2- Miami.

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Qualcuno mi spintona leggermente facendomi svegliare. Apro piano piano gli occhi: siamo ancora in macchina e a quanto pare ancora in viaggio. Sposto lo sguardo al mondo che c'è fuori dal finestrino e subito vedo alcune palme attorno alla strada. Ragazzi mezzi nudi con skate e altri con tavole da surf sotto braccio, le ragazze in costume che chiacchierano fra loro, altre in pattini a rotelle o su biciclette.
Dovremmo essere vicine.
-Buongiorno bella addormentata- esclama zia tamburellando le dita contro il volante.

-'Giorno- alzo le gambe e le appoggio al cruscotto.

-Quanto ho dormito?- Chiedo sbadigliando.

-Due ore, circa.-

-Troppo poco...- biascico richiudendo gli occhi.

-Eh no! Non ci provare Amber! Apri gli occhi.-
Sbuffo riaprendoli.

-Siamo quasi arrivate manca poco- abbasso lo sguardo sul telefono: una chiamata persa e dieci messaggi da Brian. Non riesco a pensare a nessuno in questo momento. È come se il mio dolore e la mia perdita fosse un peso troppo forte, tanto da riuscire a schiacciare qualsiasi altra cosa. Non riesco a parlare con lui al momento, ho la testa solo su di me, e so che è perfido, ma non riesco a farne a meno.

-Che palle- mormoro appoggiando il telefono nella borsa. -Cosa c'è, ora?- Chiede esasperata.

-È Brian...-

-Non l'hai salutato?- Sgrana gli occhi.

-No.-
Storce il naso in segno di disapprovazione -non sei stata proprio simpatica eh.- Faccio spallucce. E' ridicolo questo suo disappunto, dato che arriva dalla donna che non mi vuole con sé e che mi sta appunto, portando in una struttura. Ma cerco di ignorare la rabbia e il rancore e parlarle civilmente. Infondo questa potrebbe essere l'ultima conversazione con mia zia.
-Mai sentito parlare della storia di Zero e Zeta?- Le chiedo guardandola. -Mmh... no, direi di no- sorrido.

-Come immaginavo- continuo:
-comunque è un libro dove praticamente questa ragazza perde la madre e non vuole nessuno attorno così si siede nel banco di scuola assieme ad un ragazzo che tutti chiamano Zero perché viene considerato tale dai compagni, un po' come se non esistesse e lei stando con lui diventa Zeta... poi va beh sboccia l'amore fra i due. Però io ho fatto come Zeta voglio stare sola. Poi chissà, magari allontanarmi dalla mia vita a Key West mi porterrá uno Zero che possa aiutarmi a stare meglio- spiego tutto d'un fiato. -Tutto sta al destino...- aggiungo.

-Come diceva sempre tua mamma?- gesticola in modo da ricordarsi.

-Non si scappa dal destino. Se lui ha scelto per te non puoi fare altro che seguirlo e viverlo- ripeto come se fosse legge.

Era la sua preghiera quotidiana e me l'ha tramandata. Ora però non so come posso vivere senza loro, in una nuova città e in un'altra 'casa'...

-Amber...- mi risveglia dai miei pensieri, le sorrido e le chiedo cosa sia successo.

-...siamo arrivate- improvvisamente faccio fatica a respirare. Rimango paralizzata.

Io non voglio restare sola.

Parcheggia davanti ad un giardino pazzesco. L'orfanotrofio sembra un castello ed è ben tenuto, il giardino che lo circonda è un bel verde acceso non è esattamente ciò che mi aspettavo, anzi.

-Porca miseria- borbotta -ma di che ti lamenti Amber? Qui ci verrei a vivere io. È... è... wow!- Si riesce a notare addirittura la bava se la si guarda bene. -Preferirei rimanere a casa... - esordisco fredda e come risposta lei sospira.

-Devi farti nuovi ricordi Amber- mi guarda sperando che finalmente possa capire, ma non ci riesco. Mi sento solo abbandonata.

-Andiamo dai- scende dall'auto mentre io rimango a fissare la struttura. -Le valigie!- Mi ricorda -Sì sì calmati.- Scendo e vado a recuperare le valigie dal bagagliaio. -Pensi di aiutarmi?- Le chiedo notando che ci sono ben quattro valigie. Prendo subito in mano la borsa piena di libri in modo da non scordarmeli, potrei morire senza. -Sì scusa...- arriva e ne prende due come me poi mi fa cenno di entrare con la testa. Sbuffo seguendola.

AmberWhere stories live. Discover now