Capitolo Venti

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La stretta di Damiano era salda, quasi avesse paura che scivolassi via, che scomparissi all'improvviso.

Strinsi la presa per fargli capire che non avevo intenzione di andare da nessuna parte, che avevo atteso quel momento per mesi, che non vedevo l'ora di averlo dentro di me.

Aprì la porta senza lasciare la mia mano, la spinse via e si aprì su uno spazio piccolissimo dove entravamo a malapena entrambi. Quando accese la luca notai che c'erano altre due porte, una alla nostra sinistra e una alla nostra destra. Lo spazio ristretto era intriso dei nostri profumi che si mescolavano creando una nuova fragranza che sapeva di promesse.

Damiano aprì la porta a destra e oltrepassò l'uscio portandomi con lui. Si voltò solo per chiudere la porta alle nostre spalle e, senza darmi il tempo di osservare casa sua, mi incastrò tra lui e la porta. Mi guardava con il desiderio dipinto nelle iridi scure.

Sondò il mio viso con quello sguardo e fissò la mia bocca. Solo in quel momento lasciò la mia mano e portò il pollice sul labbro inferiore. Le mie cosce si strinsero mentre il suo polpastrello percorreva la morbidezza delle mie labbra e i miei occhi non lasciavano le sue.

«Ora, Coraline, ti scoperò su ogni superfice di questa casa...» E il suo respiro mi accarezzò il volto.

Deglutii a vuoto e dovetti schiarirmi la gola per riuscire a parlare. «I tuoi non ci sono?»

«No» fu l'unica risposta che mi concesse, niente di più. E non mi diede neanche il tempo di fare un'altra domanda perché si appropriò delle mie labbra.

Quel contatto così urgente mi provocò un fremito. Accolsi la sua lingua che chiedeva di entrare e lasciai che giocasse con la mia, in una danza smaniosa.

Le sue mani si strinsero sui miei fianchi e le mie dita afferrarono con forza le ciocche dei suoi capelli, spingendolo ancora di più contro di me.

Si staccò lasciandomi senza aria solo per mandare in escandescenza la mia pelle con i suoi baci. Percorse la mascella e scese al collo mentre le sue mani accarezzavano le mie curve, soffermandosi sul seno per poi scendere sulla pancia e ancora più giù. Istintivamente piegai la testa all'indietro poggiandola sulla porta. Un ansimo uscì dalla mia bocca quando arrivò a baciarmi dietro l'orecchio e lecco la pelle come se volesse assaporarmi. La mano intanto era arrivata al bordo dei jeans, accarezzava quel lembo di pelle facendomi incurvare ancora di più verso di lui.

«Se sei così buona qui.» E leccò ancora il collo mentre abbassava la cerniera dei jeans. «Non vedo l'ora di vedere quanto lo sei qui.» E la mano oltrepassò il bordo e toccò il centro del mio piacere attraverso gli slip.

«Damiano...» il suo nome mi uscì dalla gola come una pregheria.

«Cosa, rossa?» domandò facendomi impazzire. «Voglio che mi dici che cosa vuoi.» E intanto il suo dito formava cerchi sul mio clitoride e avrei voluto che le mutandine si incendiassero all'istante come stava facendo il mio corpo.

«Voglio...» ma non riuscii a continuare perché lui aumentò la pressione e mi baciò proprio al centro della scollatura, tra i miei seni.

Lo guardai attraverso le ciglia, lui mi osservava con un sorriso felino nello sguardo. «Cosa, Coraline?»

Mi schiarii la gola. «Voglio la tua bocca in mezzo le mie gambe.» E imitai il suo sorriso.

Damiano uscì la mano da dentro i miei jeans solo per afferrarmi le natiche e sollevarmi. Avvinghiai le gambe intorno al suo bacino sentendo la sua eccitazione che spingeva, implorando di essere liberata.

Mi poggiò sul tavolo di quella che capii solo in quel momento essere la cucina. Era un ambiente non molto grande, c'era solo il tavolo, il frigorifero e il paino cottura. Notai che in ogni angolo c'erano oggetti impilati. L'ordine non era esattamente una regola di quella casa.

Coraline Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang