Capitolo Diciannove

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La prima e unica volta che avevo visto quella casa era in perfetto ordine, tranne che per la stanza di Lorenzo. In quel momento invece era tutto puro caos

A quanto pare la madre di Lorenzo era molto spesso fuori per lavoro, così lui e suo fratello Edoardo ogni tanto invitavano un po' di amici in casa, per "una cosa tranquilla", volendo citare le parole di Lorenzo.

Ma di tranquillo in adolescenti e universitari ubriachi e fumati c'era ben poco. Era una di quelle situazioni che portava la mia memoria a feste passata e finite male.

Quando io e Arianna eravamo arrivate e avevo visto l'unico ambiente di cucina e salotto pieno di bicchieri e bottiglie di alcool vuote in ogni dove, quando avevo avvertito la puzza di erba e gli schiamazzi del loro gruppo di amici, la mia pelle di era increspata, il respiro era venuto a mancare. Nella mia mente si erano susseguite una serie di immagini a ripetizione di mani viscide che cercavano di toccarmi, di risa acute che mi deridevano, il senso di vergogna e umiliazione che mi strisciava addosso come un verme. Era stata in procinto di un attacco di panico in piena regola.

Poi Arianna si era voltata a guardarmi, fasciata in una felpa lunga nera che le faceva da vestitino e che le stava da dio, e con i suoi occhi luminosi mi aveva sorriso. «Tutto bene?» aveva chiesto realmente interessata. «Se vuoi facciamo marcia indietro e andiamo a mangiare una pizza solo noi due.»

Nessun "non fare l'isterica", "non essere esagerata", "come fai per un paio di ragazzi", niente di tutto ciò da parte sua. Perché la mia bionda preferita era un'amica con la A maiuscola, una di quelle che non ti fa sentire mai sbagliata, giudicata o a disagio.

E quel semplice suo gesto mi fece tornare a respirare. «No, entriamo» avevo risposto prendendola sottobraccio.

Adesso ero seduta sul piano cottura, le gambe fasciate dai jeans chiari erano accavallate e cercavo di non strozzarmi con le patatine mentre Edoardo sputtanava Lorenzo con le foto di quando era bambino. I due fratelli erano molto simili, entrambi dai capelli neri e gli occhi verdi, solo che Edoardo era più tipo da giacca e cravatta, un ragazzo che si sentiva uomo, nonostante fosse più piccolo del fratello di un anno.

Arianna poggiava il fondoschiena sul ripiano, proprio accanto a me. «Potevi dirci che tuo fratello era così simpatico» provocò Lorenzo con una luce maliziosa negli occhi.

Dovetti girarmi per non scoppiare a ridire quando Lorenzo diventò rosso, sì, proprio rosso. «Stai cercando di capire chi preferisci?» esordì alla fine riprendendosi in fretta.

Arianna affilò il sorriso. «Se lo volessi potrei prendermi entrambi, caro.»

Ci fu un silenzio improvviso, interrotto solamente dalla musica tecno che usciva dagli impianti su round del salotto, poi Lorenzo scoppiò in una risata di pancia, così contagiosa da far ridere tutti gli altri, comprese me e Arianna.

«Lo farai impazzire» sussurrai all'orecchio della mia amica.

«Lo scopo è proprio quello.» Strizzò l'occhio nella mia direzione e andò a riempirsi il bicchiere con dell'altro Gin che guarda caso si stava versando proprio Edoardo.

Guardai Lorenzo che la seguiva con lo sguardo, un mix tra sfida e delusione nei suoi occhi.

«Scommettiamo che entro la fine del mese quei due scoperanno?» La voce roca di Damiano mi provocò un fremito.

Era stato silenzioso e un po' in disparte per tutta la sera, e io non avevo voluto essere invadente, anche perché era molto bravo a evitare le domande personali. Rispettavo la sua privacy, ma morivo dalla voglia di sapere qualcosa in più su di lui.

Mi voltai a guardarlo, era a pochi centimetri da me, i ricci gli cadevano sugli occhi, celandoli in parte. Quel poco che si vedeva era un marrone più scuro del solito, indecifrabile come sempre, un mezzo sorrisetto stampato su quelle magnifiche labbra.

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