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6 settembre

Griffin

Il suono fragoroso della sveglia rimbombò nelle mie orecchie di prima mattina. Erano le 7:00 e sentii già l'odore del caffè provenire dal piano di sotto.

Mi stropicciai gli occhi per abituarmi alla luce fioca del Sole. Spensi la sveglia e, con i capelli arruffati e il pigiama al contrario, scesi di sotto.

Vidi Andie impegnato a versare nella sua tazza di latte i cereali al cioccolato e sbadigliando mi sedetti proprio accanto a lui.

<<Oh tesoro, buongiorno!>> cinguettò mamma posando sul tavolo un piatto di pancake.
<<Ciao mamma>> la salutai <<ciao pure a te, Andie, che sennò ti offendi e non mi rivolgi la parola per tutto il giorno>> dissi alzando gli occhi al cielo.

<<Bravo fratellone>> rispose con la bocca piena di Coco Pops.
<<Non parlare con la bocca piena che ti affoghi>> lo richiamò nostra mamma e io risi sotto i baffi.

<<Tesoro, hai fame?>>
annuii e mangiai un pancake in tre morsi.
<<Andie! Oddio è tardissimo per la scuola, vai subito di sopra a prepararti!>> strillò mamma guardando l'orologio e correndo dietro a mio fratello.

E io, tra le risate silenziose per la reazione esagerata di mia madre, tornai di sopra per preparami.

Nel tragitto casa-scuola pensai intensamente alle cose che mi ha detto ieri Monica e preparai il discorso per convincere mia mamma a farmi riandare
con lei a lavoro oggi pomeriggio solo per rivederla.

Nel frattempo sperai che la vedessi in corridoio e magari che mi salutasse.

Appena entrai a scuola vidi, proprio davanti all'armadietto di Monica, un sacco di ragazzi che all'apparenza sembrarono preoccupati e agitati.

<<Monica, cazzo rispondi!>>
<<Monica ma che hai?>>
<<Oddio Monica stai bene?>>
Arrivarono alle mie orecchie tutte le grida degli studenti preoccupati per qualsiasi cosa le sia successa.

Non ci pensai due volte ad avvicinarmi e immergermi nell'ammasso di adolescenti. Vidi Monica in preda alle lacrime e il mio cuore sobbalzò. Non riuscivo a vederla così.

Mi inginocchiati davanti a lei, le asciugai le lacrime e gli misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<<Monica, ehi. Cos'hai?>> domandai grattandomi la punta del naso.
<<Spostati razza di idiota!>> una voce roca arrivò alle mie orecchie e mi spinse all'indietro con un palmo.

<<Monica?>> le chiese la stessa voce che mi aveva chiamato "razza di idiota".
Lei sprofondò nelle sue braccia singhiozzando. E io...io sprofondai nel dolore.

Il ragazzo l'aiutò ad alzarsi e le baciò la testa. Aveva una corporatura possente, degli occhi verdi smeraldo e un tatuaggio che attirò la mia impressione.

Era posizionato sul bicipite destro. Era una farfalla, grande quanto il suo braccio.

Allora, due sono le cose: o è suo fratello, o il suo fidanzato. Sperai con tutto me stesso che sia la prima opzione ma ne dubito, chi chiamerebbe la propria sorella "amore"?

<<Levatevi tutti>> disse il possente ragazzo, appoggiando il braccio sinistro sulla spalla di Monica.
<<Asher, smettila>> gli sussurrò Monica. Io rimasi di stucco. Era così possessivo nei suoi confronti, non mi piaceva quel tizio.

<<Smettila un cazzo Monica, tu vieni con me>> le ordinò. E lei, intimorita, annuì.

Dovevo seguirli.

La scia di un improvviso Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon