Capitolo Due Extra - Damiano Nardin

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Camminavo verso la mia moto come se dovessi distruggere il mondo. Ed era proprio così che mi sentivo. Il passo pesante, le chiavi strette così forte nella mano da sentire dolore, la mascella contratta.

«Mi lasci tu a casa?» chiese la mora che mi era stata addosso tutta la sera a cui avevo ceduto solo perché altrimenti avrei staccato la testa al mio migliore amico.

Non capivo perché cazzo si dovesse sempre comportare in quel modo. Se c'era una ragazza doveva provarci, doveva averle tutte per sé e a me lasciare quelle che si era già fatto lui.

Mi sentivo una merda a pensare alle ragazze in quei termini.

E tu ogni tanto potresti dirgli ciò che provi, così che lui sappia che una ti piace e lui non deve provarci. La vocina fastidiosa nella mia testa mi suggerì che quando si creavano quelle situazioni la colpa era anche mia.

Ma non ero tipo da esternare i sentimenti, non perché me ne vergognassi, ma perché ero proprio fatto così.

«Damiano?» mi richiamò la mora.

La squadrai fasciata in quel vestito striminzito che mostrava le sue cosce sode. Incrociai i cuoi occhi marroni e le sorrisi ammiccante mentre avvinghiavo il suo fianco. Un gemito le uscì dalle labbra. Alessia era bellissima, su questo non si poteva discutere. Ma quella rossa... Perché non riuscivo a togliermela dalla testa? Erano passate solo un paio di settimane da quando l'avevo vista per la prima, ma mi era entrata così dentro da sognarmela anche la notte. Lorenzo non si era preoccupato nel provarci anche con lei, e con la migliore amica. Conoscendolo sperava in una cosa a tre. Soprattutto considerando comw in quel momento stava seduto in mezzo a entrambe, dosando le attenzioni da dare all'una e all'altra.

Gli avevo detto che trovavo molto carina la rossa, gli avevo fatto molte domande su di lei, e conoscendomi lui avrebbe dovuto capire solo da lì che per una cazzo di volta poteva farsi da parte. Volevo bene a Lorenzo, per me era come un fratello, ma quando si comportava in quel modo mi veniva solo voglia di prenderlo a pugni.

Strinsi ancora di più il fianco di Alessia. «Non credi che ti verrebbe male salire nella mia moto con quel vestito?» la provocai.

Lei mi poggiò la mano sul petto. «Non è mai stato un problema...» rispose allusiva.

Portai di nuovo lo sguardo dietro di lei, verso il locale dove Lorenzo era intento ad attorcigliarsi tra le dita una ciocca bionda della riccia e ad accarezzare il braccio alla rossa.

Dovevo andarmene da lì.

Oppure...

Un pensiero subdolo attraversò la mia mente e anche se un po' me ne vergognai, decisi di mettere in pratica comunque l'idea che mi era appena venuta. Se c'era un modo per distrarre Lorenzo da quella situazione era proprio Alessia che poteva aiutarmi.

Era stata a letto sia con me che con Lorenzo, ma da mesi ci lanciava segnali che ci voleva entrambi... contemporaneamente.

A me non piaceva condividere, ma dovevo ammettere che l'idea mi aveva stuzzicato e non c'era occasione migliore per giocarmi quella carta in quel momento, così che Lorenzo la finisse di mangiarsi con gli occhi la rossa.

«Secondo me saresti più comoda nella macchina di Lorenzo.» Indicati il mio amico con un cenno del mento.

Lei si voltò a guardarlo. «Mi sembra piuttosto impegnato stasera.» Non c'era risentimento nel suo tono, era stata lei a dire a entrambi che non voleva niente di serio.

Le scostai una ciocca bionda dalla spalla. «Sono sicuro che saprai essere convincente.» Avvicinai la mia bocca al suo orecchio e la sentii tremare sotto il mio tocco. «Soprattutto se gli dicessi che vuoi andare a casa sua e che io verrò con voi.»

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