6 anni prima

-Amore! Sono a casa-

La voce mi chiamò dal corridoio, raddrizzai la schiena e mi pulí gli occhiali nella maglia che da grigia divenne color porpora.

Sfregai velocemente sul tessuto anche le mani peggiorando la situazione.

-Amore dove sei?-

Mi alzai dal pavimento, in fretta, lanciando un'occhiata furtiva alla porta spalancata.

Hanna era lì, in piedi davanti all'ingresso, mi fissava con il disgusto negli occhi ma non riuscì a capire a cosa fosse dovuto.

-Ei piccola, tutto bene all'asilo?- cercai di prendere la mia bambina in braccio.

Jess.

Guardava per terra, alle mie spalle disorientata e alzò il ditino sporco di blu

-Mamma? Lo zio si è fatto bua?- chiese mentre sul volto di Hannah iniziarono a scorrere delle lacrime

-Si tesoro, lo zio si è fatto bua- la posò, carezzandole i capelli corvini

-Perché non vai a giocare in giardino?-
Jess annuí, afferrò la palla dalla scatola dei giochi e fece per abbracciarmi, distesi le braccia per avvolgerla mentre il suo visino sprofondava nella mia gamba -Dopo vieni a giocare- mi guardò e quegli gli occhi blu mi fecero scogliere il cuore.

-Tutto bene Hannah?-

domandai una volta che rimanemmo soli -Vuoi un caffè?-, non rispose.

Fissava il pavimento con sguardo assente.

-Amore?- mi avvicinai, tentando di accarezzargli la guancia bagnata ma lei indietreggiò.

-Non mi toccare- disse con voce roca

-È successo qualcosa?-

-Successo qualcosa Jim?- lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi -Successo qualcosa?- alzò la voce mentre osservava Jess correre sul prato dietro a una farfalla bianca.

Scossi la testa -Non capisco-

Cosa c'era che non andava? Mi guardai, avevo semplicemente sporcato un po' la maglietta nuvola.

Scrollai le spalle e feci per andare in cucina -Dove stai andando?- domandò mia moglie, aveva gli occhi cerchiati di rosso e stringeva il bordo del vestito talmente forte che le nocche erano diventate bianche

-A fare un caffè, ne vuoi uno?- sorrisi

-Jim ti rendi conto di cosa hai fatto?- ora stava tremando talmente forte che le gambe le credettero e fu costretta ad accasciarsi sulle ginocchia.

Sgranai gli occhi mantenendoli fissi nei suoi.

Erano verdi.

Fu la prima cosa che notai in lei quando, ormai sette anni fa la vidi per la prima volta e la mia vita cambiò radicalmente.

Era bella bellissima con quel vestito nero decorato da fiorellini rosa.

Avevo voglia di baciarla, di stringerla tra le braccia e sussurrarle all'orecchio quanto la amavo ma quando tentai di fare qualsiasi cosa lei cominciò a piangere.

Piangeva sempre più forte ma copriva la bocca, per non farsi sentire da Jess che intanto si stava arrampicando sullo scivolo.

-Amor...-

-Smettila! Smettila Jim! Guarda cosa hai fatto- indicò alle mie spalle.

Mi voltai.

Un uomo di circa trentacinque anni era disteso sul pavimento del nostro salotto.

Guardava il soffitto con occhi vitrei.

Un rivolo di sangue gli colava dal lato della bocca.

Il petto era fermo.

Immobile, il che mi fece intuire che fosse morto.

-Non vedo dove sia il problema- affermai in tono pacato.

Qualcosa negli occhi di Hannah cambiò, sembrava stesse guardando un mostro.

Una ciocca di capelli scuri le ricadde davanti agli occhi mentre gridava e io fremevo dalla voglia di spostargliela dal viso scarno.

Erano color quercia ed erano sempre stati lucenti e morbidi anche se, da dopo che aveva scoperto la malattia, aveva iniziato a perderne parecchi.

Ma era bella. Lo era sempre, in ogni circostanza.

-Quello è mio fratello Jim! Quello è Travis cazzo. Mio fratello- continuò a ripetere mentre io la fissava impassibile.

Un po' mi fece pena, Hannah la donna che amavo stava gridando disperatamente mentre batteva i pugni sul corpo di Travis.

Ovviamente lui non poteva sentirla.

Non poteva reagire alle imprecazioni e alle preghiere.

-Hannah- bisbigliai

-Non mi toccare Jim! Stai lontano.

Io chiamo la polizia- tirò fuori dalla borsetta il cellulare e digitò velocemente il numero.

-La polizia? Per cosa?- domandai.

Il telefono squillò una volta.

Due.

Tre.

-P... Pronto? Vorrei denunciare un omicidio... Si... Brooks... Mio m...marito... Si... Certo, Houston S... Street numero 34... Si, no c'è mia f... Figlia- la chiamata venne interrotta e Hannah mi fissò nuovamente, con il panico negli occhi

-Perché lo hai fatto?- accarezzò i capelli castani dell'uomo atterra -Era mio fratello, il mio fratellino- ripeté fin quando non udimmo le sirene per strada e lo scricchiolio della ghiaia del vialetto fuori casa mentre le vetture accostavano.

-Polizia!- gridò un uomo mentre batteva insistentemente sulla porta.

Diedi le spalle a mia moglie e andrai ad aprire, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori

-Come posso aiutarla agente?-

-Signor Brooks, lei è in arresto per omicidio. Ha il diritto di restare in silenzio- mi comunicò mentre mi ammanettava le mani dietro la schiena e mi spingeva verso l'auto.

Psycho KillerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora