Epilogo

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Qualcuno bussò alla porta di quel buco che mi era stato concesso come stanza.

"Non lamentarti." pensai "Gli altri sono giù nel Tartaro, tu almeno sei stato risparmiato per una seconda volta".

Aprii la porta. Ade, come sempre.

Era più sbattuto del solito. Con la vittoria, non ha avuto quello che sperava.

-Preparati, ti aspetto di là-

-Te lo scordi-

-Cos'è quest'insolenza improvvisa? Ti devo rendere noto che non sei nella situazione di opporti a me?-

-Cosa mi faresti, altrimenti?-

-Conosco posti di questo luogo che sono peggio forse anche del Tartaro. Ti sto chiedendo di fare ciò che ti dico; vuoi raggiungere gli altri? Dovresti essere grato di essere qui-

-Io non mi muovo da qui, stronzo-

-Andiamo, ancora ti porti addosso il rancore di aver perso?-

-FANCULO LA TUA VITTORIA!- urlai –Io voglio solo rivedere Patroclo e vivere questa morte con lui, non voglio stare qui a sottostare ai tuoi cazzo di ordini-

Lasciai una lacrima scorrere sul viso.

-No, non piangere- cinguettò l'altro, avvicinandosi e passando quelle stesse dita che mi avevano ingannato sul mio volto.

-Lui non ti merita, lo abbiamo già affrontato questo discorso. Tu sei un re, e lui un assassino, esiliato dal suo stesso regno. Ti serve uno del tuo stesso calibro, uno come me-

-Sei un egoista di merda-

-Colpa dei tuoi cari dei-

-Hanno fatto bene a uccidere Persefone, te lo meriti-

Il suo sguardo, all'improvviso, diventò freddo.

-Cosa hai detto?- sussurrò tra i denti.

Restai muto, mentre sul viso del mio interlocutore apparve un sorriso amaro.

-Non hai le palle di ripeterlo, vero?-

Sentii uno schiaffo arrivarmi in pieno viso, e una spinta che mi gettò contro la testata di quel minuscolo letto.

-Non nominarla mai più, è chiaro?-

Non risposi, neanche con un cenno del capo.

-Solo una cosa puoi avere in bocca, e quella è il mio cazzo. Muoviti, ti aspetto di là-

Uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

Mi sedetti sul letto e guardai fisso il pavimento per quelle che sembravano ore: solo quando vidi una lacrima arrivare al suolo, scoppiai a piangere come un bambino. Nella mia mente, fu come su una diga si aprì e da essa fossero iniziati a uscire tutti gli scheletri che si erano accumulati in quegli anni di prigionia: l'umiliazione di essere caduto nell'inganno di Ade, i sensi di colpa per aver condannato tutti a un tragico destino e la rabbia. Rabbia per essere impotente, rabbia per la consapevolezza di non poter scappare da lì.

-Patroclo, amore mio- bisbigliai – perché ti ho abbandonato?-

Rivolta dal TartaroWhere stories live. Discover now