XI.

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Mille baci non bastano a saziare un'anima alla ricerca d'amore

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Mille baci non bastano a saziare un'anima alla ricerca d'amore. Che siano carnali, di passione; atti a voler, invece, colmare l'anima, pertanto spirituali. Due labbra che si scontrano, due gemelle che s'incontrano. Esse nutrono d'essenza l'io. L'un l'altra, ciò che di più onesto e sublime si richieda, da queste medesime è ambito.

Taehyung si sfiorava i boccioli gonfi sulle dita. Le chiazze di pelle secca, disposte in modo disomogeneo sul suo derma roseo, bruciavano di passione; quel sangue che affiorava alla pelle stuzzicata. Gli brulicavano all'idea che, presto, Jeongguk le avrebbe riassaporate.

All'apparenza era il biondo ad aver per lui ceduto; in verità, Taehyung bramava di vederlo ogni giorno sempre di più. Il perché lo avesse abbandonato per quelle settimane non se lo spiegava - o meglio, era conscio dei suoi limiti, delle sue difficoltà, ma queste non dovevano esser rivelate a Jeongguk. Non era sua intenzione parlargli delle sue turbe; non era sua intenzione addossargli i suoi problemi. Avrebbe preferito tenerglieli nascosti, piuttosto.

Correva con la sua Cadillac lucida per tutta Gables Estate. Era uno dei quartieri più ricchi di Miami, dove quell'ipocrita e ricca borghesia generava un mondo in contrasto con il suo e - forse - anche con quello di Jeongguk.

"Papi..." Jeongguk lo pronunciava sempre con un'aria di saccenteria; poi in fondo, dietro a quel di non suo, vi era innocenza. Taehyung sperava di non corromperla - anche senza volerlo -, sperava di mantenerla pura, illesa. Per lui Jeongguk era fragile, prezioso, ma il biondino inviperito più e più volte gli aveva ribadito la sua volontà di non esser l'Altro, di sapersi difendere da solo. Di voler scegliere.

E lui - che stupidamente lo chiamava cucciolo - appariva ridicolo davanti ad un ragazzo che, pur pieno di tante insicurezze, riusciva ad esser così forte.

Quello fragile era Taehyung, ma mai avrebbe voluto rivelarglisi.

"Oh, sei arrivato!" Jeongguk, in panni oltremodo casuali, lo fissava dalla cima della sua scalinata.

"Ggukkie!"

"Puoi raggiungermi o preferisci guardarmi in mutande da lì?" si pose divertito una mano sul fianco. "So di essere bello, ma se mi guardi troppo, va a finire che mi consumi..."

"Smettila di giocare, cucciolo." Taehyung salì di fetta le scale.

Jeongguk era lì, a guardarlo con gli occhi pieni di passione. Perché al solo pensiero di uscir con lui, il biondo fremeva, sentiva quell'immensa coltre di sfarfallii incontrollati nel suo bacino. Gli era impossibile trattenere un sorriso che confermasse a Taehyung il piacere dell'attesa.

"Perché stai lì impalato?" Jeongguk sapeva di essere al centro della sua attenzione.

"Oh, Jeon..." Imbarazzante - perché lo aveva chiamato per nome?

"Un bacio sulle labbra, papi." fu dolce.

"Come vuoi, cucciolo." di gran lunga migliore. Jeongguk impazziva d'esser chiamato con quei nomignoli tanto teneri che Taehyung gli dava. Per lui, il suo avvocato lo era. Era tenero, dolce e paziente. Non sarebbe stato il primo e ultimo peccato della serata.

Miami Heat | VKWhere stories live. Discover now