17.

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La forte luce di questa stanza mi fa aprire gli occhi, scoprendo di avere il sole puntato in viso.
«Accidenti...» faccio leva sulle mani per mettermi a sedere, appoggio la schiena alla testiera del letto, mi tocco le tempie, che grandissimo mal di testa!
Quanto ho bevuto ieri sera?!
Troppo al punto tale da sentirmi ancora ubriaca.

Mi volto appena alla mia destra, sul comodino c'è una caraffa di acqua con dentro dei cubetti di ghiaccio.
Sarah. Che pensiero gentile.

Mi sporgo per prenderla, ho la gola secca.

Ne verso un bel po' in un bicchiere di plastica e lo bevo tutto d'un fiato.
Per la foga, me ne cola un po' addosso, recandomi sollievo, ma non è importante, mi accorgo di essere ancora nel tubino di ieri sera.
Quanto è scomodo ora.

Sbuffo, mi chiedo come mai Sarah non me lo abbia tolto, di solito quando crolliamo a terra, ci diamo una mano.
Mi alzo con gli occhi ancora semi-chiusi, a causa della luce troppo potente di questa stanza e slaccio tutti i nodi che lo tengono legato alla mia schiena.

Sotto non indosso il reggiseno, essendo un abitino con schiena scoperta, sarebbe stato pessimo alla vista.
Ho indosso solo l'intimo fastidiosissimo che mi ha regalato Sarah, penso che un filo interdentale sarebbe stato più comodo.

Termino con i lacci ed il vestito scivola ai miei piedi, finalmente!
Alzo le braccia al cielo, mi sento libera.

Sento scattare la serratura della porta d'ingresso, spero che Sarah mi abbia portato un'aspirina per questo mal di testa, voglio togliermi la nausea e scivolare in spiaggia, dove mi arenerò per il resto della giornata sotto all'ombrellone.

«Finalmente Sarah... spero tu abbia un'aspirina... merda!» urlo.

Gli cade il vassoio dalle mani.

Cerco di riafferrare il tubino steso in terra, inciampando in esso.
Lascio perdere l'idea e mi fiondo nel letto coprendomi con il lenzuolo, le tempie pulsano, capisco di non essere nella mia camera, benché si somiglino tutte.

 Di fronte a me, nuda, con indosso solamente quell'intimo indecente, c'è proprio Leonardo!

Si chiude la porta alle spalle, ormai la colazione è sparsa su tutto il tappeto.
L'imbarazzo si taglia con la punta del coltello.

«Spiega!» ho il lenzuolo praticamente tirato al mento mentre lo indico con gli occhi fuori dalle orbite.
Sospira, apre la bocca per prendere fiato, noto solo ora il suo labbro gonfio e tagliato.

«Fermo!
Ho cambiato idea... vattene così mi rivesto!» mi guarda per un istante.

Cosa tergiversi? Non è già abbastanza imbarazzante la situazione?

 Si avvicina al suo armadio prendendo una t-shirt che lascia cadere sul letto.
«Mettiti questa, sarai sicuramente più comoda.» «Non li metto i tuoi vestiti Leonardo!» «E allora dovrai rimetterti quel vestitino.» indica quella trappola appallottolata sul tappeto dopo che mi ci sono inciampata.

Sbatto i piedi nel letto, mi sento malissimo.

«Va bene ma tu esci!» urlo lanciandogli il suo stupido pacchetto di sigarette che se avessi visto subito essere appoggiato sullo stesso comodino dell'acqua, di sicuro, non mi sarei spogliata.
Si volta di spalle.

«Cambiati dai.» «Non hai capito, devi uscire!» sbuffa: «Ci impiegherai un secondo!» dal suo tono, sento che sta perdendo la pazienza.

Decido di arrendermi ed allungo la mano scattando come un felino, afferro quella maglietta nera.
Da sotto al lenzuolo, cerco d'indossarla velocemente.

Esco dal suo letto, mi arriva a metà coscia, mi imbarazza lo stesso, ma va meglio.

«Puoi girarti.» senza farselo ripetere, si volta, squadrandomi da capo a piedi, sono in totale imbarazzo, «Perché sono qui e che hai fatto in faccia?» si porta la mano destra ai capelli, scompigliandosi il ciuffo biondo: «Se ti dicessi che un tipo sconosciuto ha cercato di abbordarti mentre eri completamente ubriaca, mi sono messo in mezzo, me ne sono prese ma ti ho portata via da lì illesa... mi crederesti?» annuisco, so che lo farebbe, mi ha sempre difesa da tutto e tutti, anche prima.

«Sì... e ti ringrazio... ma come mai non mi hai riportata da Sarah? Si starà preoccupando.» sospira e scuote il capo: «Le ho scritto un messaggio con il tuo telefono dove le dicevo che eri in compagnia.» «Tu cosa?!» mi avvicino alla sua figura, il suo profumo agli agrumi mi ubriaca più di quello che sono già.

«Io e te... abbiamo... insomma... la tua ragazza dov'è?» mi sto allarmando.

Ultimamente verso di lui provo sentimenti contrastanti, non vorrei averlo molestato nella notte essendo sconnessa dalla realtà.
«Tranquilla... non abbiamo fatto nulla e lei... è fuori con il padre per affari.» no.
Non ci credo. Non voglio crederci!
 

Da quando sono qui, l'ho vista solamente una volta con lui.
«Non scherzare... mica sei venuto per startene da solo e prendertene per salvarmi la vita e dormire con me.» «Ho dormito sul divano, non con te.» mette subito in chiaro.

Sposto lo sguardo al divano, ci sono dei cuscini.

Ne ho abbastanza, mi ha nuovamente fatta sentire inutile.
Lo sorpasso, afferro il mio vestito e le mie scarpe cercando di andare alla porta, mi segue: «Perché ora stai facendo così?» cade dalle nuvole, quel bacio lo ha archiviato, dovrei farlo anche io ma in un qual modo, non ci riesco.

«Te lo devo dire?!» provo ad aprire la porta ma la richiude: «A quanto pare non ci arrivo Ariadne.» guardo il legno chiaro di cui è composta al porta.

Il nervoso mi sta salendo al cervello, solo lui riesce a farmi uscire tanto dai gangheri, forse, perché non mi è così indifferente.
«Leonardo... non riesco a capire come fai... ti comporti da indifferente, però mi continui ad orbitare attorno da quando sei arrivato, fai il dolce e poi mi freddi... stai con me ed hai pure una ragazza che vorrebbe stare con te!» esplodo.

«Io... non lo so... mi mancavi a casa.» lo squadro da capo a piedi, il suo taglio di capelli sbarazzino.
Oggi indossa una canottiera nera ed un paio di jeans.
Non credo abbia intenzione di andare in spiaggia.

Dovrei trattenere le lacrime, di solito davanti a lui lo faccio ma stavolta no!

Deve sapere quanto in realtà si sta comportando come un animale nei miei riguardi a dirmi cose carine e poi trattarmi male.
Non appena mi vede piangere, sospira.

«Ti prego... non posso vederti soffrire.» «Allora non dire che ti manco se poi mi umili in continuazione quando ti sono vicino, quasi come se ti dovessi difendere.
Non ronzarmi intorno e lasciami in pace!» non risponde ed abbassa il capo.

Finite le parole, non mi spiegherà mai perché si comporta così, ormai lo conosco.
Apro la porta e me ne vado senza guardami indietro.


🌸 Spazio Autrice🌸

Oggi voglio solo ringraziarvi per tutto il supporto che state dando a questo mio libro, dal prossimo aggiornamento, sono scintille ahahah

Bacini. Ele.⭐️

Those Eyes ▪️Leonardo DiCaprio ▪️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora