Parte II - Filippo

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A poco più di cinquecento chilometri dal treno veloce in partenza dal binario due della stazione di Livorno, la pietra lavica scheggiata del portico esterno alla galleria Principe di Napoli scricchiolava sotto i piedi frementi di Filippo.

Sapeva che Elena doveva passare di lì per arrivare da casa sua a quella della zia, alla Sanità, dove avrebbe passato la notte di Natale come ogni benedetto anno della sua vita.

Non aveva intenzione di fermarla. O di parlarle. Tantomeno di farsi vedere.

La verità era che, appena un mese e mezzo prima, si era pure ripromesso di dirle addio per sempre sotto al palco del suo primo vero concerto a Torino.

Eppure, anche solo quel rivederla da lontano per un paio di ore, dopo tutti quei mesi, gli aveva lasciato addosso l'effetto amaro del ritorno della dipendenza. Esattamente come un eroinomane.

Il fatto che ormai lei vivesse a Torino un po' aiutava, talvolta, ma certo non durante le feste. Per Natale sarebbe stata certamente a Napoli, e lui non voleva certo perdersi l'occasione di sniffare da lontano un'altra dose del profumo vanigliato della sua droga preferita.

Aveva mandato affanculo ogni singolo ramo della famiglia, sia materna che paterna, quella sera, pur di starsene come un povero pazzo a fare la sentinella sotto a quel portico nella vaga speranza di un altro brevissimo incontro fortuito.

Invece niente.

Il display del cellulare gli comunicò che era da quattro ore che stava lì impalato a fumare una sigaretta dietro l'altra e fissare ogni singola ragazza coi capelli castani che passava sul marciapiede di fronte al Museo Archeologico.

"Sai che c'è, Elena? La resa con te è anche fin troppo facile" pensò.

Inseguire la ragazza più sfuggente del mondo, in fondo, fungeva da potentissima cura di disintossicazione.

L'orologio alle spalle di Dante annunciò le ore 21 con un rimbombo, mentre Filippo attraversava la piazza tornando verso casa. Ma poi sfrecciò, quasi correndo, anche oltre Rua Catalana e piazza del Municipio, imboccando via Acton verso il mare.

"Com'è bella Napoli quando non c'è nessuno in giro", e quel pensiero quasi gli strappò un sorriso. La sua fedele e immancabile fidanzata sarebbe sempre stata Partenope.

Si sedette sugli scogli con la vista sul Castel dell'Ovo, innaturalmente sgombri da anima viva come non li aveva mai visti prima, e si accese un po' dell'unica droga che non gli lasciava mai quella sensazione di amara dipendenza addosso.

Una notte (di Natale), a NapoliWhere stories live. Discover now