💜Capitolo 3💜

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Alla fine il mostro tornò alle 5.00 di mattina, ciò era strano perché di solito tornava verso l'una e mezza.

Il giorno seguente iniziò in modo simile al precedente...
A colazione il mostro alzò i toni, lo scatto d'ira ingiustificato era per la colazione questa volta. Secondo lui i pancake facevano schifo, tanto da lanciare il piatto contro la povera donna.
Io cercai di salvarla ma caddi al suolo rompendomi un ginocchio.

Quel giorno lo passai a sorvegliare "le dinamiche familiari". Da bambino indifeso di 8 anni a guardiano, a volte il passo è breve.

Il mostro passò tutta la giornata sul divano a guardare la TV con sguardo cupo e timoroso. Sicuramente starà tramando qualcosa - pensai.

Dato che la situazione pareva essere molto tranquilla decisi di telefonare Sally e Silvia.

Telefonando Sally.
Io: <<Buona Domenica Sally, come stai? Mi dispiace per quello che è successo ieri... Forse avrai frainteso, tra me e Silvia non c'è nulla apparte una profonda amicizia e sostegno, un sostegno emotivo di cui lei ha tanto bisogno!>>, e lei rispose freddamente :<<Forse anch'io avrei bisogno di sostegno emotivo, forse anch'io avrei bisogno di te...>>. Ad un tratto mi tornarono in mente tutti i bei momenti passati con Sally e le risposi :<<Credo di capire ieri cosa sia successo... Ti sei palesemente ingelosita. Da un pò di tempo ho notato che provi dei sentimenti per me... ma...>>, e lei :<<Ho capito, mi vedi solo come un'amica>>. Quella conversazione mi mise a disagio, così risposi confuso :<<Non.. non ti vedo come un'amica, ma dovremmo prima far placare la tempesta...>>.
Sally singhiozzando rispose :<<Va bene.. adesso devo andare.>>.

Per non pensare a quel che era appena successo, telefonai Silvia e le spiegai il piano che da tempo avevo in serbo per lei.
La chiamai e le dissi che i miei genitori avevano invitato lei e la sua famiglia a cena, giusto per fare due "chiacchiere" e far conoscere le nostre mamme nella speranza si salvassero a vicenda. Dopodiché andai dai miei per dar loro la notizia.
Il mio Pater Mostrum rimase parecchio annoiato, invece mia madre annuì piena di gioia.

Alle 19:25 si presentò alla porta Silvia e tutta la sua famiglia, nel frattempo la mia mamma sorrideva nervosamente. Il mio Pater Mostrum era già bellamente nervoso e si diresse in cucina con una scusa, parallelamente il Pater Mostrum di Silvia era pietrificato con le braccia conserte.

Entrarono per primi Silvia, Jeff e la sua sorellina Gelika, e per ultimi entrarono il mostro e timidamente Camélie.

Quel pomeriggio Camélie indossava un bellissimo abito azzurro con maniche corte, l'unica pecca erano le sue gracili braccia piene di graffi e macchie...

La mia mamma fissava Camélie, forse le ricordava qualcuno... se stessa.
Tra chiacchiere e risatine nervose arrivarono le 20.00 e tutti sedemmo al tavolo.
Camélie e la mia mamma sedevano vicine, i due mostri sedevano vicini, io con Silvia, e infine Jeff e Gelika.

Mentre consumavamo il primo pasto il Pater Mostrum di Silvia scherzando disse :<<Questa carne è troppo cruda e non c'è il sale. Non mi piace questo. Beh, sempre meglio di come cucina la mia principessina capricciosa... >>, e come se non bastasse aggiunse esplicitamente :<<Vero Camélie?>>.
Camélie finse di non ascoltare e, dopo aver mandato giù un pezzo di carne, disse :<<Questo pranzo è buonissimo Margaret>>.

Dopo un pò i due mostri uscirono sul balcone per fumarsi una sigaretta e le due donne rimasero con i bambini a sparecchiare.

Margaret si mise a lavare i piatti e Camélie si avvicinò per darle una mano. La prima attaccò bottone :<<No. Camélia, lascia fare a me. Piuttosto dimmi... anche il tuo fa così? Anche tuo marito sminuisce tutto ciò che fai? È lui che ti ha ridotto le braccia in quel modo?>>, Camélie accorciò il fiato e rispose :<<Sì a tutto, purtroppo. Ma lui è l'unico che mi ama, ama i nostri figli... Io gli devo tutto.>>. Margaret la guardò preoccupata e rispose :<<Se ti amasse non ti ridurrebbe così>> e lei ingenua :<<Intendi i lividi sulle mie braccia? Questa mattina era nervoso e ha sfogato il suo nervosismo, non vedo cosa ci sia di strano>>.
Margaret sentì i mostri in lontananza, così accarezzò le braccia e le bisbigliò :<<Se tieni a te stessa e ai tuoi figli... fuggi!>>. Camélia controllo che nessuno avesse sentito e le rispose :<<Se lo farai anche tu, io seguirò il tuo esempio...>>. Margaret le sorrise e annuì.

Nel mentre noi bambini eravamo tutti nella mia cameretta.
Silvia mi guardò e disse :<<È la prima volta che passo una serata di calma e serenità! Grazie!>>, dopo di che mi strinse forte in un caloroso abbraccio.
Passammo tutta la serata a giocare in cameretta, ci divertimmo come bambini quali eravamo. Gelika ad una certa si mise a giocare con dei pupazzetti regalatemi dalle mie zii prima che nascessi, credevano infatti sarei nato femminuccia. Di solito utilizzavo quei pupazzi per sfogare la mia rabbia o la mia tristezza, e lo stesso fece anche Gelika: prese il pupazzetto che impersonava il Pater Mostrum e con esso iniziò a colpire il pupazzo che rappresentava la povera donna, dopodichè iniziò a colpire i pupazzetti.
Silvia e Jeff non si accorsero di nulla, ma io stavo osservando Gelika già da un pò e così decisi di sedermi accanto a lei per osservarla meglio. Mentre il pupazzo mostro colpiva il pupazzo gracile, Gelika gettò i pupazzetti sotto al tavolo giocattolo.
Lentamente iniziai a realizzare cosa stesse accadendo, cosa Gelika stesse simulando, e lentamente iniziai ad avvertire un forte bruciore di stomaco.

Silvia d'un tratto si girò verso di noi, e allarmandosi per le gesta di Gelika la prese per un braccio e la portò in cucina dalla mamma.

La serata finì e i miei tre amichetti dovettero tornare tristemente a casa.

Mentre ero intento a crogiolarmi tra i pensieri di quella serata, mia madre bussò alla porta, entrò e mi disse :<<Gregory, domani andremo in un'altra città. Fuggiremo domattina alle 6.00! Prepara le tue cose, domani comincerà la nostra nuova vita>>.
Così, un pò stordito, un pò felice e un pò in ansia tirai fuori una vecchia valigia da sotto il letto.

Così, un pò stordito, un pò felice e un pò in ansia tirai fuori una vecchia valigia da sotto il letto

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