Capitolo 27

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"Io sono il frutto
di quello
che mi è stato fatto.
È il principio fondamentale
dell'universo,
ad ogni azione
corrisponde una reazione
uguale e contraria"
(V per Vendetta)

UN MESE DOPO:
«Devo uscire.
Quando torno voglio trovarti nuda» ordino, guardando Jen armeggiare con il suo vecchio portatile.
Dal giorno in cui ho detto, per l'ennesima volta, addio a Miriam ho deciso di restare qui.
Tornare a Montalto sarebbe stato troppo complicato e rivedere la donna che amo probabilmente mi avrebbe distratto dall'architettare la mia dolce vendetta.

«Dove devi andare?
Comunque non mi troverai nuda, non sono la tua schiava»
«Devo sbrigare alcune faccende.
Ti ricordo, comunque, che hai perso una scommessa perciò, se sei una donna di parola, rispetterai gli accordi» affermo, strappandole di mano la birra ghiacciata.

«Credo sia giunta l'ora di fare una nuova scommessa.
Sono stanca di queste stupide condizioni» blatera, mostrando in maniera sensuale il piercing sulla lingua.
«Quando torno faremo tutte le scommesse che vuoi, ora devo andare»

Tamburello nervosamente le dita sul volante della mia Mercedes SLK mentre, spingendo il piede sull'acceleratore, raggiungo la mia destinazione.
Ho passato ogni singolo giorno a pensare al modo migliore per farla pagare a mio fratello e a quello stronzo di Tom; arrivando finalmente ad architettare un piano infallibile.
Li ripagherò con la loro stessa moneta.

Con lente falcate raggiungo l'enorme capannone e, spingendo la lastra di ferro, mi addentro nella stazione operativa del nemico numero uno della mia famiglia: Artem Kozlow.
Trascino lentamente lo sguardo lungo tutto l'enorme magazzino, soffermandomi poi sui quattro energumeni di fronte a me.

«Chi cazzo sei tu?» grida il più anziano, marcando ancor di più il suo accento russo.
Trascina rapidamente la mano destra, raggiungendo ala velocità della luce la fibbia dei suoi pantaloni per poi estrarre una Beretta 92 FS e puntarmela contro.

«Devo parlare con il tuo capo» ammetto, mantenendo quel focoso contatto visivo.
Il vecchietto scoppia a ridere seguito dai tre omoni posti a mo' di scudo accanto a lui.
«Vattene ragazzino.
O sarò costretto a farti saltare il cervello» biascica divertito, strofinando eccitato il dito sul grilletto.

«Vecchio del cazzo.
Non te lo ripeterò un'altra volta, fammi parlare con il tuo capo» ghigno tra i denti, avvicinandomi pericolosamente ai quattro cani da guardia.
«Come cazzo ti permetti di parlarmi così, ragazzino?» grida, puntando la Beretta sulla mia testa.

Il contatto tra la mia tempia e il ferro ghiacciato mi fa rabbrividire; riesco perfettamente a sentire l'adrenalina circolare prepotente all'interno delle mie vene e regalarmi battiti preziosi.

«È tutto ok, Gustav.
Lascialo andare» grida qualcuno alle nostre spalle.
L'omone obbedisce, abbassando la pistola per poi ordinare ai suoi scagnozzi di farsi da parte.
«Bene, bene.
Sentiamo, cosa ci fa qui un Miller?» domanda il ragazzo, avvicinandosi lentamente nella mia direzione per poi incrociare le braccia al petto.

Mi prendo qualche istante per osservare meglio quest'uomo dalle sembianze angeliche.
I suoi occhi blu spiccano sul viso candido e privo di imperfezioni, i capelli lisci e biondi ricadono spettinati sulla fronte donandogli un'aria misteriosa; l'abbigliamento sportivo fascia la sua muscolatura marcando i bicipiti gonfi e interamente ricoperti da tatuaggi privi di alcun tipo di colorazione.
Questa specie di angelo è conosciuto da tutti per la sua sete di sangue; i suoi efferati omicidi sono passati alla storia per la loro cruenza.
Da anni ormai è in guerra con la mia famiglia e questo odio tra loro sarà il perno principale della mia vendetta.

L'inferno in noi 2 {CAOS}Where stories live. Discover now