XVII.

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Il tuo solo pensiero, la tua sola immagine

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Il tuo solo pensiero, la tua sola immagine. Tutto ciò basta a farmi innamorare ancora una volta di te. Non riesco ad andare oltre il semplice complimento; non riesco a dichiararti ciò che realmente provo.

Non so se sia stata l'esperienza a ridurmi ad un insensibile ceppo che in realtà, nel buio più profondo, arde nascosto per te. Non so se sia questo mio innato bisogno di proteggermi dalle ferite.

Mi sento in colpa, poiché non riesco a darti ciò che realmente meriti - un amore vero, genuino. E non dirmi il contrario, piccolo mio, perché se per adesso è abbastanza, nel tempo si affievolirà; ed io per te non sarò sufficiente, indubbiamente vorrai avere di più. Perché è giusto così, tesoro. E ti comprenderò, se mi lascerai. Rischierei di ridurre in frantumi il cuore che mi hai donato.

Ho bisogno che tu mi dica di amarmi, perché io non posso. Vorrei, ma non riesco. Trovo di continuo un muro sulle mie labbra che m'impedisce di darti più di abbastanza.

Ed ogni volta mi sorprendi; rendi mediocri le mie osservazioni ciniche e sfiduciose con un pensiero profondo. Il tuo ottimismo verso la vita non ha uguali, ed ogni volta cerco di confutare i tuoi sentimenti, come fossi a processo.

Sei l'unico imputato contro il quale non posso vincere, amore mio. Perché sei stato tu ad incarcerare il mio cuore, sei stato tu a rendermi inerme, debole - tutto ciò che un vero uomo non dovrebbe essere.

Ti sono bastate poche parole per rivoltare il mio mondo, queste stupide quattro mura di carta fragili che mi sono costruito per resistere a ciò che non volevo affrontare.

Susciti le mie emozioni, tutto ciò che credevo aver disseminato lungo i passati viali della mia vita. Mi hai insegnato - pur piccolo - che ad un uomo è concesso piangere. Detesto ammetterlo, ma il modo dolce che hai di commuoverti, quelle lacrime che scendono in silenzio sono il motivo per cui il mio cuore batte più forte.

Detesto esser debole, ma tu lo fai sembrare così sublime. L'aver dei sentimenti, riuscire ad amare - quello che ad un uomo non è lecito - tu, amore mio, lo fai sembrare così normale, un sentimento ordinario, come alzarsi la mattina, fare colazione, guardare le stelle di notte.

Sono romantico perché parte della mia natura passionale, non sentimentale. Tu mi hai donato la facoltà d'amare, ancor più quella di essere amato. M'insegni ogni giorno sempre di più cosa significhi, poiché a te viene naturale. L'amore è un sentimento spontaneo che nasce dai piccoli gesti.

Non dirmi "ti amo" perché mi spaventerebbe, spaventerebbe la mia incontrastata apatia a cui d'obbligo mi sono rassegnato - ma questo lo sai, perché, dopo tutto, sei la persona che mi conosce meglio fra tutte.

Mi hai lasciato sulle labbra un leggero "ti voglio bene", perché, se anche ignori la mia malattia, il mio cuore ti comunica tutto ciò che ho passato, e per certo vale mille volte di più di una superficiale dichiarazione nata da sesso confuso per amore.

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