15. Amore?

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Maria aveva baciato White. Sì. Lui però l'aveva respinta immediatamente, dicendo che non provava interesse per lei. Sicuramente era ubriaca; Sophie l'aveva vista bere tutta la sera, ma la gelosia le salì ugualmente per tutto il corpo.
"Autocontrollo..." disse fra sè e sè. Si mise le mani sulle tempie, e con gli occhi chiusi cercò di calmarsi e di non reagire istintivamente.
"È ubriaca... non preoccuparti..." pensò.
Aprì gli occhi e vide Maria con una bottiglia di birra in mano che beveva al tavolo centrale. Così decise di alzarsi e di andare a parlarle, anche se sapeva che sarebbe stato inutile. Si avvicinò a lei a passo veloce, poi le toccò la spalla sinistra.
"Maria, ma perché l'hai fatto...?"
Lei si girò: dalla sua espressione si capiva che non aveva la mente lucida. "Sophie, ma non stavi facendo le task?"
Sophie aveva avuto la conferma: era ubriaca, ma non voleva arrendersi. "Hai baciato White"
"Io non ho fatto un cazzo" rispose puntandole il dito.
Sophie sospirò. "Vabbè, lasciamo stare..."
Si mise a braccia conserte, e decise di andare in camera sua. Prima di entrare nei dormitori si girò per trovare con lo sguardo suo fratello. Era per terra vicino al corridoio centrale che dormiva con una bottiglia vuota in mano. Lei scosse la testa, e poi se ne andò.
"Che serata di merda"
White nel frattempo era rimasto senza parole da ciò che era appena accaduto. Lui sapeva benissimo di non amare Maria. Tra i mille pensieri che gli erano venuti in quel momento, si ricordò del bacio che aveva avuto con Sophie qualche ora prima, e che avrebbe voluto continuare. Doveva andare da lei. Iniziò a cercarla per tutta la Cafeteria, ma non la vide. Così iniziò a chiedere se qualcuno l'avesse vista. Si avvicinò a Jade e Black.
"Ehi Jade, hai visto Sophie?"
"No"
"Black, tu?"
"No, mi dispiace"
L'unica altra persona a cui avrebbe potuto chiedere era Jaune; gli altri erano tutti ubriachi.
"Jaune, hai visto Sophie?"
"Credo di averla vista entrare nei dormitori"
"Ok, grazie mille" disse correndo verso le camere da letto.
Entrò in quel corridoio e poi la porta che conduceva in Cafeteria si chiuse, attutendo la musica, che era ad altissimo volume, a dir poco assordante. Una volta arrivato di fronte alla porta della stanza di Sophie, lui bussò. Dopo qualche secondo lei aprì, rimanendo sorpresa.
"Oh, ciao White... non mi aspettavo che fossi tu... pensavo fosse mio fratello" disse imbarazzata.
"Ah. Posso entrare?"
"Sì, vieni" rispose facendogli cenno di entrare. Dopodiché chiuse la porta. La prima cosa che lui vide fu Elvis, che dormiva sul comodino.
"Che carino, quello è l'alieno che da fastidio a tuo fratello?"
"Sì. Si chiama Elvis. Ma è bravissimo. Non da alcun problema" disse sedendosi sul suo letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia. White invece era di fronte a lei, in piedi con le mani in tasca.
"Perché non sei rimasta in Cafeteria?"
"Ero stanca. Volevo riposarmi e poi non mi stavo divertendo" mentì.
White la guardò. "È per il fatto di Maria?"
Lei non rispose e abbassò lo sguardo. Poi annuì con la testa.
"Sophie, io non provo niente per lei, e tu lo sai. Come potrei fare una cosa del genere dopo quello che è successo in Electrical? E poi era ubriaca"
Lei alzò lo sguardo. "Sto impazzendo..."
"No non stai impazzendo"
Sophie si alzò in piedi. "Ho troppi pensieri per la testa"
"Anch'io" rispose lui toccandole i capelli. Poi l'abbracciò. Inizialmente lei rimase sorpresa, ma poi si lasciò confortare da quella vicinanza.
"Come mi hai detto tu, è normale in questa situazione avere troppi pensieri" le disse White.
Lei sorrise; aveva ascoltato le sue parole, e ciò le faceva piacere. Si staccarono e poi si guardarono intensamente negli occhi mentre si tenevano le mani.
"Sophie, in queste due settimane ho capito che all'inizio del viaggio mi sbagliavo. È con te che voglio stare"
Lei arrossì. Finalmente dopo tre settimane era riuscita ad ottenere ciò che voleva, anche se con la forza. Non le importava di aver fatto qualcosa di estremamente sbagliato e rischioso, dopotutto lo sapeva, ma sapeva anche di aver raggiunto il suo obiettivo.
"Anch'io ho capito lo stesso, White..." disse sorridendo.
Lui l'avvicinò a sè prendendola dalla schiena. Sophie gli prese il viso con le mani e iniziarono a baciarsi più intensamente rispetto alla prima volta. Poi lei gli baciò il collo, e la cosa lo fece eccitare. White la prese in braccio e poi la poggiò stesa sul suo letto. Lei istintivamente aprì le gambe e lui si poggiò sopra di lei continuandola a baciare. Poi si staccò. Sophie ansimava. Lui le tolse le mutande, dopodiché si abbassò la cerniera dei pantaloni della tuta.
"White aspetta"
"Che succede?"
Sophie prese dal comodino il suo telefono, e dalla cover uscì il preservativo che aveva preso da Medbay qualche ora prima. Poi ripose il telefono al suo posto.
"Tieni, mettilo" disse porgendoglielo.
"Ah, è vero. Hai ragione". Stranamente aprì la bustina con calma. Ma a lei non interessava quella lentezza.
Mentre si infilava il preservativo, Sophie lo osservava. Il suo cuore iniziava a battere più velocemente e anche il suo respiro si fece più affannoso.
"Fatto" disse White. Entrò dentro di lei con prudenza. Sophie sussultò. Poi lui si appoggiò sopra di lei ed iniziò a spingere. Lei emise un gemito debole. Si guardavano negli occhi; ormai erano completamente presi da quelle piacevoli sensazioni che stavano provando. Poi Sophie avvicinò White ancora più a sè, il quale subito dopo iniziò a baciarle il collo. I lamenti di piacere di lei lo portarono a spingere più forte. Erano riusciti a dimenticare tutto, a dimenticare il presente: missioni, assassini, crimini. Non esisteva più niente in quel momento, esistevano solo loro due, insieme. Lui, ignaro di star avendo un momento così intimo con la persona che aveva ucciso la ragazza che inizialmente amava. Lui non lo sapeva, lui stava solo seguendo i suoi sentimenti, confusi dal tragico evento accaduto qualche settimana prima. Lei aveva aprofittato della sua debolezza in quel momento per cercare di condurre i suoi sentimenti verso di sè, un gesto a dir poco egoistico e malvagio allo stesso tempo, e avrebbe continuato ad uccidere, perchè nessuno lo venisse a sapere, perché così avrebbe potuto tenerselo tutto per sè; era una pazzia, ma non le interessava, era troppo presa dalla gelosia e dalla rabbia. Erano due persone così diverse caratterialmente, ma legate da qualcosa di inspiegabile, di sconosciuto. O almeno così la pensava Sophie.
White smise di baciarla e la guardò; la guardava mentre con gli occhi chiusi emetteva quei lamenti inarticolati. Vedendola, non riuscì a trattenere un gemito. Le spinte si fecero più forti, tanto che dopo qualche minuto entrambi raggiunsero l'orgasmo. Sophie, rossa in viso, fece sprofondare la sua testa nel cuscino. Aprì gli occhi e vide White sopra di lei, anche lui arrossito in volto, che la guardava.
"Noi... l'abbiamo fatto..." disse Sophie sorridendo.
"Sì, e non me ne pento"
Lei rise imbarazzata. "Nemmeno io"

Era passata mezz'ora da quel momento, e riuscivano ancora a sentire la musica che proveniva dalla Cafeteria. Erano le 23:15. White era steso sul letto di Sophie con la mano sinistra dietro la testa, mentre con la mano destra accarezzava i capelli di Sophie che si trovava sopra di lui con la testa poggiata sul suo petto. Si erano ormai rivestiti.
"Non hanno ancora finito di bere di là..." disse riferendosi agli astronauti che si trovavano nella mensa.
"Specialmente mio fratello. Domani non credo che riuscirà a lavorare"
Lui sorrise. "Ehm... com'è stato... prima...?" chiese imbarazzato.
"Devo essere sincera?"
"Sì..."
"A dir poco fantastico"
"Sei seria?"
"Perché dovrei mentirti? Te lo giuro"
"Anche a me è piaciuto molto. Avevo paura che non fosse stato lo stesso per te"
"È normale pensarlo, fidati. È la nostra prima volta insieme" disse guardandolo.
"È che sono confuso. Questa situazione dell'impostore mi sta rovinando la vita"
"Lo so. Ma è acqua passata adesso..." mentì Sophie distogliendo lo sguardo. Poi si mise seduta accanto a lui con le gambe incrociate cercando di non guardarlo negli occhi, consapevole di essere dalla parte del torto.
"Tutto bene?" chiese White.
"Sì. Anzi, devo andare a recuperare Karl"
Lui sospirò. "È meglio che vada" disse alzandosi dal letto.
"Hai buttato il preservativo nel cestino del bagno?" chiese Sophie.
"Sì. Non preoccuparti" rispose aprendo la porta. "Buonanotte"
"Buonanotte, e grazie per la serata" disse lei.
Lui sorrise e poi uscì dalla stanza.
Sophie rimase da sola, lei e i suoi pensieri.

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