Capitolo 3 - Brillante Futuro e Doloroso Passato

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Untizioacaso-man venne dimesso dall'ospedale il giorno dopo, non avendo riportato ferite profonde oppure gravi al contrario di Gianni.
Andò nella sua camera da letto, si tolse la maschera e il costume e si preparò per andare a dormire.
Taylor Wright, questo era il suo nome.
Un uomo totalmente nella norma, che faceva il supereroe come secondo lavoro.
Taylor si stese sul suo letto, e si mise a fissare il suo soffitto.
Cominciò a pensare sulla sua vita, sul suo probabile meraviglioso futuro dopo aver catturato quel fail-man.
Dopo un po', però, gli venne anche in mente il suo doloroso passato.
Taylor wright nacque nell'ospedale di Erverside da una famiglia comune e felice. Non ha avuto ne causato problemi nel momento della sua nascita, e ha sempre vissuto una vita normalissima e senza alcun tipo di problema.
Lui, da bambino, guardava sempre in televisione i cartoni. Gli piacevano molto quelli dei supereroi, perché gli piaceva l'idea che ci fosse qualcuno come spiderman o batman a proteggere tutti i cittadini dai pericoli del mondo.
Con gli anni che passavano, questa preferenza diventò una vera e propria ossessione, con lui che si immaginava di essere uno di questi supereroi che combatteva il crimine e teneva al sicuro la città.
I suoi genitori erano molto contenti di questa cosa, e pensavano che quando sarebbe diventato grande, avrebbe fatto un lavoro come il medico per salvare la vita della gente.
Eppure Taylor, anche se loro non l'avevano ancora capito, voleva diventare un supereroe a tempo pieno, per salvare da solo quante più persone poteva usando la forza e non la medicina.
Quando raggiunse i 18 anni, Taylor si è trovato subito un lavoro, ma essendo pagato poco ha continuato a vivere insieme ai suoi genitori fin quando non sarebbe riuscito a permettersi un appartamento tutto suo.
Quando lui ebbe trovato un lavoro decente che lo pagava abbastanza, e riuscì a comprare un posto dove vivere da solo, i suoi genitori annunciarono che si sarebbero trasferiti da lì a poco e che avrebbero dovuto cambiare completamente stato, complimentandosi però con Taylor per tutto il lavoro che ha fatto nella sua vita.
Appena se ne andarono, lui la vide come una possibilità per finalmente fare anche il supereroe e aiutare la città che aveva bisogno di un eroe ora più che mai.
Si mise al lavoro con la macchina da cucito che gli aveva lasciato sua madre, e costruì un costume blu, con anche una maschera che serviva a coprire gli occhi.
Purtroppo si era accorto che al contrario di tutti gli altri supereroi, lui non aveva né superpoteri, né alcun tipo di gadget super tecnologico per aiutarlo, ma immaginò che andasse bene lo stesso visto che si considerava abbastanza forte.
Si mise il costume appena fatto e andò in giro per la città di notte, cercando un qualche crimine, che erano soliti occorrere a quell'ora.
Finalmente, dopo un bel po' di tempo che aveva passato a cercare vide in un vicolo un uomo mascherato che stava puntando la sua pistola alla testa di una donna, che aveva la faccia rivolta verso il muro e le mani in alto.
"Questa è l'occasione d'oro!" Pensò "è arrivato finalmente il momento per... dopo penserò ad un nome, di fare il suo grande debutto!"
Entrò nel vicolo e urlò "Hey, criminale! Non osare fare nulla a quella donna, oppure te la vedrai con me, il protettore di questa città!"
Il criminale, sempre con la pistola puntata alla parte posteriore della testa della donna, si girò a guardarlo e si mise a ridere "Ahahahahahahah, ma non mi dire, da dove viene fuori tu? È una nuova trovata della polizia questa per caso?"
"No, sono un supereroe appena entrato in servizio in questa città, e anche se non ho nessun superpotere non ti lascerò fare quello che vuoi nella mia città!"
"La tua città?" L'uomo fece un'altra grande risata, arrivando quasi al punto di piangere, e prima che Taylor potesse fare qualcosa, premette il grilletto dell'arma.
Era appena accaduto il peggior scenario possibile.
La donna ora era a terra, e anche se prima tremava dalla paura, adesso non si muoveva più e un liquido rosso le usciva dalla testa.
"Tu... perchè l'hai fatto?" Taylor cadde a terra all'indietro, sconvolto da quello che era appena successo. Una donna era morta davanti ai suoi occhi senza che lui facesse nulla per salvarla.
"Onestamente? Non ne ho idea, avevo solo voglia di uccidere qualcuno, e adesso le ruberò pure tutti i suoi soldi" il criminale si chinò sul cadavere della donna, e le prese la borsa mettendola sottobraccio, poi si avvicinò a Taylor.
"Ti sei mai chiesto perchè non ci fosse nessuno a proteggere questa città da tutti i criminali per caso? Perchè nessuno ne è in grado. Né la polizia, né gli agenti del governo. Se volevi per qualche motivo imitare gli eroi dei fumetti, almeno dovresti avere un qualche tipo di potere che ti rende unico. Ma tu hai il coraggio di venire qui, metterti in un costume orribile e dire che questa adesso è la tua città? Persino i criminali non dicono che questa è la loro città, e sai perchè? Sanno di non essere gli unici. Per essere un criminale bastano un po' di cattive intenzioni e un'arma, tutto qua. Essere un eroe però è totalmente diverso, non bastano le buone intenzioni per esserlo purtroppo. Capisci quello che sto dicendo? Tu non sei un eroe. E se ti consideri lo stesso uno di loro, non uno che fa la differenza"
Taylor era rimasto senza parole. D'altronde, perchè non poteva essere un eroe? Perchè non poteva fare la differenza?
Certo, tutto quello che ha detto il criminale è stupido e non dovrebbe ascoltarlo.
Ma forse ha ragione. Forse, se non fosse stato un tizio a caso travestito da eroe, quella donna non sarebbe morta. Forse, se avesse avuto un qualche tipo di superpotere sarebbe riuscito a fare la differenza. La sua esistenza era davvero così irrilevante sotto ogni punto di vista?
"Per questa volta di lascio vivere" disse il criminale camminando via dal vicolo, con i vestiti ancora insanguinati "ti consiglio di mollare con questa storia e vivere una vita normale"
Taylor tornò a casa poco dopo.
Rimase in casa a riflettere per diverso tempo, così tanto che le persone che lo conoscevano cominciarono effettivamente a preoccuparsi per lui.
Avrebbe dovuto mollare completamente con la carriera da eroe? Tanto non sarebbe mai riuscito a fare la differenza.
Ma poi gli venne in mente la donna che era stata uccisa quella notte, e cominciò a pensare a tutte le altre persone che sono probabilmente nella stessa situazione o anche peggio. Se non c'è nessuno a proteggerle, il male vincerà, ma sarà solo a quel punto che lui non potrà fare la differenza.
Anche se si tratta di fermare crimini leggeri come delle persone che rubano da un negozio, lui si allenerà fin quando non riuscirà a salvare tutti i cittadini, e finalmente riuscire a fare la differenza nella vita di qualcuno.
Così, per far ricordare a se stesso chi è veramente, e anche per incoraggiare altri come lui a fare la stessa cosa, comparve nella scena pubblica di nuovo con il nome di untizioacaso-man!
Riuscendo ad arrestare fail-man, riuscirà finalmente a fare la differenza e probabilmente diminuire almeno di un po' il crimine nella città di Everside, dato che a quanto pare è lui che assume la maggior parte del criminali con e senza superpoteri.
All'improvviso sentì squillare il telefono: era l'agente O.C.T.O.P.U.S che lo stava chiamando.
"Sì, che c'è? Mi sono appena sdraiato letto ed ero quasi pronto per dormire se non ti dispiace"
"Scusa se interrompo il tuo riposo untizioacaso-man. Volevo avvisarti che abbiamo trovato un membro della squadra degli assassini di Fail-man"
"Ne avete già trovato uno? Siete molto veloci, voi agenti governativi"
"Beh, non è stato difficile trovarlo onestamente. Il bersaglio si fa chiamare owler, ed è una persona abbastanza fuori di testa"
"Letteralmente o nel senso di pazzo?"
"Sfortunatamente lo intendo nel senso di pazzo. È un uomo totalmente convinto di essere un gufo, si veste come tale e il suo superpotere gli permette anche di volare utilizzando le ali del suo costume"
"Beh è solo un uccello grosso che vola allora? Facile, ce la posso fare benissimo anche senza Gianni"
"Senza fretta, untizioacaso-man. Mi ero dimenticato di dirti che tutti gli assassini hanno una squadra di sottoposti, il cui numero varia per ognuno, a fargli da guardia. Non sarà per niente facile né abbattere loro, né abbattere owler"
"Perchè non me l'hai detto prima questo però? Sarebbe stato utile, rende solo le cose più complicate"
"Mi dispiace ma non eravamo al corrente della situazione. Siamo venuti a scoprirlo quando abbiamo mandato degli agenti al posto dell'incidente causato da owler e la sua squadra"
"Oh che brutta cosa questa, beh se stanno facendo casino adesso mi sa che mi conviene almeno andare a dare un'occhiata a che cosa succede là così posso prepararmi, tanto io sto benissimo quindi"
"Ok fai come ti pare, ma ricordati l'importante è non farsi scoprire o finirà molto male per te"
"Certo certo ho capito, la segretezza è la priorità della missione, ci tengo alla mia pelle quindi stai tranquill0 che eviterò il più possibile contatto con il nemico"
"Bene bene, dimmi quando la tua missione sarà riuscita mi raccomando"
"Sarà fatto signor polpo"
"Agente O.C.T.O.P.U.S. per te, non dimenticartelo mai"
"Assolutamente signor polpo"
"Forse avrei dovuto assumere qualche altro supereroe per questo lavoro, mah ormai è troppo tardi se rinunciaste dovrei uccidervi"
"Che cosa?"
"Niente, stai tranquillo"
"Bene, ok. Appena posso andrò a controllare quel casino che sta succedendo"
"Ok, tutto a posto. Senti, stai bene?"
"Non mi pare una domanda tipica di un agente governativo questa"
"Lo so, ma in questo momento il mio turno è finito quindi posso fare quello che voglio. Lo dico perché dalla voce sembri sicuramente più triste di quando ci siamo incontrati"
"Beh, questa è una mia tipica serata senza la maschera quindi è abbastanza normale"
"Mh va bene, se è tutto normale allora siamo a posto, sia mai che il tuo umore influisca sulla missione, sarebbe proprio un problema"
"Sì sì decisamente. Mi lasci andare adesso o vuoi anche sapere che cosa ho fatto durante la giornata?"
"Adesso puoi andare e mi raccomando fai attenzione a non farti scoprire"
"Farò del mio meglio sì polpo"
"Ti ho detto di smetterla di chiamarmi polpo o sbaglio?"
"Hai ragione, arrivederci signor O.C.T.O.P.U.S."
"Arrivederci anche a te, untizioacaso-man"
Taylor spense la chiamata e mise giù il telefono. Si alzò in piedi e guardò il suo costume appeso al muro. Finalmente era arrivato il momento di contraddire quel criminale, di cambiare la città e fare giustizia per tutti i cittadini che in quegli anni avevano sofferto così tanto.
Prese il costume senza metterselo e uscì di casa, salì sulla sua normale automobile e andò verso l'indirizzo che gli era stato dato. Taylor conosceva quell'indirizzo, e pensò che fosse abbastanza strano che l'incidente avesse luogo nella fabbrica di gomma da masticare della catena Bungee-gum.
Arrivato notò che all'interno della fabbrica c'erano alcune luci accese, e della lunghe strisce di gomma da masticare appiccicate alle finestre e a un po' di pavimento nel parcheggio all'esterno.
Non capendo quello che stava succedendo là dentro, si mise il costume e andò dentro usando la porta che si trovava convenientemente sul retro della struttura.
Intanto, anche se lui non riusciva a vederla, una figura lo stava osservando silenziosamente dal tetto dell'edificio mentre entrava.
Entrando nella fabbrica, untizioacaso-man sentì subito un'ondata di odore alla fragola, così forte da fargli quasi lacrimare gli occhi. La scena era anche peggio di quanto potesse immaginare dall'esterno: i muri erano completamente ricoperti di gomma da masticare rosa, come anche il soffitto e il pavimento. Era così tanta che c'erano pochissimi punti senza di essa, e se non fosse per questi punti la stanza sarebbe quasi irriconoscibile.
Decise di nascondersi dietro ad un armadio che era stato risparmiato dalla gomma.
Al centro della stanza, c'era un ammasso rosa, all'incirca della grandezza di un uomo, che teneva sospeso un operaio della fabbrica in aria.
"Vi eravate dimenticati di me per caso?! A nessuno è importato della mia morte?!" Disse l'ammasso con una voce così bassa che incuteva terrore solo a sentirla.
"Io non so neanche chi tu sia! Sono solo un tizio che lavora in questo posto, non prendertela con me!" Disse l'operaio con una faccia terrorizzata.
"Infatti mi sembrava di non averti mai visto adesso si spiega. Ma farò pagare tutta l'azienda per quello che mi è successo, quindi tu dei il primo della lista!" Disse la cosa rosa, con una voce che sembrava più arrabbiata.
La gomma che si trovava attorno all'operaio cominciò a tirarsi e a stringersi intorno a lui, facendolo gridare di dolore.
"Fermo! Non lascerò morire nessun altro mentre ci sono io!" Disse untizioacaso-man, uscendo dal suo nascondiglio.
La cosa si voltò. Aveva un paio di occhi rossi che emettevano luce, e una cavità sul viso che non poteva essere chiamata bocca per colpa della sua forma deformata. L'unica cosa che sembrava minimamente umana era il cappello con scritto "Bungee-gum!", il cappello che veniva dato a tutti gli impiegati.
"Che cos'hai contro queste persone, qualunque cosa tu sia?" chiese untizioacaso-man, con il suo coraggio apparso improvvisamente che era scomparso come era arrivato.
"Loro mi hanno cancellato dalla storia, quindi adesso è arrivato finalmente il momento della mia vendetta. È stato un tipo con un costume fighissimo a darmi questa idea, che mi ha anche offerto una collaborazione per aiutarci a vicenda" disse il coso di gomma.
"Mi dispiace ma proprio non posso lasciartelo fare, è arrivato per te il momento di assaggiare un po' di giustizia" detto questo mostro il suo pugno destro, indicandolo con il sinistro "con giustizia intendo questi, i miei pugni"
"Quello che sto facendo io è la vera giustizia, e adesso te lo dimostrerò"
Appena finita la frase sparò l'operaio usando la gomma e attaccandolo al muro, poi si caricò come una molla per prendere lo slancio e andò a tutta velocità verso untizioacaso-man.

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