1- Sola.

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Il destino.

Mamma ci credeva fortemente, diceva sempre la stessa cosa: ''se quel giorno la macchina non si fosse rotta non sarei andata dal meccanico e non avrei incontrato tuo padre, e tu, amore mio a quest'ora non ci saresti stata.''

Ogni volta che me lo ripeteva ne rimanevo affascinata, ogni volta mi chiedevo cosa riservasse il destino per me. E ora, che ogni cosa mi è stata spazzata via, non riesco a capire perché il destino mi riservi tutto questo.

Rimanere sdraiata in questo letto è confortante, sento ancora l'odore dei miei. Tutta la loro stanza pullula di ricordi. Ho una voglia tremenda di urlare.
Mia zia continua a ripetermi che le dispiace da morire e tutte quelle cavolate solo per cancellare il rimorso e mettersi a posto la coscienza.
-Lo sai che farei di tutto per cambiare le cose, ma non posso farci nulla: Dimitri non vuole... sai abbiamo appena avuto due gemelli e non se la sente di tenerti... mi... mi dispiace Amber- distolgo lo sguardo dalla foto che è appesa sul muro dove ritrae mia madre sorridente con affianco mio padre piegato in due dal ridere, per guardare zia Dolly che mi fissa con gli occhi pieni di tristezza. Anche lei ha perso qualcuno che amava: suo fratello. Sospiro e cerco tutta la forza che ho per parlare. -Non farmi questo zia, ti prego- una lacrima mi scende lungo il viso -ti prego... posso aiutarti con i gemelli, ma non farmi questo. Non abbandonarmi anche te, per favore...- socchiude gli occhi -mi dispiace Amber- si alza dalla poltrona e comincia a fare avanti e indietro per la stanza.
-Ti prego non lasciarmi... ho bisogno di questa casa, dei suoi ricordi... e poi zia mi rimani solo tu. Non lasciarmi, ti scongiuro- supplico tra un singhiozzo e l'altro. -Non farmi questo- mi alzo in piedi e l'abbraccio -Non lasciarmi sola.- La sento sospirare forte, come se fosse combattuta, infine mi allontana. Prende la sua borsa che giaceva sul tavolino di legno -scusa- si asciuga una lacrima e si gira dandomi le spalle. Afferra la maniglia della porta e prima di andarsene mi lancia un'ultima occhiata. -Metti la sveglia domani, alle sei vengo a prenderti- accenna ad un sorriso -Miami ti aspetta piccola- apre la porta -è il destino ricordi?- Poi la chiude.
Urlo.
Afferro la prima cosa che trovo e la scaglio contro la porta -Vaffanculo te e il fottuto destino!- Non riesco a smettere di piangere, crollo a terra sfinita. Sono sola. Questo non può essere il destino. Tutto questo non può essere reale.

Mi alzo in piedi con ancora le gambe tremanti. Comincio a prendere le valigie già pronte per posizionarle all'entrata, così all'indomani sarebbero state già lì. Non posso ancora crederci, io non voglio andarmene. Le uniche cose che mi rimangono dei miei, oltre ai ricordi, sono la casa e il loro odore. In una struttura non ci voglio andare, voglio restare qui.

Sento che mi è stato portato via tutto, sono svuotata e la sensazione di vuoto dicono sia pericolosa, beh, io sto sprofondando in essa.

Ancora non ci posso credere che mia zia, quella che diceva di amarmi, ora non mi voglia. Sono furiosa con lei.
I miei non hanno potuto scegliere, sono stati costretti ad abbandonarmi da un entità superiore, che a quanto pare a deciso di sradicare questa famiglia.
Ma Dolly, lei ha avuto la possibilità di farmi vedere con i fatti, quanto mi amasse. Beh... ha bruciato l'unica opportunità che avesse per dimostrarmelo.

***

-AMBER!- Urla Dolly dal piano di sotto. -Arrivo!- Ribatto irritata. Sono le sei di mattina e questa donna urla aspettandosi che cammini velocemente, sapendo che questa è l'ultima volta che starò in casa mia.
Appena scendo la vedo vicino alle valigie, mi viene la nausea. Mi ero quasi dimenticata che i miei genitori sono venuti a mancare e che questa donna mi sta portando a Miami dove mi attende una struttura piena di ragazzi senza genitori e con tutori che ti seguono attenti, per non parlare delle regole che esigeranno. Improvvisamente mi è venuta una gran voglia di scappare dalla finestra, ma direi che non sia una grande idea...
-Sei ancora così? Mettiti le scarpe! Dai Amber faremo tardi!- Gesticola come una forsennata. Scuoto la testa, ma eseguo ciò che da lei mi è stato ordinato.
Appena ho finito mi posiziono a pochi centimetri di distanza -ecco fatto, ora portami pure alla prigione di Miami, donna- alzo le braccia e congiungo i polsi aspettando le manette invisibili.
Devo ammettere che mi è difficile parlarle e fingere che non sia successo nulla e andare avanti, ma non riesco ad essere troppo arrabbiata con lei, dato che mi è rimasta solo lei ed è pur sempre mia zia. E poi, cerco di essere forte più che posso in nome dei miei genitori che so, mi avrebbero voluta vedere sorridere invece di crogiolarmi. Da una parte covo rabbia per mia zia, per ciò che mi sta obbligando ad affrontare da sola, dall'altra non riesco a fargliela pesare troppo: ha perso anche lei una persona importante e ciò mi frena. Per quanto mi fa male, devo rispettare la sua decisione e il modo in cui affronta il lutto, senza farla soffrire troppo. Sento di avere troppo rispetto nei confronti della sorella del mio papà.

La vedo mentre rotea gli occhi al cielo, poi mi spinge fuori dalla casa chiudendola a chiave.
-No aspetta!- Strillo.
-Che c'è? Amber siamo in ritardo!- Mi dà le spalle e di corsa sale in macchina mentre io resto davanti la casa.
-Amber!- Grida.
Dato che sto andando in prigione, se la uccidessi non cambierebbe nulla, vero?
Appoggio il palmo della mano sulla porta e subito mi pare di vedere immagini inerenti alla mia vita assieme a mamma e papà. Stringo i pugni, chiudo gli occhi e serro la mascella, appoggio la fronte alla porta sapendo che questa sarà l'ultima volta che la vedrò. Dolly non mi ha lasciato nemmeno fare un ultimo giro della casa, vorrei piangere, ma questa notte ho finite tutte le lacrime. -Apri la porta- sibilo con un tono di voce che a malapena mi appartiene. -Amber... fidati è meglio così- proprio lei dice di sapere ciò che è bene o male per me? Lei che mi abbandona per assecondare il maritino? -APRILA!- Grido.
Come risposta la sento sospirare rimanendo immobile.
Perché non posso dire addio alla mia vita come cavolo mi pare?
Faccio due passi indietro e sgrano gli occhi appena mi viene in mente un'idea. Potrei farcela.
Corro verso la finestra del lato opposto a questo urlando a squarciagola: -arrivo!- Appena vado davanti la finestra noto che è aperta, che culo! Mi ci arrampico e scivolo (con manovre indecifrabili) dentro. Appena vedo il salotto mi vengono in mente tutte le litigate e le risate fatte. Cammino lentamente per le stanze e ad ognuna mi vengono i brividi solo a ricordare. Quando finisco la casa rimango alcuni minuti in camera loro, vedo la foto attaccata al muro nella quale ridono di gusto e l'afferro: questa verrà via con me.

Quando esco zia Dolly mi fulmina con gli occhi -se prima eravamo in ritardo indovina ora?- Chiede incrociando le braccia al petto.
-In super ritardo?- Rispondo con una scrollata di spalle -Sì!- Mi volto e la fisso dritto negli occhi -sarò egoista, maleducata, egocentrica... decidi tu, però non mi interessa- scandisco bene. Sbuffa. Dopo aver girato l'auto vi entra -Amber... sali dai- mi volto verso la casa. Respiro l'aria piena di ricordi e socchiudo gli occhi, subito mi appare l'immagine di mia mamma e papà. Li riapro -addio- sussurro. Mi asciugo una lacrima che mi è appena scesa e salgo in auto.

-Pronta?-
Certo che no!
-Sì...parti- mi sorride e appena parte urla: -Miami stiamo arrivando!- Come se andassimo per una vacanza...

AmberDove le storie prendono vita. Scoprilo ora