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LEONARDO

L'auto di Sarah si allontana portandola via con sé.
Quante me ne sono state dette, ho lottato con tutto me stesso per non risponderle.

Non era mia intenzione lasciarla sola, pagarle la stanza per farla sentire come una escort, la notte dopo aver fatto l'amore.
Mi trovo bene in sua presenza, mi ha fatto sentire una cosa dentro, mai avvertita con nessuna donna con la quale ho consumato.

È tutto così sbagliato, un errore.
Sono consapevole del fatto che con questa mia mossa 'astuta', ho perso definitivamente la sua amicizia e probabilmente ogni volta in cui mi vedrà, sarà tutto diverso ma la mia amicizia con suo fratello, mio compagno di squadra, nonché mio migliore amico, quasi fratello, mi porterebbe a creare una rottura nella squadra, il basket è rimasto l'unica cosa che possiedo.

Per lei, per non abbandonarla, ho rinunciato a tutto, perfino ad andare al college.

Ho sbagliato, se mi fossi allontanato magari, l'avrei dimenticata.

Cos'ho ottenuto?
L'inverso.

Me la sono scopata e non sono stato in grado di guardarla negli occhi il giorno a venire perché la verità,è che spezzerei un patto fatto con Dorian anni fa.

Realizzo che non mi vorrà vedere mai più, creando problemi con la squadra.
«Porca puttana!» la rabbia prende il sopravvento su di me e senza rendermene conto, colpisco il muretto con un pugno.
Stringo i denti, mi sanguinano le nocche e si sta gonfiando la mano.

«Leo!
Ma ti vuoi rompere le dita?!» giungono tutti alle mie spalle e sono sicuro che mi toccherà trascorrere la notte al pronto soccorso.

***

Le sei.
Questo è l'orario in cui mi hanno accompagnato a casa.
Ho pagato cento dollari per una stecca, mi sono rotto due dita ed insaccato un altro.

Saluto Charlie, si è gentilmente offerto di accompagnarmi, non potendo cambiare le marce ora, più tardi manderò qualcuno a prendere la mia auto.
Dovrò chiamare l'officina di mio zio e dirgli che per almeno tre settimane non potrò lavorare.

Apro la porta di casa e la richiudo cercando di fare il meno rumore possibile.

«Leonardo... è questa l'ora di arrivare?» mia madre.

La donna della mia vita, il mio rapporto con lei è solidale, è un pilastro per la mia esistenza, soprattutto perché l'ho sempre vista una donna forte da quando quel verme di mio padre ci ha abbandonato anni fa per poi ritornare dopo quindici anni.

Il suo unico errore è stato quello di riprenderlo con sé.

«Mamma... lascia stare ti prego... vai a dormire.» sono sicuro al centoventi per cento che non è ancora andata a riposare nemmeno per una mezz'ora.
Vede la mano e sgrana gli occhi: «Sei stato in ospedale finora amore?» scuoto il capo, mi viene vicino, «Mamma... lascia stare... ti prego.» sono stanco e nervoso, ho finito le sigarette due ore fa e non avevo più soldi per comprarmene altre dato che ho speso gli ultimi per il gesso all'ospedale.

<Puzzi di alcol... ti hanno rovesciato addosso qualcosa?
Ma cosa è successo?» sì, la ragazza che ho preso ed umiliato, forse non mi vorrà mai più rivolgere la parola, mi ha fatto la doccia con un bicchiere.
«Mamma... basta.» cerco di mantenere la calma, almeno con lei, mi passa una mano in volto, «Leo... so che hai ventidue anni... ma lo sai che se tuo padre venisse a sapere che hai fatto a botte..» scuoto il capo, «Si facesse avanti.
Ha rotto il cazzo!
Si ripresenta dopo quindici anni dove si è fatto i cazzi suoi... se tu lo hai perdonato, non può aspettarsi lo stesso da parte mia!» alzo la voce, mia madre sgrana i suoi magnifici occhi chiari, fortuna che li ho presi da lei.

«Che problema c'è?» mi osserva da in cima alle scale, sporco di alcol, ingessato e pieno di rabbia.

«Spero che andrai a lavoro vestito così e che tu non sia appena rientrato.» mia mamma mi afferra un bicipite ma non mi interessa, ho già realizzato troppe brutte verità per oggi.

«Non sei nessuno per dirmi quello che devo o non devo fare.» alza le sopracciglia in cima alla scala, i suoi occhi scuri si riempiono di felicità, quasi come se adorasse il fatto che mi ribelli per impartirmi tutte le lezioni che non ha potuto fare quando viveva a casa con un'altra donna e cresceva i suoi figli come se io non esistessi.

«Ah no?!
Mi pare che se sei qui a fare il cazzo che stai facendo, è grazie a me che ti ho fatto entrare nelle nostre vite.» mi lascio scappare un risolino sommesso, «Il fatto che tu ti sia svuotato e divertito per una sera, non significa che mi volessi.
Sei tornato solo perché la donna che avevi, ha capito come sei e ti ha cacciato.» «Leonardo...» mia madre comincia il discorso e quel vile di mio padre ha quasi balzato i gradini a due per due, afferrandomi per il collo sbattendomi a schiena al muro.

«Paolo ti prego... lascialo stare.» «Togliti Hannah!
Lascia che capisca che non può andare in giro a fare il supereroe quando ha delle responsabilità sulle spalle.» stringe la mia gola, impedendo all'aria di attraversarla.

«Sentimi bene, io alla tua età stavo diventando padre di te, l'errore maggiore della mia vita, ma ora sei qui e devi prenderti le tue responsabilità, come io sto cercando di fare.
Ho sbagliato un'infinità di volte con te Leonardo, ci scontreremo un sacco di volte ancora ma non intendo lasciare che butti nel cesso la tua vita per chissà quale idea che ti sei posto.
Ora sali di sopra, vestiti e raggiungi lo zio Tommaso in officina.
Sono stato chiaro?!» tengo il suo polso e le lacrime mi rigano le guance.

«Paolo... ha la mano rotta...» «Il pc lo può usare Hannah... prenderà gli appuntamenti per le auto da riparare... intendo che lavori fino a quando non si deciderà a mandare indietro quelle domande del college... prima o poi il tempo passerà e smetteranno di chiamarlo!» mi lascia andare e mi spinge verso la scala, «Forza!
Alle otto ti voglio pronto.» «Non ha nemmeno dormito...» mia madre continua a cercare di prendere le mie difese.

Salgo le scale lasciandoli nel pieno delle loro liti.
Entro in bagno e mi lavo le lacrime dal volto, quando quell'uomo parla, per me è difficile ascoltare, ma quando decide di fare il padre, mi brucia.
Non riesco ad ascoltarlo, non dopo quindici anni di silenzio.

Mi guardo nello specchio.
I miei occhi sono rossi e scavati.

Mi sciacquo ancora una volta il viso ed entro in camera mia dove il plico delle lettere accumulate negli anni, continua ad aumentare.

Non posso andarmene da qui.
Non posso lasciare mamma da sola con quell'uomo, non voglio lasciare Ariadne... cazzo!

Afferro la mia tuta da meccanico e con molta fatica la indosso, sono pronto.

Quegli occhi ▪️Leonardo DiCaprio ▪️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora