Parte I - Eleonora

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Era davvero troppo.

Eleonora pensò che, con quella trovata, avevano davvero superato il limite della sua già notoriamente labile pazienza.

Aveva bisogno di aria. Non avrebbe resistito un attimo di più in quella cameretta di merda.

Rosa!

Avevano stratinto quelle quattro mura fetenti di rosa, come si farebbe con una neonata.

Eh, evidentemente era da tanto che aspettavano una figlia femmina.

Si erano illusi di poter riporre tutte quelle pompose aspettative in lei, che di certo non era la bimbetta tutta fronzoli e merletti in cui avevano sperato quando avevano fatto preparare quella stanza.

Eleonora odiava il rosa.

E, di certo, mai avrebbe vestito i panni della principessina. Lei amava il nero. Amava nascondersi nelle sue felpe oversize, specialmente dopo quello che aveva vissuto qualche anno prima.

Sapeva di averli già delusi, montando tutte quelle storie sulla cameretta, ma nessuno di loro aveva pensato a come si sarebbe potuta sentire lei in quel ruolo che le stavano cucendo a forza addosso.

Del resto, loro non avrebbero mai potuto amarla come la bimba tutta svolazzi che desideravano, così come lei non sarebbe mai riuscita a sostituire nel suo cuore i suoi veri genitori con altri, non importava quanto amorevoli o compassionevoli.

L'aggrapparsi al ricordo dell'amore della sua vera famiglia era l'unica cosa che veramente desiderava per riuscire a tirare avanti.

Non avrebbe permesso a nessuno di intromettersi.

Fingere di essere felice? Col cazzo!

Con la coda dell'occhio lanciò un ultimo sguardo in direzione della porta socchiusa, da cui intravedeva le lucette intermittenti dell'albero di Natale che disegnavano strane forme ingarbugliate sui divani rosa antico del salotto. Un espressione di disgusto le si dipinse sul volto pallido.

Quanto cazzo di rosa in quella casa!

Da lì a poche ore sarebbero arrivati tutti i parenti, e la famiglia al completo avrebbe festeggiato quella che per lei era diventata la festa più pallosa e ipocrita dell'anno. Sopratutto perché lei non era neanche cattolica. Bacetti, sorrisetti, strette di mano, abbracci e complimenti falsissimi erano dietro l'angolo anche per lei.

No, col cazzo che avrebbe preso parte a quella sceneggiata.

Riempì velocemente lo zaino con la sua borraccia, il portafogli, le immancabili sigarette e il caricabatterie del cellulare, prima di tagliare in fretta il disimpegno verso l'atrio d'ingresso dell'appartamento.

Aspettare l'ascensore le avrebbe sottratto tempo prezioso, decise perciò di correre giù per i tre piani di scale e andare incontro alla fredda aria di dicembre che le pizzicò subito la faccia.

Finalmente sorrise, inoltrandosi a passo svelto nei toni violacei del crepuscolo che si specchiava sugli umidi marciapiedi di Livorno.

Già, forse scappare non era la decisione migliore per quella sera. Ma i suoi piedi si mossero da soli verso la stazione.

Non sarebbe certo stata una fuga definitiva, quella. Aveva solo bisogno di un po' di tempo da sola, per pensare con calma e trovare una via d'uscita dalla sua vita di merda.

Vero che, a quindici anni, ogni piccola questione sembra un problema insormontabile ad ogni ragazzino, ma la sua non era certo la vita di una normale quindicenne.

Le sirene del porto strillavano in lontananza, quasi come per lanciarle un messaggio.

Se non altro, Livorno le piaceva molto.

L'aria inumidita dalla salsedine, la nebbiolina salmastra che alle volte inghiottiva la riva del mare, il rumore sommesso delle onde che sembrava risuonare per le vie della città. Le piaceva, ma in quel momento era in cerca di qualcos'altro.

"Voglio aria nuova" pensò, tra sé e sé, e forse proprio per quello i piedi la stavano portando verso il primo treno in partenza.

«Allora signorina, per dove lo facciamo questo biglietto?» chiese l'impiegato allo sportello, spazientito dal suo vagare con gli occhi sul tabellone.

«Napoli... Sì, uno per Napoli!» rispose, seguendo l'istinto.

C'erano comunque solo due treni veloci in partenza in quel momento, per Napoli o per Milano.

Ovviamente non sarebbe mai andata verso nord.

Una rom italo-albanese in fuga rigenerativa a Milano? Anche no!


@emmeffelove 

Una notte (di Natale), a NapoliWhere stories live. Discover now