Capitolo 18

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Continuammo a nuotare per qualche ora, seguendo quella scia, e poi vedemmo apparire man mano la città di Atlantide: sembrava un insieme di rovine rimaste lì da chissà quanto tempo, ma poi comparvero da lì due sagome nuotare verso di noi che iniziarono a prendere le somiglianze di due ragazze, forse sui sedici anni, vestite con abiti azzurri, in contrasto con i loro capelli biondi.

- Scusami, sei Achille giusto? - chiese una delle ragazze con voce squillante.

- Si, sono io. Lui è con me-

- Bene, allora seguiteci-

Bastò procedere di qualche metro, per vedere la città trasformarsi radicalmente: le rovine diventarono abitazioni dove all' interno, le famiglie stavano attaccate alla finestra a guardarci durante il nostro passaggio. Tutti volevano vedere il figlio perduto del loro re.

Le ragazze si fermarono davanti a un palazzo preceduto da un porticato sorretto da otto colonne e, attraversato questo, si ergeva un ingresso monumentale chiuso da due ante con incisioni lineari. Quello, era il palazzo reale.

Furono dati due colpi secchi sulla porta, che si aprì, mostrando un governante, con addosso una gonna lunga sino alle caviglie.

- Benvenuti. Entrate, il sovrano arriverà a momenti- annunciò l' uomo, distendo il braccio verso l' interno dell' edificio per poi congedarsi una volta entrati.

Una volta che fummo dentro, ammirammo l'interno del palazzo: il piccolo disimpegno, antecedente al soggiorno, era dipinto di bianco, con decorazioni dorate nella parte bassa delle pareti, mentre il soggiorno era ammobiliato con un divano in tessuto color panna dietro il quale si ergeva una possente scala di marmo da cui scese lui; Alexis.

Mio padre.

La sua toga, legata con una spilla d'oro sulla spalla metteva in evidenza gli addominali e i pettorali scolpiti.

Guardando il suo volto, sentii una stretta al cuore nel vedere che fossimo così simili: i capelli biondi raccolti in un codino, gli occhi di quello stesso verde glaciale, la carnagione appena più scura della mia e i lineamenti del suo volto più definiti, segnati da quelle poche rughe presenti.

Più volte avevo  ad immaginare come sarebbe stato quell' incontro, ma non c' era mai riuscito, e ora mi trovavo davanti a lui e non avevo idea di come comportarmi.

- Benvenuti ad Atlantide. Spero che il vostro viaggio sia andato per il meglio-

Rivolse il suo sguardo verso di me.

- Achille- sospirò Alexis- vieni da tuo padre-

"Tuo padre". No, lui non era mio padre.

Restai lì fermo, mentre sul suo volto mutò la sua espressione felice.

Chiamo a sé le due ragazze di poco fa e propose a Chirone di farsi un giro della cittadina, in modo da lasciare soli noi due.

-Seguimi, andiamo a parlare di sopra-

Salimmo le scale di marmo, per poi entrare in una stanza al piano di sopra, dove era presente un tavolo di quercia e due sedie in velluto, posizionate l'una di fronte all'altra.

- Achille...

- Perchè non ti sei mai fatto vivo in tutto questo tempo? Prima di questo viaggio non sapevo nulla di te, e dovrei pure chiamarti... padre?-

Quella parola si bloccava nella mia gola, al pensiero di doverla usare per lui.

- Fammi spiegare...-

-Pensi che con delle armi risolvi la tua mancanza millenaria? Fai come mia madre, eh? Quando stavo combattendo a Troia, avevo perso l'uomo più importante della mia vita e lei sai di cosa si preoccupò? Delle armi, solo di quelle. Anche tu sei così, eh! -

Rivolta dal TartaroWhere stories live. Discover now