43. FULL METAL JACKET

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I passi lenti di Namjoon risuonavano pesanti sul parquet polveroso del piccolo appartamento. Uno spiraglio di luce filtrava nella penombra come un dito diafano composto da migliaia di cristalli bianchi danzanti. Era il pulviscolo che, invisibile e impercettibile se non all'olfatto, si agitava voluttuoso nell'atmosfera chiusa che iniziava a sapere di stantio. I vetri delle finestre erano stati oscurati con vari strati di carta da giornale, ma quello superiore della finestra del salotto-cucina era rotto e la striscia di luce si infiltrava da lì. I frammenti della finestra spaccata giacevano a terra intoccati. Sembrava che qualcuno avesse lanciato una pietra o qualcosa del genere e avesse frantumato il vetro per fare del vandalismo; o magari dei ladri sfortunati avevano usato quell'espediente per passare una mano all'interno dell'imposta e aprire senza fatica la finestra senza doverla forzare da fuori. Cosa avessero trovato all'interno dell'appartamento, quella era una faccenda tutta da scommettere.


Namjoon schiacciò un interruttore della luce ma non successe nulla. L'ambiente rimase avvolto dalla penombra silenziosa. La corrente doveva essere stata staccata definitivamente. Si mise le mani in tasca e fece due lunghi passi verso la cucina. Era arrivato.


Non c'era acqua nel rubinetto. Aprì le ante dello sportello sopra il lavello e vi trovò ancora un paio di piatti abbandonati lì a sé stessi. Allungò la mano e prese la ciotola più piccola, adibita un tempo a portare il contorno di kimchi che in quella casa non era mai mancato. La appoggiò sul tavolo che distava solo mezzo metro e si diresse verso il piccolo bagno che, senza finestra, era avvolto dal buio. Accese la torcia del telefono e appoggiò il dispositivo sul lavandino di ceramica crepata. Aprì l'armadietto dei medicinali vicino allo specchio impolverato e osservò cos'era rimasto della sua fornitissima "farmacia personale".

C'erano due confezioni di cartine lunghe, una busta di plastica da centoventi filtri, due involucri di pellicola da cucina che contenevano qualche grammo d'erba ciascuno. E poi una confezione di tabacco da usare per tagliare la marijuana, una di antidepressivi, un palloncino di cocaina vuoto che proveniva dallo stock destinato alle analisi dell'antidroga con cui Chung Doyun collaborava e...una confezione aperta di scadenti rasoi da barba. La prese in mano, dentro c'erano solo i manici di plastica blu, le teste mancavano tutte. Erano state spaccate. Namjoon glielo aveva visto fare una miriade di volte: Yoongi rompeva la copertura della lama sbattendola contro il lavandino, buttava via la plastica frantumata e si infilava la lametta in tasca. E poi il giorno dopo aveva una nuova fasciatura su un avambraccio, o una coscia magari, o una caviglia, o una spalla...


Alzò la tavoletta del water, ci gettò dentro la confezione di rasoi che rimase lì a galleggiare, e la riabbassò senza tirare lo sciacquone non funzionante. Non ce n'era bisogno alcuno, ma la forza dell'abitudine aveva prevalso.


Prese dall'armadietto dei medicinali l'occorrente per farsi su uno spinello (o due) e uscì dal bagno. Si sedette nella penombra sul letto della camera, che ormai era diventato un nido di acari, in quello che una volta era stato il suo posto: a sinistra. Osservò le mensole dell'armadio senza ante che un tempo strabordavano sempre di vestiti perché non c'era abbastanza spazio per tutto quanto. Vi erano rimasti solo un libro di frasi motivazionali che nessuno dei due inquilini aveva mai letto, della carta pentagrammata scarabocchiata da Yoongi e un bong. Si ricordava di quel bong. Sorrise.


"Quello è necessario, vero?" Gli aveva chiesto Yoongi quando avevano iniziato a traslocare e lui aveva preso l'oggetto incriminato e l'aveva messo nello stesso scatolone con i suoi saggi di filosofia.
"Potrei lasciare qui i miei cazzo di vestiti ma non questo, Yoon, non questo." Gli aveva risposto lui. "E ne ho altri, sai? Potrei regalarne uno a Jungkook per Natale, non fa la collezione lui?"
Ma alla fine non aveva portato l'aggeggio con sé. Era vero, ne aveva altri. E a Natale a Jungkook aveva regalato un pezzo fuori serie (e fuori legge), ovviamente di contrabbando, che Jungkook voleva montare sulla Honda del Cowboy.

𝘈𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘵𝘳𝘢𝘮𝘦 || ˢᵒᵖᵉWhere stories live. Discover now