Capitolo 3

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Le donne per natura sono masochiste. Mantengono alta una qualità che le farà soffrire, ma non riescono a farne a meno, a viverne senza. Io speravo di essere diversa, ma da questo lato, sono esattamente come loro.

La speranza è una rovina per il genere umano. Ti tiene lì incollata a lei, pronta solo per vederti crollare nel momento in cui la consapevolezza ti verrà a trovare e ti dirà: “Smettila di illuderti”.

È in quel momento, che ti accorgerai di quanto sia bastarda la speranza. Eppure, essa è anche il motore energico della vita. È quella sensazione che ti fa resistere alle situazioni più estreme; quella che ti mantiene in vita quando il mondo ti sta crollando addosso.

Mi alzo dal letto ogni mattina, solo per via di questa sensazione che si è appiccicata allo stomaco e non vuole lasciarmi andare.

Guardo la sveglia sul comodino, segna le 08:30. Dovrei alzarmi e andare a fare colazione, invece mi ritrovo per la milionesima volta sul mio profilo Instagram a vedere tutte le foto che ho con Kira.

Quelle nei compleanni, quelle in cui facciamo le sceme, quelle con i filtri di Snapchat, quelle molto Tumblr, quelle dove lei ride e io sono seria, quelle dove lei è luce piena e io ghiaccio inerme.

Sorrido all’ultima foto salvata. È stata fatta un paio di giorni prima al suo incidente. È seduta sul divano di casa sua, e in una mano tiene il trancio di pizza, nell’altra, un bicchiere di vino bianco.

A detta sua, era la combo perfetta.

Una volta trovata la forza di alzarmi, vado diretta a fare colazione, poi mi dirigo in aula. Stavolta però è piena e il mio posto è stato occupato da Caleb, il quale, non appena mi vede, mi lancia un’occhiata di sfida.

Volutamente lo ignoro e vado a sedermi dall’altro lato della stanza.

«Ma sei proprio idiota, hai voluto entrare nel gruppo e ora ti siedi laggiù?» mi rimbecca Thalion con tono più scazzato del solito. Purtroppo, non posso mostrarmi indifferente come vorrei, ne va della mia media scolastica.

Mi alzo controvoglia prendendo posto nella fila dietro, proprio alle sue spalle. Si voltano tutti verso me, ma è Ian a prendere parola.

L’unico che è in grado di non farmi litigare, suppongo.

«Buongiorno, alla fine abbiamo scelto il nome del gruppo» mi informa cordiale, socchiudendo quegli occhi azzurri tanto da renderne impercettibile il colore.

“Grazie della considerazione” vorrei rispondere con tanto di inchino alla Katniss Everdeen, ma ancora una volta, scelgo di giocare l’indifferenza. Mi limito a guardarlo in attesa che continui, ma a precederlo è Thalion: «The Devil’s Squad»
«Originale»
«Non ti piace?» nota Ian deluso.

Guardo le ragazze sperando che mi vengano in aiuto, ma loro sembrano essere d’accordo con il nome ridicolo attribuito.
«Chi è il Devil?» domando, conoscendo già la risposta.

«Thalion» conferma Caleb.

Scuoto la testa per quanto siano prevedibili.

«Allora non mi piace, no» concludo con un sorriso trasversale.

Thalion non demorde la presa, come me vuole avere l’ultima e non me la farà passare liscia. Ecco perché volevo sedermi lontano, non volevo rotture questa mattina, già mi son alzata male.

Si schiarisce la gola: «Se fossi stata tu la Devil ti sarebbe andato meglio?»
«Mi si addice di più, ma comunque è il nome a non piacermi. Se siete tutti d’accordo però vince la maggioranza, va bene» dico con un sorriso di convenienza. Thalion si volta con il busto per avere maggior contatto visivo. «Ti si addice di più? Più che un diavolo, sembri un angioletto emarginato» borbotta convinto.

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