Io e te contro il mondo

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Tre mesi. E otto giorni. È quanto è passato da quando è andato in carcere da Tommaso per quelle scuse finte e per nulla sentite. Hanno ripreso tutti la loro vita. Un po' cambiata. Certamente diversa. Simone è tornato a vivere da Manuel e ha riottenuto quel lavoro che aveva deciso di lasciare per colpa di Tommaso e di quello che gli aveva fatto. Costretto a fare, più precisamente.

Ha finto indifferenza da quando è tornato con Manuel. Come se quell'episodio non fosse mai avvenuto. E non ha ancora ripreso la terapia con la psicologa che l'aveva seguito la prima volta che con Tommaso era finita. O almeno credeva fosse finita. Sembra essere tornato normale: ride, scherza, ha ricominciato a mangiare e ad allenarsi. Eppure, Manuel nota come non tutto sia davvero tornato alla normalità. Gli incubi ancora ci sono. Mangia, ma spesso deve essere spronato. A volte lo vede isolarsi da tutto e rimanere bloccato nei pensieri, spesso fin troppo intrusivi. E soprattutto ha notato come il sesso sia diverso. Simone è rigido, non riesce del tutto a lasciarsi andare tanto da non arrivare all'orgasmo, più di una volta.

Manuel sa che è colpa di ciò che ha vissuto con Tommaso, ma rispetto a quando sono tornati insieme la volta precedente, quando credeva che quell'uomo non si sarebbe più ripresentato nelle loro vite, stavolta nota delle difficoltà maggiori, molto più ardue da superare. E vorrebbe parlargliene ma Simone erge un muro invalicabile e non vuole costringerlo a buttare giù quel muro.

Almeno finché una sera, dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto, si decide a parlare.

"Posso farti una domanda?"

"Dimmi." Sembra tranquillo, sdraiato su Manuel, mentre accarezza il ventre nudo del ragazzo, con la testa appoggiata sul suo petto.

"So che Tommaso ti costringeva a... farlo anche quando non volevi."

"Sì, tutte le volte. Non è una domanda questa."

"Eh no, infatti... mi chiedevo... ti ha costretto a fare altro che non volevi?"

Sente Simone irrigidirsi immediatamente. Ha centrato il punto.

"Che intendi?"

"Ecco parlo di tutto il resto. Tipo il sesso orale."

Simone si sposta dalla sua posizione e lo guarda in volto. "Perché me lo chiedi?" La voce trasuda un terrore che preoccupa ulteriormente Manuel.

"Perché ho notato che ogni volta che siamo in quella situazione, tu ti scansi e rigiri la situazione."

"Non ho capito, vuoi che ti faccia un pompino?" DI colpo Simone mostra un'aggressività che Manuel non si aspettava.

"No, non è quello. Sono preoccupato, tutto qui."

"Di cosa sei preoccupato? Del fatto che non lo succhio?"

"Oddio Simo', no, non me ne frega un cazzo di quello. Ma non eri così prima di tornare da lui. Non mettere su sto muro, parliamo!"

Simone abbassa lo sguardo e prende un respiro profondo. Ha nascosto quello che è successo quella sera in un angolo in profondità così che non debba vederlo mai, eppure Manuel se n'è accorto e ora sta tornando a galla tutto lo schifo, il disgusto e il terrore di quella sera.

"Simo', non ne devi parlare se non vuoi, però io vorrei che fossi sincero con me e che ti sentissi abbastanza al sicuro da fidarti di me."

"Ma io mi fido di te. È che... è stato difficile togliermelo dalla testa."

"Non voglio che stai male per questo. Lasciamo perdere."

Si sdraiano di nuovo uno accanto all'altro, al buio e in silenzio, con solo i loro respiri a fare da sinfonia nella stanza. Quando Manuel sposta la mano per prendere quella di Simone, quest'ultimo spezza la quiete con voce tremante.

"Si può dire che mi ha... stuprato la bocca? È un termine che esiste?"

"Non lo so, ma rende bene l'idea."

E allora Simone inizia a parlare. Racconta di come si fosse presentato davanti al suo lavoro costringendolo a presentarlo a tutti i suoi colleghi e di come una volta tornato a casa l'avesse costretto a del sesso orale decisamente senza consenso, seguito da una corsa in bagno a rimettere tutto.

"È stato talmente devastante che anche a lavoro rivivevo quella scena nella mente in continuazione. Per questo mi sono licenziato, non riuscivo a togliermelo dalla testa."

"Succede anche ora?"

"Ogni tanto. Ma evito di arrivare a quella situazione per non rischiare di ripensarci. Ecco perché non lo facciamo più. Scusami."

Sta ormai piangendo, pieno di vergogna per quello che ha subito e ha permesso che avvenisse. Manuel si sposta e lo abbraccia baciando la tempia calda di Simone.

"Scusami tu, non volevo farti rivivere quel trauma. Però... Simo' devi tornare in terapia."

"Non voglio... alla fine sto bene."

"No, non stai bene. E non starai bene finché non supererai tutto questo. Ma non puoi farcela da solo. Ricordi cosa hai detto a Christian?"

"Nessuno è solo."

"Appunto. E tu non lo sei. Ma non bastiamo noi. Ci vuole un professionista."

"Mi dispiace averti fatto preoccupare."

"Io ti amo Simo' mi preoccuperò sempre per te. Anche quando starai bene. Ti farai aiutare?"

"Okay. Ma soltanto se non mi lasci solo."

"Mai! Io e te contro il mondo."

Simone sorride tra le lacrime. È stato stupido a tenersi per sé tutto quello. Ancora dimentica che avere Manuel accanto è anche questo: affrontare insieme le difficoltà e sapere che l'altro non lo abbandonerà a sé stesso e camminerà di fianco a sé nel percorso a ostacoli che è la vita.

La risalita è lunga e tortuosa ma con lui accanto sa di potercela fare e superare anche questa sfida.

Insieme.




Note:
Potevo lasciarli andare? Ovviamente no! Nonostante tutto questi Simone e Manuel sono i miei bambini e scriverei di loro all'infinito.
Questo è il primo di una serie di missing moment, che non riguarderanno solo Simone e Manuel, ma anche gli altri personaggi di questo universo.
Spero vi piaccia e che vi faccia compagnia.
A presto
Babykit 

Stropicciati da una storia vissuta | SimuelWhere stories live. Discover now