Fissavo la parete in silenzio, forse perché non sapevo cosa dire, forse perché non volevo rispondere.
Il dottore era seduto di fronte a me, sulla sedia, con le gambe accavallate -Brook, perché ha ucciso Travis?- ripeteva
-Io non ho ucciso nessuno- finalmente risposi
-Allora chi è stato?- si sporse verso di me e io iniziai a far ballare la gamba, non potevo farne a meno -Non lo so, hanno detto che dovevo-
-Chi Jim? Chi glielo ha detto?-
-Le voci-
-Voci? Di che genere?- appuntò qualcosa sul foglio poi tornò a guardami negli occhi
-Non mi guardi così, non mi piace quando la gente mi guarda così- alzai tono di voce
-Così come? Non so come altro dovrei guardarla- ora fissava le mie dita che  tamburellavano il bracciolo della sedia
-Ho detto di non guardarmi così- ripetei drizzando la schiena.
-Chi gli ha detto cosa fare?- insistette
-Voglio vedere Jess-
-Risponda alla domanda Jim-
-Voglio vedere Jess... Jess, la mia piccola Jess. Jess. Jess. Jess- bofonchiai mentre fissavo un punto imprecisato del soffitto, nell'angolo c'era una telecamera che lampeggiava di rosso.
-Jim, mi guardi- il dottore era davanti a me, scrutava il mio viso -Io cerco solo di aiutarla ma se non mi dice chi...-
Scattai in piedi, ero arrabbiato -Lei non può aiutarmi, nessuno può- cercai di aprire la porta ma era chiusa a chiave.
-Non posso lasciarla andare-
-Io devo tornare a casa, mia moglie mi starà aspettando, sarà in pensiero- supplicai. E poi Jess deve mangiare-

-Jim, sua moglie é morta e Jessica è stata data a una famiglia affidataria-
-Non è vero. Hannah è a casa che mi aspetta, sarà ora di cena ormai. Sarà in pensiero- dissi lasciandomi scivolare contro la porta. Mi presi il volto tra le mani e iniziai a piangere. -Jim- mi richiamò l'uomo, sul suo volto c'era un espressione strana, non seppi decifrare se era compassione o disgusto -Jim mi guardi-
Alzai la faccia.

-So che può essere difficile da accettare. So che probabilmente il suo cervello non riuscirà mai ad elaborarlo ma... Sua moglie non è a casa, non è ora di cena e non la sta aspettando. Sua moglie è morta tre mesi fa- dicendo questo mi aiutò a rialzarmi, mi sdraiò sul letto e se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.

Il soffitto era sporco. Non sapevo di cosa ma era cosparso di macchie gialle.
Non so perché ma le collegai al sangue.
Volevo sentirlo sulle mani ma non poterlo avere mi faceva male. Cercai di asciugare le lacrime con un braccio.

Non potevo muovermi. Delle cinghie mi tenevano fermo al letto. Era frustrante.
Rotai il viso verso la finestra e lo vidi.
Era lì, fermo che mi fissava. Trevis, aveva  un buco nel petto e gli occhiali rotti. Pensai a quanto era stato bello quando il coltello gli aveva perforato la carne e sorrisi. -Perché lo hai fatto- sussurrò con una voce graffiante, come se non la usasse da anni
-Non sono stato io-
-Si invece, io ti volevo bene. Eri della famiglia-
-Non sono stato io!- gridai e la gola mi fece male, tirai i polsi, bruciarono quando il cuoio mi penetrò nella carne, mentre il sangue sporcava il lenzuolo candido risi. -Jess!- gridai mentre nella stanza irrompevano due infermieri.
-Lasciatemi! Devo andare a casa! Mia moglie mi aspetta per cena! E Jess...-
Uno dei due, una donna, prese una siringa e mi ficco l'ago nella piega del gomito -Va tutto bene Jim- disse mentre il liquido entrava in circolo dentro di me
-Io devo andare a casa, la mia Jess mi aspetta... Jess... La mia piccola... Jess... Je...-

-Shh- sentii prima di addormentarmi.

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⏰ Last updated: Jul 11, 2023 ⏰

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