Capitolo dieci.

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Jungkook guardò l'orologio che aveva al polso.

Mancava un minuto prima che il suo autobus lasciasse la stazione, e ancora doveva salire a bordo e consegnare il suo biglietto, ma sinceramente, non gliene poteva fregare di meno. I suoi pensieri non riuscivano a distogliere l'attenzione dagli occhi azzurri e dal meraviglioso sorriso squadrato appartenenti ad un omega ben preciso. Sentiva come il suo alfa desiderasse solamente correre verso quella dimora, in cui aveva alloggiato per circa tre mesi e mezzo, e stringere ancora una volta tra le sue braccia quel prezioso omega, il cui nome era-

"Biglietto, prego."

"No," disse Jungkook, "si chiama Taehyung, non Biglietto."

"Devi darmi il biglietto per salire a bordo dell'autobus!" Disse l'autista, oltremodo esasperato.

"Oh..." Disse Jungkook, per poi mettersi a frugare nelle tasche dei suoi jeans neri, trovando così il biglietto, che porse prontamente all'autista, il quale lo prese con una leggera smorfia sul viso.

In seguito, prese la sua valigia mal concia e la sua chitarra altrettanto mal messa, e si mise in fila, aspettando di salire sul bus.

Nel mentre che attendeva, la mente dell'alfa nomade, iniziò nuovamente a farsi sopraffare dalla potenza dei suoi stessi pensieri: sicuramente, in quel momento Taehyung si trovava nel grande salotto di casa sua, sdraiato nel bel mezzo del nido che l'alfa stesso aveva costruito per lui e il suo cucciolo, con un etereo sorriso stampato sul viso e con una mano poggiata sul suo pancione sporgente, il quale accarezzava con cura e attenzione. Al solo immaginare questa scena, sul volto di Jungkook, comparve un leggero sorriso, colmo di adorazione e venerazione.

Tuttavia, quel sorriso non durò neanche mezzo minuto.

Una sensazione strana, infatti, si depositò nel petto dell'alfa. Era una sensazione che lo portò a provare una tristezza fuori dal normale, accompagnata da un dolore sordo e da una paura sfumata. Sentiva e sapeva che quei sentimenti, che aveva appena iniziato a provare, non erano dei sentimenti che provenivano dal suo stato d'animo, non erano dei sentimenti che, in quel momento, gli appartenevano; tuttavia, poteva sentire la loro intensità e la loro gagliardia, come se lo fossero.

E questo poteva voler dire solamente una cosa.

Taehyung lo stava chiamando.

"Quindi? Sali o no?" Chiese a Jungkook, l'autista dell'autobus.

Era arrivato il suo turno di salire su quell'enorme bus, ma non poteva farlo; proprio non poteva in alcun modo andare via. Non con Taehyung che lo chiamava, in cerca del suo aiuto.

Ed è per questo che Jungkook decise di non rispondere all'autista che lo guardava in attesa di una risposta, e di allontanarsi semplicemente da quella stazione stracolma di persone che, a differenza sua, erano più che pronte ad andar via da quella grande metropoli dallo smog soffocante.

Jungkook camminava a passo svelto e deciso, dirigendosi verso la grande dimora di quell'omega dagli occhi cristallini. Camminava con determinazione e lestezza, non preoccupandosi minimamente delle persone contro cui si scontrava e degli insulti che gli indirizzavano con rabbia. Camminava con fermezza e celerità, con i fiocchi di neve che tingevano di bianco i suoi capelli color carbone e i suoi vestiti trasandati, non vedendo l'ora di poter ritornare dalle due persone che gli avevano fatto conoscere l'arte dell'amare.

E grazie a quella sua camminata impetuosa e spedita, riuscì finalmente ad arrivare nella dimora di quei due omega che gli scombussolarono l'esistenza e le poche certezze, che nella sua vita, aveva avuto sino a quel momento.

Appena si ritrovò dinanzi al portone di quella grande casa, Jungkook lo spalancò senza pensarci due volte, e si diresse lestamente verso il luogo in cui sapeva che sarebbe stato il suo omega: nel suo nuovo nido.

Ed infatti, è proprio lì che lo trovò.

Taehyung giaceva nel nido che Jungkook stesso aveva costruito, respirava irregolarmente e affannosamente; i suoi occhi, dalle iridi oceaniche, erano leggermente rossastri, a causa delle lacrime salate che, imperterrite, sgorgavano da essi; le sue mani accarezzavano con costanza la sua pancia aggettante, come se questo gesto potesse alleviare il dolore lancinante che stava patendo.

"J-Jungkook..." Sussurrò Taehyung, con voce rotta, non appena vide l'alfa che si dirigeva verso di lui.

"Omega," espirò lentamente l'alfa, con voce tremante a causa dell'ansia, avvicinandosi velocemente a Taehyung, "dobbiamo andare di corsa in ospedale."

"No." Disse fermamente, Taehyung. "Partorirò in casa. Il medico sta arrivando."

E Jungkook, in seguito a quest'informazione, annuì leggermente, inginocchiandosi sul pavimento gelido, in modo da poter affiancare al meglio Taehyung. Si era ritrovato ad affrontare ogni sorta di eventi durante la sua vita, ma in quel momento, non poteva fare nulla, se non aspettare. E proprio a causa di questo suo dover forzatamente aspettare senza poter fare nulla, la sua frustrazione non faceva che aumentare ogni secondo che passava.

"Cosa posso fare per farti sentire meglio?"

"Abbracciami." Disse Taehyung, con un filo di voce. "Abbracciami e non lasciarmi andare, per favore."

"Non lo farò, omega. Non lo farò mai più."

E detto questo, Jungkook si mise dietro quell'omega dai capelli color oro, sempre al di fuori del suo nido, e lo aiutò ad adagiarsi sul suo petto, in modo da poterlo abbracciare strettamente da dietro, poggiando le sue mani sul suo pancione, che prese ad accarezzare con estrema delicatezza.

"H-Ho paura..." disse Taehyung, con voce abbondantemente tremante, "ho paura che qualcosa possa andare storto."

"Ti fidi di me?" Gli chiese Jungkook, sussurrando, dopo qualche secondo di silenzio.

Taehyung, gli rispose annuendo ripetutamente.

"È un bene che tu lo faccia, perché devi credermi quando ti dico che andrà tutto come previsto, andrà tutto bene. Tra poco avrai il tuo cucciolo tra le braccia, e potrai tenerlo dentro questo nido fino a quando vorrai, in modo da poterlo proteggere da tutti e da tutto, proprio come desideri." Gli disse Jungkook, sempre sussurrando, lasciando dei piccoli e lenti baci sul suo collo e sulla sua nuca.

"Andrà tutto bene, Omega."

E Taehyung, a quelle parole, vi credette irremovibilmente.

Solo dopo pochi minuti, i due ragazzi osservarono il dottore entrare dalla porta d'ingresso e dirigersi verso loro due, pronto a procedere con il parto.

Era arrivato, ormai, per Taehyung, il momento che da tanto tempo temeva e paventava, ma che in quell'istante, non vedeva l'ora di vivere e affrontare, poiché nulla avrebbe potuto in alcun modo intimorirlo, se Jungkook fosse rimasto al suo fianco, abbracciandolo strettamente a sé.

Ecco a voi il penultimo capitolo, guys. Spero vi piaccia.
Caricherò l'epilogo domani, a presto!
-Ele.<3

Un aiuto reciproco. || Taekook/Kooktae.Where stories live. Discover now