16- Te ne vai?

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Il suono della campanella mi risveglia.

A quanto pare da brava alunna modello, mi sono addormentata in piena lezione.

-Signorina Robinson, potresti contenerti la prossima volta?- Alzo la faccia notando di aver appiccicato un foglio sulla guancia, con un gesto veloce lo tolgo cercando di svegliarmi del tutto -sì, mi scusi...- rispondo, all'insegnante deglutendo.

Annuisce e si appoggia alla cattedra.

Mi guardo attorno: sono tutti usciti dall'aula tranne Ethan, il quale mi si avvicina appena mi alzo, afferro la borsa e i libri sottobraccio.

-Tutto bene?- Mi posa la mano sulla spalla. Nel suo volto è dipinta la preoccupazione

-Sì, certo. -

-Va bene. Allora, io vado...- mi sorride e appena annuisco, si allontana, ma lo fermo dato che mi viene in mente una cosa. -Ethan! -

-Mh? - Si gira di scatto facendomi sospettare che non aspettasse altro. -Io, volevo solo dirti...- mi avvicino -quella cosa su Brian, anche se non ho molto capito ciò che volevi dirmi, ecco...volevo solo dirt- mi blocco appena noto che in mano ha un volantino, ma non uno qualsiasi: ci sono elencati vari indirizzi e sono stampate delle immagini di case -Ethan...-

-Sì? -

-Ma cos'è? - Chiedo indicando il volantino.

Una parte di me sa cos'è, ma spera con tutta se stessa che non sia così, perché solo al pensiero mi si forma un nodo in gola, gli occhi mi si riempiono di lacrime ed il cuore comincia a battere velocemente sentendo il senso di impotenza che provo. Mi sento persa solo al pensiero e il mio stomaco si contorce immaginando Ethan lontano da me.

E questo mi fa capire al cento per cento che provo dei sentimenti per lui.
Scuoto il capo provando a darmi un freno e a convincermi che sono saltata alle conclusioni sbagliate, ma tutto il mio sforzo viene spazzato via alle sue parole.
Controllo a stento la mia voglia di urlargli che lo voglio qui e che mi mancherebbe.

-Fra pochi mesi compio diciotto anni, cerco casa. Un posto lontano da qui. - Vedendomi perplessa, sospira e continua -ho bisogno di cambiare aria. Dimmi che lo capisci, Amber. Ti prego- mi ero quasi dimenticata del nostro discorso di tempo fa. Non dovevo farmi travolgere perché non ne sarei uscita illesa e il motivo è perché lui vuole scappare lontano da qui. Forse perché questo posto è troppo doloroso per lui.

-Giusto.- Borbotto -me n'ero scordata. -

-Che cosa? -

-Della tua fuga naturalmente- affermo trovando il coraggio di guardarlo negli occhi seppure mi sia difficile da fare perché i suoi occhi mi fanno un effetto che molte volte è indesiderato.

-No Amber, non dire così. Non sto fuggendo. È solo che qui non c'è ragione per rimanere.-

E questo non lo doveva proprio dire perché una coltellata in pieno cuore avrebbe fatto meno male.
Prima ancora di provare qualche sentimento per lui è stata l'unica persona a starmi vicino nei momenti peggiori, prima di tutto è mio amico e mi ferisce sapere che non prova l'affetto che sento io nei suoi riguardi.

Indietreggio per allontanarlo il più possibile e mugugno un misero "oh". Mi schiarisco la gola e guardo per terra non riuscendo a sostenere il suo sguardo. -Dev...devo andare- gli do le spalle e comincio a correre. Non so dove, ma sicuramente lontano da lui.

Su una cosa aveva ragione: non ne sarei uscita illesa.

***

-Quanto manca? - Chiede Samantha tra un affanno e l'altro.

-Altri cinque minuti- risponde beffarda l'insegnante mentre osserva divertita l'orologio. Alza lo sguardo su di noi: ovvero venti coglioni che saltellano sul posto facendo versi che renderebbero orgogliosi tutti i maiali di questo mondo, per non parlare di tutte le tette che rimbalzano dove capperi vogliono dentro a questa maledetta palestra.

Non fraintendete mi piace fare una corsetta o due, ma non di mezz'ora! Sento l'infarto in atto.

-Un giorno di questi la strangolo- sbuffa la rossa.

-Eddai Sam...-

-Niente "eddai Sam"! È più di mezz'ora che saltello sul posto come una rincoglionita cronica! - esclama stizzita. -Ora basta!- Si ferma e cammina verso l'insegnante con l'aria di una serial killer alle prime armi.

La blocco per un polso -Samantha Woodley vorrei vederti all'aria fresca non in prigione- dico.

Rotea gli occhi al cielo -è colpa sua- la indica facendomi ridere.

-Smettila che poi vai nei casini e lei passa per la buona! - Porta all'indietro la testa facendo scendere i suoi lunghi capelli rossi lungo la schiena -non è giusto! - Sbotta tornando alla sua posizione iniziale cominciando a saltellare sul posto.
La seguo e faccio lo stesso.

-Okay... stop! - Urla la prof.

-Oddio- mormora Sam -un'altro po' e la uccidevo seriamente- si china portandosi le mani in entrambe le ginocchia. Rido.

-Ciao! - Una voce insopportabile arriva alle mie povere e ingenue orecchie.

-Charlotte- la saluto con un gesto rapido della mano mentre Sam si raddrizza -Ciao? - Chiede Sam, ma la ragazza davanti a noi la ignora -siete state brave- afferma facendoci rimanere di sasso. No, aspetta. Cosa!?

-Sì devo ammetterlo. Immaginavo che voi sfigatine moriste al primo saltellino. Oppure lo speravo soltanto...- ecco, appunto. Mi sembrava troppo strano.

-Ora che te ne sei accertata puoi anche andare- mi volto dall'altra parte, dandole le spalle.

-Charlotte!- La voce profonda di Ethan mi arriva dritta alle orecchie per poi penetrarmi la pelle facendola rabbrividire. Mi volto verso di lui.

-Vieni dai- trasalisco. Sam mi lancia un'occhiata e rimane a bocca aperta mentre Charlotte ci lancia un'occhiataccia per poi voltarsi e sorridere trionfante a Ethan.

La odio sempre di più. Giuro!

-Ma...- Sam si volta verso di me ed io per non doverla guardare negli occhi mi chino fingendo di dovermi allacciare le scarpe.

Lei capirebbe che mi ha dato fastidio, non riesco a nascondere molto bene i miei sentimenti. Sopratutto quelli legati alla rabbia o gelosia. O entrambe.

-Ti ho vista- afferma. -Amber...- si china -Ma perché non lasci Brian? Sai benissimo ciò che provi per Ethan e a quanto pare è più di quanto vuoi far credere. O semplicemente ammettere. - Sospira. -Senti, magari non è il momento più adatto però, secondo me Brian preferirebbe stare con qualcun'altra che non pensa ad un altro ragazzo, perché fidati è palese. Si vede anche da lontano. - Mi sorride.

Non posso. Lui è stato così carino, mi ha aiutato molto e quando mi ha beccata a baciare Ethan mi ha perdonata e io come posso ringraziarlo lasciandolo? È anche vero che comunque stare con lui mentre penso a Ethan o addirittura lo bacio non è un gran ché però lui se ne andrà e a quel punto lo dimenticherò. Devo. Posso. Ma non voglio...
Mi sento una merda che usa Brian per il gusto di fare e me ne dispiace, ma non ce la faccio.

Mi alzo e corro nello spogliatoio per cambiarmi.

Quando ho finito ritrovo tutta la classe in un angolo a parlare e io da lontano li ascolto.

Un ragazzo di nome Jordan racconta che una ragazza dalla segreteria telefonica, ascoltando la voce della madre ormai scomparsa, ha scoperto dove si trovava dal sottofondo e dal tono di voce che usava la madre per alcune cose.
Sorrido felice che quella ragazza abbia ritrovato la madre perché io darei tutto per riaverla qui per parlarle, anche papà ovviamente, ma in questo momento mi servirebbero le perle di saggezza di mia madre e di sfogarmi con lei.

-Meno male che esistono i telefoni! - Esclama uno di loro.

Alzo la testa di scatto.

Un modo per raccontarle tutto e sfogarmi c'è in effetti...

AmberNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ