Capitolo 11: Ritorno a casa

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"Cosa sta accadendo?" - Si cominciarono a intravedere immagini dappertutto di soli fantasmi. Sempre e solo fantasmi, l'unica cosa che si riusciva a vedere, con grida di terrore e paura che le accompagnavano. Simon si trovava nell'oblio, solo senza alcuna difesa, e in fondo a quella visione si poteva vedere qualcuno, aveva una barba folta con capelli bianchi che portava degli occhiali rotti. Più si avvicinò e più cominciò ad avere paura, ma era l'unica cosa che poteva provare. L'uomo parlò: "Avvicinati giovanotto... non ti mangio mica..." e indicò qualcosa vicino a lui, ma non c'era nulla. Attorno a Riley c'era buio totale, e ogni 2 secondi vedeva davanti a lui un fantasma come jumpscare, senza capire niente. Quando fu di fianco a lui, quel tizio cominciò a parlargli: "Cosa vedi attorno a te?" - "Niente..." - "Sei sicuro? Tra poco cosa vedrai?" - "Un fantasma, ma è normale?" - "Dimmelo tu..." - "Non lo so... no..?" -
"Sì, qua ci sono solo fantasmi" - "Cosa? In che senso?" - "Lo scoprirai..." L'uomo si alzò dalla sua sedia girandosi verso Simon, prendendogli il braccio destro e scrivendogli qualcosa, aveva delle macchie nere sulle dita. La scritta era poco leggibile, ma Riley riuscì a capire cosa c'era scritto:

Non si può uccidere un fantasma.

È proprio lì che avvenne un flash nella testa di Simon. Aprì gli occhi molto lentamente per cercare di capire cosa era successo, era disteso dentro una bara con il sole puntato addosso. Non riuscì ad alzarsi, e quando alzò a malapena la testa, vide subito i crani finti completamente dipinti. Non capiva se fosse stato uno scherzo da parte di qualcuno o se era stato qualcosa di provocatorio nei suoi confronti. Sentì un dolore fortissimo all'addome su cui era stato appeso, la ferita che aveva era molto grande e stava ancora perdendo sangue. Si guardò il braccio per vedere se c'era la scritta che aveva sognato, ma era completamente pulito. Non riusciva ad alzarsi dal dolore che aveva, la sua testa cadde ancora sulla bara e gli occhi di Simon si intaccarono sul sole. Ma ad un tratto sentì dei rumori strani. Vide il terreno, su cui si trovava vicino, muoversi come polvere, fino a quando i rumori che si sentivano erano molto forti. Di fianco a Simon atterrò un elicottero medico, con a bordo dei soldati e una barella. Dentro vi era anche il capo di Riley, Sparks, Washington e Climberland con in mano il telefono di Simon. "Tiratelo su! Forza!" Due soldati con le loro forze presero Riley tra le braccia nel mentre che egli era incosciente, e poi venne messo sopra la barella dentro l'elicottero. Partirono verso la base militare, e nel mentre il capo fissò Simon, che sembrava addormentato o privo di sensi, scosso per aver visto davanti ai suoi occhi un suo uomo crollato a terra in quel modo. Sapeva che era stato Roba ad averlo torturato, ma avendo perso anche la sua squadra speciale non seppe più cosa fare, l'unica cosa che poteva pensare era di attendere che Manuel non colpisse. Nel pomeriggio l'elicottero arrivò all'ospedale più vicino alla base militare, che soccorsero subito Simon. Gli fu curato il taglio che sembrò non avere impatti gravi nel suo fisico, e guarita la parte destra della faccia che era gonfia. Una volta svegliato si trovò davanti il suo capo, con il suo tipico berretto in mano, e cominciò a fargli domande: "È stato Roba ho indovinato?" - "Sissignore capo.." - "..e Sparks e Washington dove sono?" - "Non lo so, sono scomparsi..come fantasmi." Simon non capiva perché aveva detto quella frase, era strano che l'avesse detta in modo automatico come se non l'avesse voluto lui. "Dobbiamo aspettare Simon, per ora non attaccheremo.." - "Sta scherzando?" - "No, bisogna aspettare e agire con cautela, abbiamo fatto un casino.. ci rivediamo." - "Aspetti, io voglio rientrare nell'esercito signore." - "Negativo." Riley non capì, fissò il capo stranito. Dopo tutto gli allenamenti e le prove che fece, voleva buttarlo così. "Date le tue condizioni non penso di rifarti entrare per adesso." - "È una ferita di niente, sto bene signore, sto be-" Ma il capo senza ascoltarlo uscì dalla sua stanza sbattendo forte la porta, lasciando Riley da solo. Non aveva parole. Il suo dottore poi entrò con una bottiglietta d'acqua e un bicchiere casomai avesse sete. Passò 3 settimane in ospedale fino a quando non fosse guarito del tutto, una volta completata la diagnosi era più che sereno. Capì che forse gli ci voleva una pausa dopo aver passato anni per il servizio militare, ed era arrivato il momento di rivedere sua madre e suo fratello. Vicino all'ospedale c'era un taxi che lo portò all'aeroporto, e Riley con i soldi che aveva comprò il biglietto per Manchester. Arrivato nel suo quartiere cominciò ad avere agitazione, che magari fosse successo qualcosa a casa, ma soprattutto che si fosse rifatto vivo suo padre. Ed eccola lì casa sua, non era cambiata per nulla, il giardino con l'erba alta, il tosaerba spento.. notò però che la porta d'ingresso era già aperta, magari era entrato già qualcuno tipo le solite amiche di sua madre. Entrò e vide l'inferno. Il divano nel soggiorno completamente graffiato, i piatti e bicchieri rotti per terra e la porta del frigo distrutta. Davanti ai suoi piedi c'erano delle macchie di sangue, e questa cosa lo fece preoccupare troppo. Si sentirono poi delle urla di aiuto. Simon fece cadere il borsone e corse nella sua vecchia cameretta. Aprì di botto la porta anch'essa quasi spaccata, e davanti a lui trovò la catastrofe. Suo padre stava aggredendo Tommy con un coltello, aveva la sua vecchia felpa gialla graffiata e Tommy con la sua maglietta sporca di birra. Aveva dei tagli sul braccio. Simon e suo padre si riconobbero subito, e la prima cosa che fece fu correre contro di lui per spingerlo verso la finestra. Poi caddero, e fu lotta sul pavimento. Tommy rimase davanti al letto di Riley affaticato. Il padre cominciò a picchiare Simon in faccia, ma egli aveva più resistenza e con un calcio riuscì a buttarlo dall'altra parte. "Perché sei ritornato?" - "Voglio restituirti ciò che non ti ho dato..." non aveva cambiato per nulla la sua voce. Prese dal taschino della felpa il coltello che aveva utilizzato contro Tommy, ma Simon riuscì ad evitarlo più volte facendolo sbattere contro il muro vicino alla finestra. D'un tratto si ricordò di qualcosa: da ragazzino aveva nascosto la pistola che trovò nel parco del suo quartiere sotto il materasso del letto. Così non appena mollò il padre, alzò di scatto il materasso per controllare, e infatti era ancora lì, completamente sporco. Gli puntò addosso la pistola. Il padre indietreggiò. "Sparisci e non farti più vedere... o sei morto," disse Riley con tono minaccioso. Il padre cominciò ad uscire lentamente dalla stanza, ma non appena Simon tolse lo sguardo, si girò dalla sua parte per cercare di colpirlo. Riley però lo bloccò, e invece di sparargli, lo colpì alla testa con la pistola facendogli perdere i sensi. Dopo chiamò la polizia per informarli dell'accaduto, e una volta arrivata spiegò tutto. I poliziotti presero il padre che aveva ripreso i sensi e fu arrestato.

GHOST: La storia di Simon RileyHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin