Capitolo 4: Abusi

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Passarono i giorni tranquillamente. Fino a quando tutto si fermò una notte. Simon dormiva come una pietra, la notte procedeva serena, finché non si udirono urla strane, grida di terrore o paura, come se qualcuno chiamasse aiuto. Simon, tuttavia, non riusciva a svegliarsi dal profondo sonno che lo avvolgeva. Le grida provenivano di nuovo dalla cucina: "AIUTATEMI, AIUTA...". Poi calò di nuovo il silenzio. Non si udì più nulla.

La mattina seguente, Simon uscì dalla sua camera, ma in casa non c'erano né Tommy né la madre. "Dove saranno andati?" si chiese. Nel frattempo, sentì l'odore di yogurt alla fragola provenire dallo scaffale del microonde. "Tommy sarà andato a mangiare lo yogurt e non l'avrà voluto finire..." rifletté Simon. Il cucchiaio era ancora sporco, quindi gettò lo yogurt, mise il cucchiaio nella lavastoviglie e in seguito preparò la colazione da solo, guardando la televisione.

Il padre non era ancora rientrato, era ormai certo che non sarebbe più tornato a casa. Mentre Simon guardava la TV, notò qualcosa di strano sotto il tappeto del divano. Brillava. Andò a controllare e, sollevando il tappeto, scoprì del vetro frantumato e birra rovesciata in abbondanza. "Cosa sarà successo...?" si chiese. Tolse completamente il tappeto, scoprendo che era completamente bagnato di birra. "Sarà stata la mamma?" disse Simon confuso, ma lei non beveva birra, anzi ne era completamente disgustata. La risposta era una sola: suo padre. Corse subito al telefono di casa per avvisare la madre. Rispose.

"Riley, sono in ospedale adesso..."
"In ospedale? Che cosa è successo?"
"Tommy è stato aggredito da papà... è svenuto e ora sta riposando... ci vediamo a casa..."
E la telefonata si chiuse. Riley era incredulo. Non poteva ancora immaginare che il padre si sarebbe fatto rivedere, spiegando anche il birraio incidente in casa.

La giornata trascorse velocemente, poi la madre rientrò a casa con il volto sconvolto. Simon andò da lei e chiese: "Che cosa è successo e quando è stato aggredito Tommy?".
"Ieri notte," rispose la madre. "Mi ha detto che stava mangiando uno yogurt quando eravamo a letto. Ha sentito la porta d'ingresso sbattere violentemente, si è spaventato e ha visto che era papà, birra in mano. Ricorda solo di aver ricevuto un pugno in faccia, poi ha perso i sensi, proprio come è successo a te."

"Quindi ora cosa succede?"
"Domani mattina andrò a fare denuncia. Ora vado a riposarmi." Si tolse le scarpe e si diresse verso la sua camera per dormire. Riley era pervaso dalla rabbia, prima lui e ora suo fratello. Non ci pensò due volte e, quando la madre cominciò a dormire, Simon prese le scarpe, uscì di casa e tornò al parco dell'ultima volta. Era quasi sera, nessuno era più presente. Si avvicinò all'altalena e trovò ancora quella pistola.

"Per fortuna nessuno l'ha trovata." Era nascosta tra l'erba alta, in modo che non potesse essere vista. "Quando troverò quell'infame, non avrà più voglia di farci del male..." Voleva ucciderlo. Anche se l'atto serviva a vendicarsi, era comunque pericoloso, soprattutto se la madre si accorgeva che Simon aveva una pistola in mano e aveva ucciso un uomo. Così decise di usarla solo al momento opportuno.

Al suo ritorno a casa, pulì il tappeto bagnato di vino e rimuose i pezzi di vetro della bottiglia per evitare che la madre se ne accorgesse e si preoccupasse. Poi prese la pistola e la nascose sotto il materasso del suo letto, dove la madre, che non cambiava mai le lenzuola, non l'avrebbe mai trovata.

GHOST: La storia di Simon RileyWhere stories live. Discover now