CAPITOLO 1

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La valigia straripava da vari punti, mentre cercavo di chiudere la serratura schiacciandola forte. Niente, non voleva proprio stare al gioco. Ovvio che tutti quei vestiti non siano entrati in una valigia così modesta. Viaggiando in luoghi così esotici ed incantevoli non potevo fare a meno di comprare tante, troppe cose.

Presi due paia di scarpe e li rimisi per terra. Era ora di fare pulizie.

No, questa no. E' dall'Italia, non puoi buttarla via.

Avevo tra le mani una t-shirt con scritto in stampatello "I love Rome", con il Colosseo disegnato sotto, ricordo del mio primo viaggio da sola. Era stata un'avventura! Mi mancava quella città. Chissà, magari ci sarei ritornata in un futuro. Non fu per nulla male come villeggiatura.

Già. Li chiamavo sempre così: "Villeggiature". Era la denominazione più appropriata ai miei lunghi spostamenti. Non mi fermavo mai più di cinque mesi e correvo di stato in stato, di città in città, senza mai possedere una casa tutta mia o degli amici. Eppure non sentivo nessuna mancanza, non percepivo dolore. Mi era capitato, quando ero piccola, di sentirmi sola, ma c'erano i miei genitori a colmare in parte quel vuoto e a quell'età non facevo caso al resto. Adesso che ero sola e che i miei erano morti, sentivo solo un risentimento struggente verso due persone che non mi avevano permesso di vivere una vita come tutti gli altri bambini. Posi la foto consumata dal tempo sopra il comodino, sbuffando sonoramente. Non era il momento di lasciarsi andare ai ricordi o avrei perso l'aereo.

Molti psicologi dicevano che ero mentalmente instabile, che correvo per fuggire da qualcosa, che stavo seguendo l'esempio dei miei genitori senza accorgermene. Invece me ne rendevo conto, ma non riuscivo a rimanere a lungo in una città. Mi sentivo oppressa e l'ansia sovrastava qualsiasi altra cosa. I soldi non mi mancavano grazie ai risparmi di una vita di mio padre. Era come se avesse sottoscritto "Ecco, adesso tocca a te fare una vita di merda".

Afferrai il manico della valigia e attraversai la stanza verso l'uscita. Non mi sarei voltata alle spalle. E così fu.

"Il volo 340 diretto a New York sta per partire. Ripeto, il volo 340 per New York sta per partire"

Salutai da finestrino quella città che mi aveva regalato tante emozioni, ma che rimaneva una delle tante nella mia lunga lista. Il lato positivo di tutto quel viaggiare? Aver girato il mondo a soli ventitré anni.

A New York c'ero nata e sinceramente non avrei mai immaginato di volermi trasferire proprio lì.

Appoggiai la testa sopra il sedile con le cuffie alle orecchie. Una hostess passava per i posti, con un carrello davanti. Si sporse verso di me indicando le varie bottiglie e qualche snack. Scossi la testa e richiusi gli occhi, cullandomi con la dolce canzone. Scarborough Fair. Riusciva a rilassare i nervi come nessun'altra.

Fui scossa da un fremito, quando la musica aveva smesso di riprodursi.

"Signorina, è arrivata a destinazione."

Il cielo era ormai scuro e le stelle brillavano indisturbate. Ringraziai la donna che mi aiutò con la valigia vedendomi ancora frastornata dal sonno e dal fuso orario. Scesi dall'aereo e una vettura mi portò direttamente fuori dall'aeroporto, dove parcheggiati, stavano ad aspettare dei taxi tutti gialli. Ne scelsi uno, che sembrava il più sicuro e pulito e indicai all'uomo la via dove doveva esserci il mio appartamento. Per quell'occasione ne scelsi uno abbastanza grande con quattro vani e due bagni. Non spesi tanto quanto mi sarei aspettata e ne fui felice. Diedi il mio dovuto al conducente vedendolo, poi, sfrecciare a tutta velocità lontano da me. Volsi uno sguardo verso il palazzo a sette piani e ne osservai i dettagli. Era semplice, di un colore rossiccio, con le finestre gialline. Ognuno aveva qualcosa di diverso, che li differenziava dal resto, come un vaso di rose rosse, qualche adesivo o delle luci a intermittenza. Solo un balcone era completamente spoglio ed era proprio il mio.

Entrai nella Hall e la luce investì i miei occhi. Salii le scale di legno e raggiunsi l'appartamento al terzo piano. Il locale era proprio come nelle foto e non mi stupì l'odore di chiuso che aleggiava tutto intorno. Spalancai la prima finestra che vidi, facendo entrare l'aria pulita. Così feci con tutte le altre. Le avrei lasciate aperte finché l'aria sarebbe diventata respirabile.

Chiusi la porta del bagno, mia personale abitudine che avevo da sempre anche se in casa non c'era nessuno da ormai tanto tempo e misi qualcosa di più comodo. Legai i lunghi capelli in una coda alta e acconciai i ciuffi ribelli con qualche forcina. Sistemai tutti i vestiti della valigia nei corretti spazi e chiusi le scarpe in un piccolo stanzino. Quella casa aveva qualcosa di diverso. Mi sentivo già confortata. Tastai con il mio culetto l'incredibile morbidezza del materasso. Il cuscino era un ammasso di bambagia. In sostanza perfetto. Chiusi gli occhi per un istante, percependo lo sfrecciare degli pneumatici sull'asfalto e i clacson in lontananza. Qualche bambino piangeva chiamando la sua mamma, forse per lo spuntino serale. Mi vennero in mente tanti ricordi, tanti dolori che con impeto cercavano di smontare tutta la mia determinazione che fino a qualche ora fa persisteva. Decisi che era meglio intrattenere la mente con qualche lavoretto domestico. Quell'appartamento era bello, sì, ma era ovvio che non ci abitava nessuno da molto tempo. L'uomo che mi convinse a prenderla aveva detto qualche anno, ma sembrava polvere di anni e anni. Magari i precedenti proprietari amavano la sporcizia o erano molto pigri.

Il mio intento era di distogliere la mia attenzione su dei ricordi troppo dolorosi e l'effetto stava a poco a poco arrivando. Erano le tre di notte e non mi andava proprio di dormire. Provai qualsiasi cosa mi capitasse: la radio, la televisione, la vasca con l'idromassaggio; sistemai i vestiti in ordine di colore e di eleganza, diedi un'ultima controllata al risultato e verso le quattro decisi di raggiungere quel comodissimo lettuccio.

"Look at me now, I'm falling
I can't even talk, still stuttering
All I wanna be, yeah all I ever wanna be, yeah, yeah, yeah, yeah
All I wanna be, yeah all I ever wanna be, yeah, yeah
Is somebody to you"

Afferrai il telefono con la mia solita delicatezza e spensi la sveglia. Sbuffai, girando la testa verso l'altro lato. Avrei voluto davvero tanto dormire un altro po', ma sarebbe significato perdere tempo inutile, invece di girare per quell'immensa città. Ero a New York, che diamine!

Forza, su. Muovi il bel culetto che ti ritrovi e vatti a dare una sistemata. Sarai uno spaventapasseri.

Il mio subconscio aveva ragione. Raggiunto lo specchio mi si raggelarono le vene, vedendo il riflesso di quella che doveva essere la mia faccia. Un ammasso di pelle informe e capelli in aria, formando una cornice perfetta per un documentario sugli alieni.

Cercai per mezza camera la spazzola di legno che mi portavo sempre dietro e la trovai inspiegabilmente sotto il letto. Come cavolo c'era finita là sotto?

Ora che sembravo una vera ventitreenne potevo soffermarmi sull'abbigliamento da scegliere. Avevo accoppiato una magliettina larga a mezze maniche con un paio di leggings neri; una t-shirt corta molto vivace con una gonna gialla e una camicia azzurra con dei jeans neri. Ero indecisa sulla prima e l'ultima. La gonna non mi andava proprio, così la scartai. Scelsi la mia maglia preferita, due taglie più grandi, con i leggings che tanto amavo. Erano perfetti per una bella passeggiata. Presi le creepers nere e finì di sistemarmi, spruzzando un poco di profumo.

Uscii da casa e l'aria piena di smog mi entrò nelle narici. Attenzione New York, Jane è in città.



*angolo dei commenti*

Sì, insomma, eccomi qui con un'altra storia. Quel sogno era così vivido che non ho potuto fare a meno di cominciare a scrivere.

Spero che davvero vi possa piacere.

In questo spazio parleremo un po' di noi, della storia e di tutto quello che vorremo. Mi piace pensare che sarete in tanti a leggere e recensire. Risponderò a tutti, promesso!

In questo periodo mi sento giù di morale. Qualcuno che segue The Vampire Diaries può capirmi. Non posso fare a meno di rattristarmi. Ho amato queste seste stagioni davvero tanto e amo la Delena infinitamente.

Scusate il momento fangirl, ahahah.

Vi ringrazio nuovamente per aver letto la mia storia e vi mando un grosso bacio.

-whenthesnowcomes



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