardi hanno studiato tutto per bene.

-Achille, guarda qua, su questo tronco. Ti stanno dando la caccia-

Mi avvicinai a Chirone e vidi un piccolo cartello con la mia foto scattata durante lo scontro assieme ai miei dati e al di sopra la scritta "RICARCATO". La ricompensa ammontava a diecimila euro. Cazzo.

-Dobbiamo andarcene subito, abbiamo già troppi guai e non possiamo permetterci un tuo arresto. Se lo hanno messo qui, probabilmente saranno nei paraggi. Mettiti il cappuccio addosso, così stiamo tranquilli-

Obbedii al centauro e continuammo a camminare. Anche se eravamo soli, in quel momento, non riuscivo a smettere di guardarmi intorno: qualsiasi rumore mi faceva sobbalzare e mi sembrava di avere migliaia di occhi invisibili addosso.

-Achille, devi stare tranquillo, così desti ancora più sospetti se qualcuno ci vede-

-Eh, facile a dirlo. Tu non hai gli occhi di mezza Europa addosso. A te non ti hanno visto quando mi hai caricato sulle spalle. Ma poi perché mi vedo solo io, scusa?-

.Allora, primo, se camminiamo più velocemente, usciremo prima da qui e secondo ...-

Un urlo spezzò il discorso di Chirone. Orientammo lo sguardo in quella direzione e due uomini si stavano avvicinando correndo verso di noi.

-Merda, ci hanno trovato!

Iniziai a correre nella direzione da cui eravamo venuti, cercando di muovermi a zigzag per depistare i miei inseguitori, cercando di nascondermi tra gli alberi: non avevo idea di cosa stavo facendo, se fosse la direzione giusta, se ancora i poliziotti fosse distanti, ma in quel momento dovevo solo continuare a correre.

Mi nascosi dietro a un cespuglio e Chirone mi seguii. Sentii le voci dei poliziotti avvicinarsi per poi allontanarsi. Ci avevano perso di vista. Alzai la testa e controllai che non ci fosse nessuno.

-Aspettiamo cinque minuti, poi ripartiamo- suggerì Chirone, con il fiatone.

-Quanto ci siamo allontanati da lì?-

-Uno o due chilometri. Dobbiamo muoverci per evitare che ci rintraccino di nuovo. Dammi il borsone, devi essere il più possibile libero nei movimenti-

Annuii, gli porsi il borsone e restammo seduti in silenzio per qualche minuto, con le orecchie tese per catturare ogni singolo rumore che potesse creare sospetto.

-Se ci sei ripartiamo. Se mi beccano finisco al fresco per un bel po'- dissi, quando fui sicuro che non ci fosse, almeno in quel momento, nessuno.

Il centauro annuì e ricominciammo a correre verso la direzione originaria che stavamo percorrendo prima e riuscimmo a recuperare i chilometri persi senza essere disturbati.

Poi vedemmo due macchine della polizia e quattro poliziotti scesero dalle vetture, ma appena mi voltai per scappare di nuovo, gli altri due, che ci avevano rincorso prima, erano alle nostre spalle.

Cazzo.

Uno dei poliziotti mi afferrò le mani e mi mise le manette ai polsi per poi spingermi a forza verso la macchina della polizia. Non tentai di ribellarmi, sarebbe stato tutto inutile. Quando sentii lo sportello chiudersi, vidi Chirone osservarmi con preoccupazione rassegnazione per poi vedere la sua sagoma sempre più piccola mentre mi trasportavano verso il carcere di Zagabria, in attesa del porocesso.

Rivolta dal TartaroWhere stories live. Discover now