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Alzo lo sguardo all'orologio appeso in aula, sembra andare più lentamente del solito eppure non è come tale.
Le lancette battono sempre allo stesso ritmo, scandiscono ogni secondo normalmente ma per me, in questo preciso attimo, durano un'eternità.

Con la coda dell'occhio sposto lo sguardo su Sarah, è ansiosa tanto quanto me.
Tra qualche minuto, comincerà la nostra penultima estate da liceali, quella che ci separa dagli ultimi nove mesi da senior prima degli esami finali, dopodiché, andrò al college.

Picchietta le dita contro al libro di storia, il professore vuole andare avanti fino all'ultimo istante, sa che nessuno è più all'ascolto, eppure esige ordine e silenzio.
Stringo le ginocchia ed abbasso leggermente le palpebre, manca poco, due minuti e ci siamo.

Abbiamo passato tutti gli esami di fine semestre, siamo ufficialmente ammesse alla classe successiva, non vedo l'ora di poter dire, è finita!

Guardo alla mia destra, i bus sono parcheggiati ed il piazzale si sta ghermendo di persone che aspettano i ragazzi più giovani.

Sarah batte il piede in terra, mi sto agitando... il professor Evan parla e parla e parla... parla così tanto che le parole mi rimbombano nelle orecchie ma al cervello, non ne arriva nessuna, sono con la testa fuori da quest'aula, sotto al sole.

Ci siamo!
Il suono della libertà!

I nostri compagni, ignorano le parole del professor Evan, lanciano in aria i fogli e scavalcano i banchi per correre all'uscita ed imboccarla.

«Con calma!
Siete sempre i soliti animali da soma!» li insulta senza veli il professore, loro non se ne curano, durante l'anno gli portano rispetto, essendo una parte importante per il loro voto finale, ora che siamo liberi, non ci può toccare.

Resto per ultima in aula con Sarah, la mia migliore amica da sempre, guardiamo dalla finestra la baraonda che si sta creando nel piazzale, tutti spinti dalla smania dell'estate, della vita, del caldo...

«Non posso crederci!
Siamo ufficialmente senior!» mi avvicino a lei passandole l'ultimo libro che ripone nella sua borsa.

«Dovremmo iniziare a pensare alle domande da fare ai college?!» ci guardiamo per un istante, la risata esce spontanea ad entrambe.

«Iniziamo a pensare alla festa d'istituto che si terrà stasera.» annuisco, questa estate, essendo la nostra ultima da liceali, la voglio trascorrere spensierata ed intensamente.

«Quindi parliamo del viaggio in Florida un'altra volta?» aggiungo facendola saltare per l'entusiasmo.
Grazie al lavoretto che abbiamo trovato al bar sulla spiaggia, dopo la scuola, siamo riuscite a metterci da parte un bel gruzzoletto per questa nostra vacanza.

«Domani, passata la festa d'istituto, inizieremo a pensare al nostro viaggio... manca un mese!» il nostro luglio sarà un fuoco grazie a tutti i sacrifici che abbiamo effettuato.

Usciamo da scuola salutando i nostri compagni, già bagnati fradici, ci diciamo il buona fortuna per trascorrere delle vacanze serene e saliamo sull'auto di Sarah.

«Ti riporto a casa Ary, stasera ti passerò a riprendere per andare alla festa.» non sta nella pelle ed ha ragione, la festa di fine anno è meglio del ballo.

L'alcol scorre a fiumi, si balla fino a tardi e non ci vogliono abiti troppo formali perché tutti viaggiano in costume da bagno.

Mi lascia a casa, la saluto facendomi ricordare dell'appuntamento di stasera e il mio appetito non mi lascia tregua, sono le due e per me, è ora di mangiare.

Apro la porta scorrevole ed entro.
Duncan è coricato sul divano come al solito, ha un giardino immenso per correre e giocare ma preferisce il cuscino.
Mi avvicino strapazzandolo e dopo aver ottenuto la sua attenzione, lo obbligo a spostarsi con me in cucina.

Dunque... papà mi avrà lasciato qualcosa da mangiare prima di andare a lavoro oggi...
Pasta fredda... affettato già aperto ovviamente secco e... latte.

«Dorian!» urlo il nome di quello scansafatiche di mio fratello maggiore, ha finito scuola da tre anni ormai, ed ancora sta qui a casa a gravare sulle spalle di mio padre, ogni tanto vorrei andasse a vivere da mia madre.
«Dorian!
Hai finito tu il mio pranzo!?» non odo risposta.

Duncan abbaia, odia quando qualcuno osa urlare.

«Dorian!
Porca miseria!» mi avvio alla scala in legno che mi separa dal piano di sopra, scontrandomi con Leonardo.

È un carissimo amico di mio fratello da quando sono bambini.
Avendolo sempre in casa, siamo diventati amici anche noi, al punto che quando mio fratello non è presente, usciamo anche da soli.

Mi afferra per i fianchi e mi carica a spalle portandomi giù dalle scale, Duncan gli cammina addosso rischiando di farlo inciampare, data la sua stazza da rottweiler.

Mi appoggia in terra una volta giunti nuovamente in cucina, «Non urlare!
Non ha mangiato il tuo pranzo... sono stato io, sono venuto a trovarlo senza avviso, non c'era niente e per non spendere i soldi, ha deciso di darmi questo... non sapevo fosse il tuo pranzo.» alzo gli occhi al cielo, mio fratello è tremendo!

Per non spendere i soldi, ha deciso di lasciarmi senza mangiare.
«Non ce l'ho con te... è Dorian che mi fa andare fuori di testa...» «Non prendertela con lui...» non ci crede nemmeno lui in quello che sta dicendo.

«Com'è andata a scuola?!» cambia infatti discorso, non c'è storia per spiegare quanto in realtà sia tirchio mio fratello.

«Oggi è stata interminabile!
Il professor Evan ha deciso di spiegare fino all'ultimo minuto.» scuote leggermente il capo, un cenno di diniego, «Quell'uomo... tre anni fa era così, non è cambiato per niente.» afferro il cellulare ordinando dall'app il mio pranzo, pagherò con i miei soldi.

«No infatti... gli piace farsi tirare dietro da tutti gli studenti.» ridiamo divertiti, conosce praticamente tutti i miei compagni di classe, quando mi viene a prendere, sta fuori a parlare con loro.
«Beh.. non che i tuoi amici siano una passeggiata in discesa con vento a favore.» invio il mio ordine, ho ancora venticinque minuti d'attesa.

«No... per niente... anzi.. speriamo che il prossimo anno mettano la testa apposto, altrimenti non si prospetta bene... uffa!
Devo aspettare mezz'ora... ho Sarah alle calcagna oggi, vuole che sia pronta per una certa ora.» annuisce, «Festa d'istituto?» sono stata alla sua qualche anno fa.
Non volevo rimanere a casa da sola e mio padre ha pensato bene di dire a mio fratello di portarmi con loro alla serata.

Caotica, fumo, ragazze nude e alcol.
Le nostre sono decisamente più tranquille.

«Sai che verrò anche io stasera?» alzo lo sguardo dal cellulare, «Perché?!» ha quattro anni in più di noi, che ci viene a fare ad una festa di diciottenni?!
«Accompagno Denise e le sue amiche.» dimenticavo Denise, la ragazza che mi ha avvicinata quando ha scoperto che il giocatore di basket della squadra di suo fratello, è anche un mio amico, per poi togliermi il saluto come se niente fosse.

Parla con me solo in presenza di Leonardo.

«Uh... allora stasera vedrai un'altra parte di me.» appoggia il gomito alla tavola, aggrotta in seguito le sopracciglia, «Perché?!
Sai fare festa anche?!» lo colpisco contro al braccio facendolo ridere.

«Piuttosto tu... deve essere una noia mortale stare con delle adolescenti in una serata in cui avresti potuto fare altro.» fa spallucce, «Denise ha detto di voler trascorrere più tempo con me... l'accontento, il campionato di basket è terminato e tuo fratello stasera ha deciso di uscire con la sua ragazza.» ragazza... una donna di quarant'anni che lo chiama solo quando non ha i figli in casa.

Eh sì... Dorian deve proprio iniziare una vita normale.

«Se lo prendesse in casa... sai quanti problemi in meno darebbe quel parassita?» «Ehi!
Ti sento nana malefica!» proprio Dorian è entrato nella stanza in pantaloncini corti e maglietta del pigiama, «Leo, ti avevo detto di farla smettere di urlare, non di aprirci un discorso.» a volte, anzi, sempre, la nostra amicizia lo turba profondamente.

«Stavamo discutendo sulla serata.» guarda prima lui e poi me, «Ah già... la festa dei lattanti... dovresti lasciartele alle spalle certe cazzate.» dice salendo le scale.

«Certo!
Perché dovrebbe avere una mamma matura come ragazza, proprio come te?!» mi lancia la sua ciabatta e scoppio a ridere da sola poco prima che il campanello suoni, Duncan comincia ad abbaiare e capisco che il mio pranzo è arrivato.

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